Capitolo 1

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Non sopporto gli aerei. Una conclusione assolutamente comprensibile se si ha appena viaggiato per due ore schiacciati tra una un bambino capriccioso dalla voce stridula e una vecchia signora decisamente troppo ingombrante.  Non capisco come la gente possa trovare i viaggi aerei eccitanti...andare sulle montagne russe è eccitante, assistere alle riprese di un promettente film hollywodiano è decisamente eccitante, ma volare su un catorcio rumoroso schiacciati come sardine non la considererei proprio un'esperienza da ricordare. E poi: check-in, check-out, segnaletiche incomprensibili e corse dell'ultimo minuto perché la giusta direzione la si trova sempre poco prima dell'imbarco.

Effettivamente l'aeroporto di Roma è un vero e proprio labirinto, una trappola architettonica che nonostante tutto non avrei mai voluto abbandonare e osservare rimpicciolirsi dall'alto. Fino non vederla più. Fino a sentirmi abbandonata, spersonalizzata, privata della vita e dei ricordi costruiti nella capitale. E che lì sarebbero rimasti.

Non pensavo che il mio primo volo sarebbe stato così.

No, non sopporto proprio gli aerei. Né gli aeroporti. Né mia madre. Già... mia madre...se non fosse per lei e i suoi stupidi capricci a quest'ora starei girovagando per il centro, scattandomi un selfie davanti al Colosseo, o meglio, navigando in rete alla ricerca di un appassionante serie tv da anteporre ai doveri scolastici. D'accordo, il termine "capricci" non è poi così pertinente, anzi è crudele. In fin dei conti dopo un divorzio doloroso una promozione di lavoro all'estero è un'occasione da non lasciarsi sfuggire, un'occasione per la mamma di ricominciare.

Questo però non giustifica la mancanza di tatto nel comunicarmi quella che lei ha definito "una fantastica notizia".

"Ci trasferiamo a Dublino tesoro, vedrai quanto ci divertiremo" mi sembra ancora di sentirla con quella sua voce acuta e fastidiosa.

Cosa credeva? Che sarei stata felice di abbandonare la scuola, gli amici, e la mia casa per trasferirmi a chilometri di distanza? Che sarei stata felice di abbandonare papà? A quest'ultimo pensiero mi si stringe il cuore, non sono ancora riuscita a chiarire la situazione con lui, anche se forse non c'è proprio nulla da chiarire; ha tradito la mamma e se ne è andato di casa, fine della storia.

Probabilmente se si fosse comportato diversamente non mi troverei qui. Se devo incolpare qualcuno a questo punto è meglio incolpare lui, anche perché ora come ora andare d'accordo con la mamma è di vitale importanza. È l'unica persona che conosco, qui a Dublino, e comunque un po' mi fa pena. Si vede che soffre. Ha sempre un espressione sorridente con quelle fossette che sono un po' il suo marchio di fabbrica, ma quando la guardo negli occhi e percepisco il vuoto che vi è dietro, mi pervade un brivido lungo tutta la schiena. No, forse non dovrei avercela con lei, e nemmeno con papà. Forse le cose dovevano andare così e basta.

"Lena sbrigati e cerca di aumentare il passo, non è mica così pesante quella valigia!" Mi dice da 6 metri più avanti, urlando e imbarazzandomi più del solito.

Decido di non rispondere, meglio evitare di strillare in mezzo all'aeroporto di Dublino. Non so perché ma gli irlandesi non mi sembrano abituati agli strilli, gli ho sempre pensati calmi e composti. Ma ovviamente chiunque appare calmo e composto in confronto alla mia famiglia, tutta dotata di corde vocali degne di un coro ghosper.

Fuori dall'aeroporto è tutto come mi aspettavo: il cielo di un grigio-azzurro pittoresco, luminoso nonostante le nuvole leggere e la pioggerella fina che scendendo picchietta sui tetti di tutti i veicoli parcheggiati. Non sembra nemmeno bagnare da quanto è leggera, quasi quasi mi piace.

Decido che quella irlandese è la mia pioggia preferita.

Il viaggio in taxi dall' aeroporto alla nuova casa non è poi così lungo, niente traffico e strade dritte hanno di certo contribuito a ridurre le tempistiche, cosa a cui non ero affatto abituata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2016 ⏰

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