Prologo

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Quanto può costare riporre fiducia in qualcosa che sembra non arrivi mai?
Quanto lontano si può spingere il desiderio di sentirsi padroni di se stessi?

E la speranza? Quanti significati nascosti in un quest'unica parola.
E l'aspettativa riposta in otto lettere pronte solo ad illudere.

Credere che di colpo possa tutto cambiare.
Riporre fede chiudendo gli occhi, di allontanare i demoni che fanno da accompagnatori scomodi nel viaggio di una vita: la stessa che non si è scelto, ma che altri hanno scelto che tu viva.

L'impossibilità di non riuscire a non provare sentimenti negativi.
L'essere inermi, quando odio e amarezza ti corrodono l'anima.
Il provare a nascondersi, da questi sentimenti.

La ricerca di una normalità che sembra non arrivi mai: quella agognata fino allo stremo, con la stanchezza di chi non vuole più cibarsi di veleni.
Quel tossico che respiri quando il male è l'unico ossigeno che tu abbia mai conosciuto.

Il provare ad evitarlo, tutto questo.
Ed ho provato, giuro!
Ci ho provato con tutte le forze, solo per ritrovarmi il nulla a scivolare tra le dita e tenermi compagnia.

E ho aspettato. Ho sempre aspettato in un posticino buio che tutto questo non riuscisse a trovarmi.
Mentre i sentimenti che tanto ho sperato di non provare, sono sempre riusciti a riportarmi allo scoperto; non sarò stata abbastanza brava a nascondermi.

Qui, dove non c'è nessuna favola.
Qui, tra le chimere di una donna che guarda un passato rincorrendo un presente ancora indefinito.
Qui, dove un futuro a lieto fine non è ancora stato scritto, ci sono solo ricordi di chi avrebbe venduto l'anima.
Di chi avrebbe patteggiato coi suoi demoni piuttosto di credere in un miracolo mai arrivato.
Di chi ci sperava, e di chi, in fondo, ci spera ancora.

E lo sento. lo sento ancora oggi bruciare dietro agli occhi, quel senso di inadeguatezza.
E lo sento, il non sentirsi mai importante; tanto importante affinché qualcosa cambi.

E sono cambiata io forse, o mi ha cambiata il tutto: tutto ciò che ho incontrato, tutto ciò che ho provato.
Un susseguirsi che ha trascinato con sé la bambina che ero.
Un carattere mutato e modellato dal provare sulla pelle ogni singolo giorno. Una scena con protagonisti sempre uguali.
Un clima di amore ed un sereno mai assaggiato, e ancora l'amore, che non è mai stato.

La serenità? Ancor meno. E la rabbia di scoprire di far parte di una famiglia che ha dato l'illusione esistesse, ma che in fondo, non c'è mai stata.

JosephineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora