Ragazzino viziato

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«La madre di Kendall.» Ora si spiegava tutto. Mi vergognai della mia ipotesi scandalosa.

«Vive qui con voi?»

Sospirò e arricciò il naso in segno di disapprovazione. «Già! Dice che anche se abbiamo ventuno anni, non siamo abbastanza maturi da vivere tutti e quattro insieme senza un supervisore. Secondo lei, da soli siamo uomini, insieme siamo un gruppo di scimmie.» Quell'immagine calzava a pennello.

«Potrebbe aver ragione» buttai lì pregando non se la prendesse.

Ci penso un po' su. «Ha perfettamente ragione» ammise poi, con il fiato che iniziava a mancargli.

Entrambi ci concentrammo sui nostri esercizi, ma dopo qualche minuto interruppe il silenzio: «Cosa fai dopo l'allenamento?»

Rallentai il passo per respirare meglio e non andare in mancanza di ossigeno. «Sistemo l'appartamento.»

«Eccitante» disse col fiatone. Eccitante era lui, con il fiato corto, la voce roca per lo sforzo, le braccia coperte da un velo di sudore... Porca miseria se lo era!

«T-tu cosa farai?» chiesi poi.

«Al tramonto gireremo l'ultima scena del video del primo singolo.»

«Ah, è vero! Logan me ne aveva parlato.»

«Perché parli con lui?»

«Che...Cosa? Ma che domanda è?» Era scemo per caso?

«Ti piace Logan?»

Voltai appena il viso e mi ritrovai quello di James a un palmo dal naso. Balzai all'indietro rischiando di mettere un piede fuori dal tapis roulant. Per fortuna la sua mano mi afferrò giusto in tempo per non perdere l'equilibrio. Grazie al tapis roulant eravamo alla stessa altezza e la cosa mi metteva una strana agitazione perché eravamo troppo vicini. Il suo naso era così accostato al mio che quasi potevo sfiorarglielo.

Restò a fissarmi con quei suoi bellissimi occhi e notai che aveva le ciglia lunghe.

«Allora? Ti piace Logan?» Inarcò le sopracciglia e continuò a fissarmi con occhi spalancati.

«Non lo conosco nemmeno!» balbettai impacciata.

«Non conosci neanche me, eppure sei pazza di me.» Ammiccò e un sorriso sbarazzino fece capolino sul suo viso.

«I-io, non...» Cosa potevo dire?

«Sei tutta rossa.» Il sorriso furbetto lasciò il posto ad uno dolce, che mi sorprese.

«È per la fatica dell'esercizio.»

«Sei ferma già da un po'.»

Gli posai una mano sul petto e lo spinsi via per recuperare lucidità. «Tu sei troppo sicuro di te stesso.»

«Posso permettermelo, non credi?»

Lo credevo eccome, ma non potevo dargliela vinta. Quello non era un comportamento giusto da tenere. «Per niente!»

Inarcò un sopracciglio. «Bugiarda» affermò semplicemente e tornò sul suo tapis roulant.

Concentrai l'attenzione sul vetro di fronte a me e ricominciai a muovere un passo dopo l'altro finché non raggiunsi di nuovo un ritmo sostenuto.

Cercai di ignorare la voglia e l'istinto di guardare, anche solo per un attimo, il ragazzo alla mia sinistra perché non volevo fomentare le sue teorie. Confermare, più che altro.

«Facciamo un accordo?» chiese James all'improvviso, piazzandosi tra la parete e il tapis roulant.

«Sentiamo.»

InvisibleWhere stories live. Discover now