Capitolo 28: Incontro con un estraneo

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Harry si Materializzò esattamente davanti alla filiale dei Tiri Vispi Weasley di Hogsmeade.
Si trovava a Diagon Alley a comprare un regalo per i suoi figli, quando era arrivato un Patronus da parte di George, che gli diceva di correre subito ad Hogsmeade. In neanche cinque minuti era lì.
Il viale della cittadina era deserto, a parte per due Auror davanti alla porta del negozio e tanta, tanta neve. Salutò i due ed entrò nel negozio.
Dentro una decina di Auror camminavano affannosamente per tutto lo stabile, fermandosi a parlare con uno stremato Dean. Quest'ultimo aveva la camicia stropicciata, con le maniche arrotolate. Il nodo della cravatta era talmente allentato che rimbalzava ad ogni suo piccolo movimento.
- Cosa succede qui? - chiese ad alta voce, così che tutti lo sentissero. Tutti gli Auror nella stanza si immobilizzarono e lo guardarono con un'espressione che non gli piacque affatto. Sembrava quella che adottava Albus quando, raramente, faceva qualcosa di brutto. Una colpevolezza quasi imbarazzata.
Dopo qualche secondo di silenzio, Dean decise di prendere parola - Hai presente Harry Baston ed Eva Rosier?
Harry annuì - Sono amici di Teddy.
- Li abbiamo sorpresi all'interno della casa dove abbiamo arrestato Malfoy.
- Voi cosa?! - esclamò il capo degli Auror, cercando di evitare di infuriarsi subito. Si erano fatti fregare da dei ragazzini. Prima la megera, poi questo. La situazione stava diventando insostenibile.
- Li avevamo individuati quando entravano in città e poi gli abbiamo pedinati fino alla casa. Erano passati con la scope per La Foresta - intervenne un altro Auror, parlando lentamente e con stampata in faccia la paura di essere ammazzato da Harry.
Il capo degli Auror si tolse i guanti, la sciarpa e il soprabito e li buttò sul bancone, per poi lasciarsi cadere su una sedia.
- Non siamo riusciti a individuarli prima? - chiese sconsolato.
Molti presenti scossero la testa.
- Ce l'avete messa tutta?
Dean annuì - Controlli aerei, controlli ai limiti del bosco. Mandiamo Woolf che è un Animagus in perlustrazione una volta al giorno. Nessuno dei nostri incantesimi di controllo ha funzionato.
- Allora è inutile piangere sul latte versato. Manderò più uomini ai confini nei boschi. Dean, chiama Percy, digli di estendere il controllo per qualsiasi mezzo di trasporto nell'arco di trenta miglia. I dati devono essere gestiti solamente da lui e devono finire solo nelle nostre mani. Woolf, vai a chiamare la preside McGranitt. Voglio che tutti gli ingressi siano chiusi ermeticamente e che i portoni possano essere aperti solo da una magia del preside, del vicepreside o dal nostro capoturno. D'ora in avanti deve essere impossibile per uno studente uscire da lì. Le classi che fanno Cura delle Creature Magiche dovranno essere accompagnate da una dozzina di Auror. Fate trasferire Hagrid nel castello. Per le partite di Quidditch ci deve essere il massimo controllo. Requisite tutte le scope, catalogatele e mettetele tutte in uno sgabuzzino. La gita a Hogsmeade è da considerarsi sospesa fino a data da destinarsi.
- Non ti sembra di essere un po' troppo duro, Harry? - chiese Dean, guardandolo per la prima volta dall'interrogatorio con Malfoy senza risentimento.
Harry scosse la testa - Un tempo ero io lo studente che strisciava fuori evitando gli Auror. Cerco soltanto di fermare il me studente. Ho rischiato di morire più volte, qualcuno potrebbe avere meno fortuna.
- Ma mi distruggi la clientela così! - esclamò George.
- Non credere che non sappia dei tuoi giri di contrabbando all'interno della scuola, Geroge. Meglio se stai zitto.
Il gemello fece un piccolo sorriso, uno dei pochi che aveva fatto da quando aveva incontrato Rookwood.
- Vuoi vedere i tuoi eredi? - chiese George.
Lui sbuffò e annuì, seguendo il Weasley verso la zona degli uffici con Dean.
Qui stavano seduti i due ragazzi. Eva, capelli castani e sguardo mogio, guardava vergognosamente verso il basso, mentre Baston si guardava intorno divertito.
- Io l'avevo detto che avrebbero chiamato il boss - urlò Baston appena vide Harry - vedi che avevo ragione? Ciao boss.
- Ciao Harry.
Eva sbiancò e guardò di sfuggita Harry. Conosceva quello sguardo. Sembrava un po' Hermione quando per le prime volte aveva infranto le regole. La differenza era che al suo primo anno Hermione non era evasa da scuola in sella a una scopa.
- Perché ogni volta che c'è un casino in questa zona, voi o i vostri amici siete sempre in mezzo?
- Potrei farti la stessa domanda - controbatté Baston, fiero della risposta che stava dando.
Harry si accigliò. Che diavolo di domanda era?
- Questo è il mio lavoro, Harry. Per forza sono qui ogni volta che voi studenti vi mettete nei casini.
- Ci metteremo pure nei casini, ma intanto abbiamo trovato una stanza segreta di cui voi Auror non sapevate neanche l'esistenza.
Harry alzò lo sguardo su Dean, stupito. Il collega annuì. Era vero.
- Come abbiamo fatto a non trovarla? - gli chiese Harry.
- Perché non c'arrivate - disse tranquillamente Baston, mentre Eva ormai aveva il colorito di un fantasma.
- Ho chiamato L'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, ma non hanno compreso l'incantesimo. Allora è arrivato Keats dell'Ufficio Misteri e ha detto che è una magia antica. Può trovarla solo chi vuole trovarla.
Baston alzò entrambe le sopracciglia e fece un sorriso sornione. Eva gli tirò un calcio.
- Per stavolta sarò clemente - disse il padrino di Teddy - vi rimanderò di nascosto al castello senza dirlo alla McGranitt, ma la prossima volta sarò costretto a dirglielo.
- Dirmi cosa, signor Potter? - disse una voce dietro di lui. La professoressa Minerva McGranitt era in piedi sulla porta e non sembrava per niente di buon umore.
Eva sembrava prossima al collasso. Non doveva gradire nemmeno lei l'arrivo della preside. Perfino Baston era rimasto a bocca aperta.
- Signorina Rosier, signor Baston - disse la McGranitt con fare accusatorio - il vostro comportamento è intollerabile. Affiderò al responsabile della vostra Casa il compito di scegliere una punizione che duri due mesi. Avreste potuto rischiare la vita. Cinquanta punti in meno a Serpeverde e Tassorosso.
- Suvvia professoressa, sia più clemente - disse Harry, cercando di aiutare i ragazzi.
Non l'avesse mai detto. La McGranitt lo fulminò con lo sguardo - Potter, se non sbaglio è ancora una mia responsabilità decidere come punire i miei alunni, a meno che il tuo Ufficio non mi tolga anche questa prerogativa.
La McGranitt era offesa. Era offesa perché Harry non la stava più coinvolgendo nella questione difese sulla scuola. Come darle torto? Effettivamente era stato tanto impegnato negli ultimi tempi che si era preoccupato solo di dare ordini, senza consurtarla. Si sentì in colpa e anche un pochino spaventato. Non avrebbe mai voluto offendere la McGranitt, una persona di cui aveva sempre avuto una grande stima. Perdere il suo rispetto sarebbe stato un duro colpo.
- Dean - disse all'Auror - puoi riportare Eva e Harry a Hogwarts? Vorrei parlare privatamente con la professoressa.
Il collega annuì e portò i ragazzi con sé.
Quando furono soli Harry fece segno alla professoressa di sedersi su una sedia davanti alla scrivania e lui si sedette su quella a fianco. Le sembrava scortese sedersi dietro.
- Cos'è questa faccenda su Hogsmeade?
- Niente più gite, professoressa. Con la Foresta Proibita in mano ai Mangiamorte non possiamo permetterci troppi studenti liberi.
- E quindi chiudete tutto? - chiese lei, critica.
- Professoressa non possiamo fare altro, finché non li troveremo. Vorrei tanto avere un'altra soluzione, ma se uno dei suoi studenti fa una brutta fine non ci andrei di mezzo solo io, anche se me lo meriterei, ma anche lei che è innocente.
La professoressa scosse la testa, ma capì. Il lato umano della McGranitt tornò alla ribalta - Potter, nessuno in tua presenza potrà fare qualcosa ai nostri studenti.

*


Teddy si trovava nella Foresta Proibita. Sapeva che era vietato e particolarmente pericoloso andarci, l'unica cosa che non sapeva era il perché si trovasse in quel posto. Era andato a trovare Hagrid da solo, visto che non era riuscito a trovare nessuno dei suoi quattro amici e, quando era uscito, si era trovato particolarmente attratto dalla foresta. All'inzio aveva pensato di essere sotto la Maledizione Imperius, ma aveva realizzato di essere libero di tornare indietro. Solo non voleva. E così si era incamminato dentro la Foresta. Percorse duecento metri e si fermò. Ora aveva paura. Iniziò a cercare la bacchetta freneticamente in tutte le tasche. Non la trovò. Dove diavolo l'aveva messa?
E poi si ricordò. Era nella borsa scolastica che aveva lasciato nel dormitorio. Che idiota! Aveva bisogno di qualcosa per difendersi. Fortunatamente gli alberi aveva impedito che la neve coprisse l'intero terreno, lasciando solo qualche chiazza quà e là. Trovò un solo sassolino a terra e lo strinse nella mano destra. Non era enorme, ma molto spigoloso, probabilmente avrebbe fatto male se avesse preso qualcuno.
Si guardò intorno, nervoso. Non c'era nessuno. Si girò e fece per andarsene.
- Edward Remus Lupin - disse una voce dietro di lui. Seppure fosse una voce calma, pacata e amichevole, il ragazzo fu scosso da un brivido di paura.
Si girò. A cinquante metri da lui c'era un uomo fermo. Era dritto, di media statura e vestito in modo trasandato. Non vedeva il viso, in quanto aveva il cappuccio nero del mantello che lo copriva, e ciò lo inquietava. Di solito le persone di buoni propositi si facevano vedere in faccia.
- Con chi parlo? - chiese, cercando di nascondere la paura nella sua voce.
- Il mio nome non ti interessa. Sappi che sono una persona amica.
- Sei tu che mi hai obbligato a venire qui?
- No, tu hai fatto tutto da solo - gli rispose tranquillamente, senza alcun accenno di arroganza nella voce. Era strano per Teddy, quella voce lo tranquillizzava. Magari era un incantesimo. Rabbrividì. Non doveva permettergli di sottometterlo.
- Cosa vuoi?
- Metterti in guardia.
Era in mezzo alla Foresta Proibita, con un tizio innominato con il cappuccio che voleva metterlo in guardia. Solo a lui la situazione sembrava paradossale?
- Togliti il cappuccio.
- Non lo farò.
Teddy sbuffò. Ci aveva provato. Non era nella posizione di contrattare, in effetti.
- Da cosa vuoi mettermi in guardia?
L'incappucciato si guardò intorno e poi parlò di nuovo con la sua voce calma - Bartemius Dolohov è un ragazzo speciale. Devi fare di tutto perché i Mangiamorte non lo tocchino. Ricorda: più volte si incontrano le stirpi, a volte nel segno della morte, a volte nel segno della vita. Combatti per la seconda e sarai nel tuo giusto.
Detto questo si allontanò, lasciando Teddy spaventato e senza parole.

Angolo dell'autore

Ciao a tutti. Mi sono divertito a scrivere questo capitolo, era da molto che lo avevo in fretta. Ci si avvia verso la fase finale, in una decina di capitoli vorrei concludere questo primo libro (soprattutto perché ho superato le 100 pagine di Word, quindi circa 220 pagine in totale, mio obbiettivo iniziale). Spero che questo capitolo vi piaccia. Recensite per favore, per me sarebbe davvero importante! Inoltre, se vi va date un'occhiata all'urban fantasy che sto scrivendo (https://www.wattpad.com/235745504-il-comandante-capitolo-1-l%27insensatezza-di-una). E' al primo capitolo, ma è una storia che cancello e scrivo fin da bambino. Spero la seguiate! :)

Alla prossima, 

Davide

Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora