Arrivata a casa mi sentivo stremata, avevo passato tutta la mattinata con lui, tra il vortice di quelle emozioni, e mi era venuta fame. Decisi di andare a mangiare una pizza nella pizzeria italiana poco distante da me; non avevo nessuna voglia di cucinare, quelle sensazioni positive stavano ancora occupando il mio stomaco.
Era strano, mi sentivo come se mi mancasse qualcosa, ma rifiutavo di credere che fosse proprio la presenza di Luke; non potevo davvero provare qualcosa per lui, non era naturale e soprattutto era sbagliato.
Uscii di casa dirigendomi verso la pizzeria finché non sentii il telefono vibrare nella tasca dei jeans, lo presi aprendo il messaggio senza neanche vedere il mittente.

- Non ti chiederò scusa per oggi, perché è stato bellissimo. Mi manchi e grazie per essere venuta, non so cosa mi trattiene dal venire a casa tua in questo momento. Voglio vederti e baciarti, non mi stancherò mai delle tue labbra -

Deglutii, sentendo uno strano calore invadermi il corpo, improvvisamente mi sembrava ci fossero quaranta gradi.
Non gli risposi, non dovevo dargli nessun pretesto per venire da me, anche perché in fondo sapevo che non sarei riuscita a resistergli. Nonostante tutta la mia buona volontà era qualcosa che non potevo comandare; quando le sue iridi cristalline si posavano nelle mie era come se tutto il resto non avesse più valore e il solo pensiero delle sue labbra incollate alle mie, mi provocava di nuovo un turbinio di sensazioni nello stomaco.
Entrai nella pizzeria, cercando di accantonare in un angolo remoto della mia mente il messaggio di Luke; mi sedetti ad un tavolo e poco dopo la cameriera mi portò una lista; diedi un'occhiata alle varie pizze e optai per la mia solita: würstel e patatine.
Mi rendo conto che potrebbe sembrare una cosa abbastanza infantile, ma è proprio legato alla mia infanzia, poiché da piccola prendevo sempre quella pizza e puntualmente mia sorella mi rubava sempre una fetta, facendomi innervosire.
Mia sorella.
Sorrisi per un secondo, finché non comparve la ragazza per prendere la mia ordinazione, per poi lasciarmi di nuovo ai miei pensieri.
Mia sorella.
Era un mese che non la sentivo, dopo la discussione avvenuta all'inizio di gennaio, non l'avevo più chiamata e lei, dopo qualche giorno, aveva smesso di cercarmi.
Ero stata una sciocca a trattarla in quel modo, solo per aver cercato di aiutarmi e tutto perché non volevo ammettere che avesse ragione, che non mi ero tirata indietro quando Luke mi aveva baciata, che non gli avevo fatto capire in modo chiaro che non doveva esserci nulla tra di noi. Ma io volevo davvero che non ci fosse nulla tra noi? La risposta rimaneva sempre la stessa: era sbagliato.
Mangiai la pizza in completa solitudine, pensando e ripensando a quella mattina; non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di noi due, il suo sapore, il suo profumo, i suoi sentimenti verso di me.
Come poteva provare certe cose per una donna di dieci anni più grande?
Come poteva trovarmi più attraente o più speciale delle sue coetanee?
Se fosse stata solo una cosa passeggera?
Un brivido mi invase il corpo a quel pensiero.
Sì, doveva per forza essere una cosa passeggera, non poteva davvero provare dei sentimenti reali per me.
Finii di mangiare e mi diressi alla cassa a pagare, il ragazzo mi squadrò per qualche secondo.
«Qualcosa non va?» chiesi, vedendolo perso a fissarmi.
«Ma tu... non sei quella del bar?» Si accigliò scrutandomi ancora e io, confusa, sbarrai gli occhi, cercando di capire a cosa si riferisse.
«Non capisco.» Sbattei le palpebre un paio di volte e le sue labbra si piegarono in un sorriso.
«Conosci mio cugino» affermò sorridendo. Provai a riflettere un attimo per capire di cosa parlasse e quando intravidi i muscoli aderire alla maglia, ogni ricordo della serata mi investì, facendomi desiderare di essere da tutt'altra parte.
«Gregg...» commentai, ricordandomi cosa mi aveva detto il ragazzo, quella sera.
«Esatto.» Rise mostrando i denti bianchissimi, in contrasto con la sua pelle scura. Era veramente carino, ma da sobria non mi faceva lo stesso effetto.
Non sapevo più cosa dire, quindi mi limitai a pagare il mio pranzo, lo ringraziai voltandomi per uscire, lieta di essere scampata, ma mi fermò.
«Ti va di uscire qualche volta?» Sorrise ampiamente mentre io avrei solo voluto scappare.
«Certo, sarebbe bello» risposi, maledicendomi immediatamente; non volevo uscire con lui, ma non volevo sembrare scortese.
«Perfetto, ti lascio il mio numero.» Mi porse un pezzo di carta su cui era scritto il numero e accanto il suo nome: Josh.
Gli sorrisi uscendo poi dalla pizzeria, pensando a come il destino mi riservasse sempre questi stupidi inconvenienti; ritirai il biglietto nella tasca dei jeans, quando sentii vibrare il telefono, lo presi leggendo il mittente: Luke.

- Amanda, non sai come mi dispiace per le condizioni in cui mi hai trovato, scusami, per tutto. Non voglio perderti -

Mi morsi il labbro sbuffando subito dopo, non sapevo che fare, l'unica cosa di cui ero sicura era che nemmeno io volevo perderlo.

- Non mi perderai -

- Mi basta anche solo esserti amico -

Mi bloccai di fronte alla porta di casa. Era la cosa giusta da fare, sì, ne ero sicura.

- Sì, amici -





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Non picchiate Amanda (o me) per la fine del capitolo hahahahahah
Sapete che vi adoriamo 💗💗

La foto di Luke è sempre per darvi un'idea del suo stato barboso(?)

Un bacio a tutti :*
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*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now