***

Attraverso pensierosa il vialetto di casa di Annabelle. In testa mi ruotano i suoi avvertimenti su Drew e gli avvertimenti di Drew su di lei, e torno nuovamente a chiedermi se non siano in combutta per tirarmi qualche brutto scherzo, ma voglio escludere che qualcuno sia così cattivo con qualcun altro che nemmeno conosce... almeno spero. Oltre la porta di casa si sentono delle voci acute, ma sono le cinque e mezzo quindi non credo che Annabelle stia avendo un altro scontro con Gale.
Gale. Anche su di lui ho posto un enorme punto interrogativo nella mia testa. Mi sento una detective che deve risolvere un caso, ma la mia coscienza continua a gridarmi che dovrei starne fuori. Purtroppo faccio sempre tutto il contrario di ciò che potrebbe anche vagamente essere giusto. Ancora riflettendo entro in casa e le voci smettono di botto di parlare. Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti due ragazze ed Annabelle. Quello che mi ha detto Jade mi torna di botto in testa e mi fa un attimo vacillare, perché la figura della regina del ghiaccio potrebbe prendere tutto un altro aspetto, ma mi affretto a calarmi una delle maschere di indifferenza e sicurezza che tanto le piacciono, non è il momento di fare considerazioni, ma quello di essere più furba di loro. Osservo le due tizie sedute sui divani, una ha i capelli rosso fuoco e l'altra biondo platino, quando capisco che sono le due "assistenti" di Annabelle che ho visto la prima volta quando ci siamo scontrate nel campus, è troppo tardi per fare dietro front. Stringo la mano attorno alla borsa ed esibisco il mio migliore sorriso finto. La bionda mi guarda con un sopracciglio alzato, come se non credesse che sia veramente di fronte a lei, mentre la rossa mi squadra ed un'espressione di disgusto le fa storcere le labbra quando arriva alle mie scarpe. Vedrai quando te ne ritroverai una in faccia, allora avrai un motivo per essere disgustata, penso acida, ma il sorriso mi rimane fisso sulle labbra. Persino Annabelle sembra che non sappia cosa fare, ma si riprende velocemente e me le presenta.
«Liz, lei è Brittany» con un cenno del capo mi indica la ragazza bionda seduta sul divano con le gambe accavallate. Ha gli occhi verdi-azzurri ed un bianco vestito kitsch che le arriva a metà coscia. Non si sposta di un millimetro e si limita a fissarmi con un'espressione che è a metà fra il sorpreso e il confuso. Alla fine mi rivolge semplicemente un cenno del capo che non ricambio. Nella sua postura identifico la stessa freddezza di Annabelle, il che mi terrorizza, ma non c'è spazio per la paura di fronte a loro tre, mi sembrano le tre teste del Cerbero.
«E lei è Sarah.» La ragazza rossa, stretta in un paio di pantaloncini a vita alta ed un top nero, al contrario, si alza e mi porge una mano. Ha gli occhi neri e ci metto ben poco a confermare la mia teoria della tinta, perché anche le sue sopracciglia sono nere e non credo che esista un rosso naturale così acceso.
«Ciao» un sorriso molto probabilmente uguale al mio le illumina il volto senza arrivare agli occhi ed io le stringo la mano a mia volta. «Vuoi prendere il tè con noi?» Brittany è improvvisamente scossa da un attacco di tosse e Sarah la guarda interrogativa. Lei si scusa e rivolge un'occhiata strana ad Annabelle, che però non riesco a vedere cosa le risponde. La situazione sta diventando imbarazzante, e non ci penso affatto a passare il resto del pomeriggio con due ghiaccioli ed un'idiota. Cavolo, sono proprio di cattivo umore oggi, me ne rendo conto solo adesso.
«No, grazie, devo studiare» le sorrido e mi defilo, sono sicura di aver sentito un sospiro sollevato da parte di Brittany, ma non mi sfiora minimamente la cosa. Solo quando arrivo in camera e mi chiudo la porta alle spalle mi rendo conto di ciò che è successo. È stato così surreale che ancora non ho ben capito. Non pensavo esistesse qualcuno addirittura più snob di Annabelle. Mi viene da ridere, e lo faccio. In che razza di favola di serie B sono capitata? Una regina del ghiaccio e due assistenti, un re violento, due principi che litigano per me di cui uno se la fa con la principessa e l'altro avrebbe voluto, ed una specie di fata madrina in gonna e camicetta che non smette un secondo di sorridere. Chi sono io in tutto questo? Molto probabilmente quella che resterà fregata su ogni fronte. Non so davvero di chi posso fidarmi e di chi invece diffidare. Lo stesso Jace continua ad essere un'incognita, spesso ripenso a ciò che aveva lasciato che accadesse quando ho fatto la scommessa con Annabelle, ovvero quando mi hanno tirato addosso una secchiata d'acqua. È facile dire che non lo sapevi quando resti fermo a guardare, ma non ne avrò mai la certezza. È lì il problema, lo stesso motivo per cui ho detto di no a Drew nonostante ormai sia certa di essermi presa una bella cotta per lui. Manca la fiducia verso tutte le persone che mi circondando. Annabelle, Jace, Drew... L'unica persona di cui mi fido dopo me stessa – che non mi ha mai tradita ed è sempre rimasta al mio fianco – è Lena, che però si trova a ben quindicimila chilometri da me. Smetto di ridere e la tristezza che ho represso per tutta la giornata mi si insinua sotto la pelle, assieme ad un'inaspettata stanchezza. Getto la borsa da qualche parte nella stanza e mi butto sul letto. Per tutti i pensieri che mi frullano nella mente ho un mal di testa tremendo. Nemmeno negli ultimi istanti prima di scivolare nel sonno riesco a togliermeli dalla testa, ma l'ultima cosa che vedo un secondo prima di addormentarmi sono un paio di occhi verde smeraldo.

***

Un rumore fastidioso squarcia la dolce nebbia che mi avvolge. Mi rigiro fra le coperte domandandomi dove sono, ma ormai ci metto poco a capire di essere nel letto di Annabelle, insomma nel mio nuovo letto, cioè... va beh. Provo a riaddormentarmi, perché non ho la minima forza per mettermi seduta e dare un ordine ai miei pensieri, ma il rumore fastidioso persiste e mi costringe ad aprire gli occhi. Identifico il mio telefono gettato sulla borsa dei libri e rotolo fino in fondo al letto per prenderlo.
«Pronto?» biascico sbadigliando.
«Liz, sono Jace, stavi dormendo?» Come risposta mi lascio andare ad un altro sbadiglio.
«Scusa se ti ho svegliata, volevo essere certo che non ti andasse di venire al cinema. Ho invitato anche un'altra ragazza, lavora nel bar della scuola e si chiama Jade, mi ha detto che ti conosce, così ho pensato ti avrebbe fatto piacere.» Oh no! Non ci tengo a vedere il sorriso a trentadue denti di Jade all'infuori dell'orario di lavoro, e poi non ho proprio voglia di alzarmi, lavarmi, vestirmi, truccarmi, pettinarmi... E nemmeno di vedere Jace. Il bacio che ci siamo scambiati ancora mi mette veramente a disagio.
«No, no, devo ancora fare un progetto di fisica per la settimana prossima che non ho neanche iniziato.» È una bugia, e mi sento in colpa appena pronuncio le ultime parole, ma è la cosa migliore che mi sia venuta in mente.
«Ah, va bene...» Non mi sembra molto convinto, e spero che mi creda. «Ci vediamo domani. Passo a prenderti?»
Vorrei rifiutare anche questa volta, ma poi inizierebbe a sospettare che non voglia vederlo, e non so come spiegargli che avrei bisogno di un po' di tempo, dato che sono io ad aver fatto tutto questo casino. «Okay.»
«Allora a domani.» Attacco e mi lascio cadere sul letto. Sei una stupida, Liz! Affondo la testa nel morbido cuscino di piume d'oca e vorrei scomparire, inglobarmi nel letto e non dover più vivere questa stupida vita. Getto un'occhiata all'orologio. Merda! Sono le nove passate, ho dormito quasi quattro ore! A mia difesa posso dire che è stata una giornata infinita. Sono solo tre giorni che vivo con Annabelle e poco più di una settimana che sono a Louisville, eppure mi sembrano passati mesi. Nonostante questo non mi sento diversa come immaginavo, tutte le mie ansie, le mie paure, i miei demoni, sono ancora aggrappati saldamente alle mie ossa, e mi hanno dato una prova che non se ne andranno facilmente ieri, con l'attacco di panico al ristorante. Ormai sono parte di me, e mi sto rassegnando al fatto che lo saranno sempre.
Non ho nemmeno fame, così mi limito ad infilarmi sotto le coperte vestita ed accendo la televisione, lasciando sul primo canale che mi capita. Mi sono stancata di tutti questi pensieri che mi fanno venire il mal di testa. Frugo nella valigia che ho lasciato vicino al letto domenica e tiro fuori la mia unica ancora di salvezza. Pasticche.
Lena mi mette il flacone in una mano e vi chiude attorno le mie dita.
«Però devi promettermi una cosa» dice titubante.
«Qualunque cosa» rispondo di getto, queste pasticche sono l'unica cosa che mi permette di dormire la notte. Ho esaurito la scorta che mio padre tiene nel comodino, per fortuna il nuovo ragazzo di Lena è un farmacista.
«Prendile solo se torneranno gli incubi, okay? Non ti fanno bene, sono sonniferi molto forti.» Stringe le labbra e mi guarda addolorata. Annuisco, perché farei qualsiasi cosa per tornare a dormire la notte. Leggo chiaramente la compassione nei suoi occhi, ma so che la sua è diversa da quella di tutti gli altri, la sua è vera, e lei vuole solo il mio bene.
«Te lo prometto.»
Non riesco a fermare quel ricordo che non fa altro che farmi più male. «Scusa, Lena» mormoro ipnotizzata dal flacone e lo apro, lasciando cadere due pasticche sul palmo della mano. Quando sto per ingoiarle la porta si apre di scatto, e lascio ricadere il flacone nella valigia, nascondendo le pasticche dietro la schiena. Giro lo sguardo verso la soglia e mi sarei sognata di vedere chiunque, tranne la persona che ho davanti in questo momento.

FriendsWhere stories live. Discover now