Prologo

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A ventidue anni, ritrovarsi a fare il lavoro dei propri sogni, è qualcosa che renderebbe felice chiunque. Non dico che io non lo sia, ma è come se mancasse qualcosa. La fama, il successo, i soldi non contano nulla se ti senti sola anche quando sei circondata da milioni di persone. Non era così, prima di diventare la nuova scoperta dell'anno di una delle più importanti case discografiche del mondo. Con la Syco, giusto un anno fa, incisi il mio primo singolo che nel giro di poche settimane mi portò in cima alle più alte classifiche nella categoria Nuovi Artisti. Molte persone legate alla mia famiglia, venendo a conoscenza del nome della casa discografica, mi chiesero perché non avessi scelto di collaborare, invece, con mio padre, Roy Logan, proprietario della Sony Music. In quel periodo della mia vita avevo bisogno di uscire dalla campana di vetro sotto la quale vivevo a New York. Decisi di lasciare gli Sati Uniti in cerca della mia strada, e la trovai a Londra. Il mio più grande sogno è sempre stato quello di cantare, trasmettendo agli altri quello che la musica mi faceva provare. Da quando avevo sei anni suono il pianoforte rendendo orgoglioso mio padre per aver sempre avuto la sua stessa passione. Più di una volta mi ha offerto la possibilità di farmi conoscere nel mondo della musica ma mi sono sempre tirata indietro. Non perché non volessi per timore di qualcosa, ma perché non volevo fosse attribuito, al mio cognome, il mio successo e la mia bravura. Tutti sanno quanto sia cattivo e corrotto questo mondo e, di certo, non avevo bisogno di sentirmi dire che avevo sfruttato mio padre per realizzare il mio sogno. Mi ha sempre appoggiata, in qualsiasi scelta che facevo, anche quando rinunciai alla borsa di studio per accedere alla Juilliard School. Ed, anche quella volta, non mi deluse. Mi lasciò alla mia strada, nonostante sapesse quante volte sarei potuta cadere, soprattutto così lontana da lui e con un passato non propriamente perfetto. Mi ritrovai, così, a Londra con la mia musica e tante idee per la testa. Riuscii a fittare un modesto appartamento al centro, potendo contare anche sull'aiuto di mia madre, Sarah Carter, avvocato penalista. Roy e Sarah sono divorziati da anni, da quando io ne avevo dieci per la precisione ed, attualmente vive a Santa Barbara, con il suo nuovo marito. Mio fratello, Dylan, invece, vive a New Haven, dove frequenta l'ultimo anno di medicina a Yale.

Non conoscevo nessuno a Londra che potesse anche solo passare del tempo con me e, per i primi tempi, non fu affatto facile. Ma quando una mattina mi scontrai accidentalmente con una strana ragazza dai capelli rossi, le cose iniziarono ad andare per il verso giusto. Deborah, diventata poi Deb, quella mattina aveva l'ultimo esame prima della laurea in Economia e Management, alla quale arrivò leggermente in ritardo a causa del suo caffè che, sempre accidentalmente, finì sulla mia camicia. Parlava e si scusava così tanto che non potei far altro che sorriderle e ritenerla buffa. Le dissi di stare tranquilla e che se voleva, per scusarsi, avremmo potuto prendere un caffè insieme, questa volta abbastanza lontana dalle mie camicie, quello stesso pomeriggio. Accettò con un sorriso caldo prima di vederla correre e scomparire tra la folla di persone. Dal quel giorno diventammo inseparabili ed entrambe sapevamo tutto dell'altra. Sapeva dei miei sogni come io sapevo dei suoi. E di quello che, purtroppo, era stato il mio passato. Tramite Deb conobbi anche Lena e Paul, rispettivamente un'aspirante giornalista alquanto eccentrica e il mio avvocato gay preferito.

La sera in cui tutto cambiò, ci dammo appuntamento in un pub poco fuori dal centro. Dopo, ancora non ricordo, quanti drink mi convinsero a partecipare alla serata karaoke che si stava svolgendo, non prima di aver avuto l'opportunità di ridere fino a sentirmi male, quando Paul si mise a cantare Like a Virgin di Madonna. La sua interpretazione fu esilarante tanto che non smettemmo di prenderlo in giro per quasi due settimane. Solo quando tutto successe mi resiconto che, quella sera, dopo aver cantato e messo l'anima in Without you, la canzone che mi ha accompagnata durante la mia adolescenza, mi aveva appena offerto l'opportunità che stavo aspettando. Fu proprio in quel pub, poco fuori dal centro, che conobbi Simon Cowell, produttore discografico della Syco, che dopo poco tempo mi offrì l'opportunità di firmare un contratto con la sua casa discografica. Credevo si fosse appena realizzato il mio più grande sogno, ma mi sbagliavo. Il mio sogno si avverò quando uno dei miei testi, quello che più di tutti rispecchiava ciò che provavo quando cantavo, divenne il mio vero primo singolo. Music in me fu un grande successo che mi permise di continuare quello che avevo appena intrapreso, la mia carriera. Deb divenne la mia Manager, Paul il mio consulente giuridico e Lena la mia consulente immagine. Mio padre era orgoglioso di me, ero riuscita a sfondare solo con le mie forze, come anche lui aveva fatto. Mia madre piangeva quando si congratulò dopo aver ascoltato il mio brano e Dylan organizzò una mega festa appena rimisi piede a New York. Ero riuscita ad ottenere ciò che sempre avevo desiderato, se non di più. Dopo poco tempo, la mia vita era già stata programmata per filo e per segno. Interviste radiofoniche, giornalisti che mi definirono la nuova Houston, collaborazioni con i grandi della musica internazionale. Ero al settimo cielo, non avrei potuto volere altro. Fino a quel giorno. Sei mesi dopo il mio debutto, ad un party organizzato dalla casa discografica, due occhi, con la stessa intensa luce dell'Oceano Atlantico, mi rubarono il cuore. Non credevo che, dal quel giorno, Shay Logan, si sarebbe sentita sola, senza di lui, nonostante fosse costantemente circondata da milioni di persone.

Sulle note del cuore // Niall Horan //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora