8 - Non andartene

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Non andartene,

non lasciare

l'eclisse di te

nella mia stanza.

Chi ti cerca è il sole,

non ha pietà della tua assenza

il sole, ti trova anche nei luoghi

casuali

dove sei passata,

nei posti che hai lasciato

e in quelli dove sei

inavvertitamente andata

brucia

ed equipara

al nulla tutta quanta

la tua fervida giornata.

Eppure è stata,

è stata,

nessuna ora

sua è vanificata.

(M.Luzi)


James conversava gentilmente con la madre di Lydie mentre era alla guida dell'auto che, dall'aeroporto di Marsiglia, li stava conducendo a casa Moreau. Era sabato mattina, il cielo era limpido, anche se il Mistral si divertiva a sferzare con freddezza i volti dei passanti, ricordando loro che era ancora troppo presto per scoprirsi. Lydie sedeva dietro e taceva. Si sentiva agitata. Sapeva di dover parlare con James e l'idea di doverlo fare la spaventava a morte. Più di tutto temeva il suo giudizio, il suo sguardo deluso, perché lei lo avrebbe deluso e ferito, e James questo non lo meritava.

Il viaggio dall'aeroporto alla piccola villetta nel quartiere vecchio di Marsiglia fu abbastanza lungo, ma fortunatamente la signora Annette fece di tutto per tenere impegnato in una gradevole e frivola conversazione James. Quest'ultimo parlava poco e male il francese, ma fortunatamente la madre di Lydie conosceva bene l'inglese, per anni aveva lavorato in una piccola ditta di import export e l'inglese lo aveva parlato tutti i giorni, quindi non fu difficile per lei conversare con il ragazzo che le sedeva accanto e che ogni tanto lanciava delle occhiatine sul sedile posteriore, controllando Lydie.

Una volta a casa, Annette, per togliere da un eventuale imbarazzo la figlia, pensò di chiarire subito a James che gli era stata assegnata la camera degli ospiti. Lo disse con garbo e nonchalance, fingendo di non ricordare che fino ad allora, le poche volte che aveva accompagnato Lydie, aveva dormito in camera con lei.

A James quella sottigliezza non sfuggì, ma fece finta di niente, seguì la signora al piano di sopra e sistemò la piccola ventiquattrore nella camera degli ospiti. Lydie camminava dietro di loro in silenzio. Quando Annette si fu allontanata, James non perse l'occasione per far notare che era stato degradato a semplice ospite.

«Non prendertela, James. È solo che ho bisogno di chiarirmi un po' le idee e dormire insieme non mi aiuterebbe» fece Lydie, appoggiata alla porta, guardandolo mesta.

James era piuttosto irritato, aveva affrontato quel viaggio con umore nero. Gli ultimi quattro giorni per lui erano stati infernali, aveva faticato a mangiare, a dormire e non era riuscito a concentrarsi neanche sul lavoro. Stare in casa era diventato un incubo. Continuava a pensare a Ethan Preston. Cosa diamine vi aveva trovato Lydie in quel tipo? Non riusciva proprio a spiegarselo. Era un uomo volgare, meschino, maleducato e prepotente. Gli aveva sbattuto in faccia il fatto che facesse sesso con Lydie tutti i giorni, in modo a dir poco osceno. Gli aveva riso in faccia, quando James aveva minacciato di prenderlo a cazzotti. Come poteva la sua piccola Lydie amare uno così?

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