Tessuto sporco.

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Con la punta della matita ormai consumata tracciai l'ennesima linea su un foglio pieno di rughe. 

Perché premevo, toglievo, cancellavo e sbuffavo, troppo orgoglioso forse per ammettere a me stesso che non riuscivo a dare abbastanza; tutto ciò che riuscivo a produrre era mediocre, eppure dalla mia mente sentivo provenire un marasma di idee tutte intrappolate. 

Riguardai lo schizzo, ritoccando il viso della donna dalle labbra seducenti che, con i fianchi stretti, metteva in mostra un vestito dai mille colori sgargianti, tremendamente belli e così vivaci. 

Afferrai il foglio e mi affrettai ad uscire.

"Josephine! Josephine!" e si girò, sobbalzando.

Si ricompose, passò le mani grassocce sui fianchi e si aggiustò la cuffia sulla testa. "Santo Cielo, Harry, mi hai fatto prendere un colpo!"

Ed io le sorrisi. Allungai il foglio verso di lei, poi la sorpassai e cominciai a torturarmi le mani, correndo verso il mio telaio. Afferrai il pettine e mi accomodai davanti ad esso, afferrando una matassa di cotone color arancio.

"Ti è mai successo di innamorarti di un tuo lavoro, Josephine? Sai, intendo..." e sistemavo il cotone. "Mi capisci?", balbettai, nemmeno io sapevo cosa volessi dire effettivamente. Cominciai a infilare il tessuto tra i diversi fili che, a mano a mano che continuavano, andavano a ricreare il disegno che Josephine ancora scrutava attenta.

"Harry, questo schizzo non ha senso", sussurrò la donna alle mie spalle, avvicinandosi. "Sono almeno venti tipi di tessuto diversi, tra colori e tipologia... non capisco"

"E' questo il punto", la fermai. "Guarda", ripresi il foglio tra le mani, indicando un punto preciso. "Sapresti dirmi cos'è questo? Uno scialle? E' una mantellina, una gonna, un guanto, un grembiule?"

La donna scosse il capo, riguardando il mio disegno. Lo rigirò, poi passò un dito tra le scritte di sfuggita, ridacchiò e poi mi guardò, chiudendo gli occhi. "No, davvero non saprei cosa rispondere"

Ridacchiai con lei. "Lo scopriremo presto" e tornai al mio lavoro. 

Si accomodò al telaio di fianco al mio, cominciando a tessere una particolare trama per il mio vestito. "Allora cominciamo"

Mi ero completamente innamorato del tessuto che mi passava per le mani, avevo perso la testa per esso e no, non potevo farlo per nessun altro. L'unica cosa che poteva farmi smuovere tutto, ciò che davvero mi faceva tremare il cuore era poter maneggiare la stoffa, tagliarla e cucirla, poter far scorrere tra due dita un filo lungo ed interminabile. E nel modesto laboratorio dello scantinato in un vecchio mobilificio abbandonato nella mia ugualmente modesta Londra avevo trovato la mia pace, in cui nessuno avrebbe potuto metter piede, di cui nessuno avrebbe mai fatto parte.

Eravamo io e la mia sporca stoffa. 




A\N: okay, ascoltate.
so perfettamente che pubblico troppe storie, che ne faccio due al mese, che non continuo le altre e che bla bla bla. ma dovete capire che quando sento che devo scriverne una nuova, quando ho l'idea ed essa mi piace molto, non posso, non riesco a frenare l'impulso di scrivere e pubblicare.
la vostra pazza, sola e disperata scrittrice vi saluta e vi augura una buona notte. xx

Tissu Sale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora