La D eufonica, 1

898 64 5
                                    

D eufonica - come e quando usarla


L'uso della d eufonica è, nella lingua italiana, un procedimento volto ad agevolare la pronuncia di parole consequenziali che, in assenza di questa, risulterebbero difficili da leggere o, in molti casi, cacofoniche.
Tale accorgimento consiste nell'aggiungere a preposizioni come "a, e, o" una d finale (epítesi) quando a seguirle sono parole che iniziano per vocale.

Le teorie moderne sul corretto utilizzo della d eufonica sono tante e discordanti: c'è infatti chi si ostina a preservarne l'utilizzo nella forma più antica, proponendo locuzioni ormai in disuso, come "od avendolo" e chi, invece, si limita a usarla a cospetto della preposizione "a" (ad) e della congiunzione "e" (ed).

Un uso indistinto di questa particella può però portare a fenomeni di cacofonia, come anticipato, alquanto fastidiosi, dove un ripetersi di sillabe con il medesimo suono non è affatto indicato.

Vediamone alcuni esempi:

"ad adempiere", "ed educato", "od odorare", eccetera.

È invece consigliabile utilizzare la d finale in corrispondenza di parole che iniziano con la medesima vocale della proposizione a cui fanno seguito, per esempio: "ad aspettare", " ad annuire", "ed entrare", "ed enunciare", eccetera.

Fanno eccezione a questa "regola" parole il cui incontro di vocali non ha eguaglianza alcuna ma per le quali il supporto eufonico è preferibile affiancarlo, come per una locuzione di uso comune, quale: "ad esempio".

Non vi sono dettami linguistici specifici sul corretto uso della d eufonica, pertanto, essendo uno strumento di ausilio alla pronuncia, è bene affidarsi a questa, in caso di incertezza: dove non si è certi se usarla o meno, facciamo una prova di lettura e affidiamo il compito di decidere al nostro orecchio; dopotutto, è l'effetto sonoro delle parole che vogliamo rendere il più armonioso possibile.

Tecniche di scritturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora