Il pomeriggio passò lento e avevo un sacco di lavoro da fare, talmente tanto che fui costretta a rimanere anche oltre l'orario d'uscita.

- Sto al lavoro a finire delle pratiche, tornerò dopo cena, va bene? -

Dopo aver scritto a James mi arrivò un messaggio di Luke; ormai lo sentivo e lo vedevo molto meno poiché era impegnato con Rachel, ma per fortuna avevo il lavoro che poteva distrarmi, anche se ancora non mi era chiaro il motivo del perché dovessi distrarmi.

- Amanda, sto facendo grandi passi avanti :) stasera usciamo insieme, ma non so dove portarla!! -

Sbuffai, passandomi una mano sul viso e pensando a qualche bel posto in cui sarebbero potuti andare.

- Magari in un ristorante e poi al lago? O una passeggiata romantica? -

- Lago!! Certamente, grazie, grazie sei la mia salvezza. Un bacio -

Sorrisi.
Ero la sua salvezza, anche se, forse, il vero motivo del mio sorriso era causato dall'immaginarmi come sarebbe stato ricevere un suo bacio.
Un altro.



Ero riuscita a finire prima del previsto e mi diressi in fretta a casa, non vedendo l'ora di accoccolarmi sul divano insieme al mio ragazzo.
Non riuscivo ancora a definirlo completamente tale, ma tutto sembrava filare liscio e la via verso il perdono era sempre più spianata.
Aperta la porta di casa, però, rimasi quasi impietrita alla vista dei due che si stavano baciando con molto trasporto sul divano.
Pensai addirittura di aver sbagliato casa, ma quando riconobbi Candice e James mi sembrò quasi di aver sbagliato tutto, nella mia vita però.
Rimasi immobile per qualche secondo, di fronte a quell'immagine orribile; mi sembrò che il pavimento potesse sgretolarsi sotto i miei piedi da un secondo all'altro e poi il mio corpo reagì, talmente istintivamente che quasi non me ne resi conto.
Corsi più velocemente che riuscii, nonostante i tacchi mi stessero massacrando i piedi e le lacrime che scendevano abbondantemente mi impedivano di vedere bene. Non accennavo a diminuire il mio passo, correvo sul marciapiede verso una meta sconosciuta, mentre le macchine mi passavano accanto veloci.
Nella mia testa una sola immagine sovrastava su tutto: loro due, insieme, in casa mia, sul mio divano.
Bugie, mi aveva raccontato solo bugie. Il fatto di amarmi era una bugia, il fatto di voler stare con me era una bugia, chissà cos'altro era una bugia.
Mi ritrovai nel caos di New York, dove il traffico e la gente aumentavano sempre di più; non avevo idea del mio stato in quel momento, ma l'unica cosa che mi interessava era allontanarmi il più possibile da quella casa.
Non capivo perché mi capitasse tutto quello, sembrava andare tutto bene qualche mese prima: il mio ragazzo mi amava, adoravo il mio lavoro e il marito di mia sorella non si era mai permesso di toccarmi, ma, soprattutto, non conoscevo Luke.




La panchina su cui mi sedetti era gelida, ma era sicuramente il minore dei mali.
Candice. Quella grandissima stronza riusciva a tormentarmi ancora, riusciva a farmi sentire una nullità. Le lacrime non cessavano di scendere e non sapevo neanche dove poter andare; recuperai il telefono, vedendo le trenta chiamate perse di James, ma quella volta era troppo, ero stufa di vivere nella costante paura che potesse tradirmi e dopo quella sera ero davvero al limite della sopportazione; non mi sarei fatta prendere in giro ancora.
L'orologio del telefono segnava le nove e ventidue minuti, rimasi a fissarlo finchè non scattò il ventitré, poi la schermata scomparve mostrando la chiamata in arrivo di Luke. Era strano che mi chiamasse se era uscito con quella ragazza.
Non risposi, non avevo voglia di parlare con nessuno, soprattutto con lui, sapevo che sarei crollata e non volevo rovinargli la serata.
Subito dopo comparve una chiamata da James, che ovviamente rifiutai; mi guardai intorno, scrutando le persone che passeggiavano nel parco. Ero stanca e avrei solo voluto dormire per sempre, dimenticandomi di tutti i problemi.
Il fatto che entro qualche giorno sarei partita con Gregg mi sembrava una buona notizia, in confronto a tutto il resto.
Luke mi stava chiamando ancora, ma rifiutai, cercando di fermare le lacrime che ancora scorrevano imperterrite. Poi un messaggio, sempre di Luke.

- Amanda perché non rispondi? Mi serve il tuo aiuto! -

Voleva il mio aiuto, solo quello; ma non ce la facevo, non ne avevo la forza.

- Dimmi -

Mi stavo sforzando. Solo per fargli un favore, solo per immaginare il suo bellissimo sorriso che mi metteva allegria.

- Siamo rientrati prima perché Rachel non stava bene, vieni qui -

- No, Luke, non è il momento -

- Cosa succede? -

- Niente, ho solo bisogno di stare sola -

- Amanda, vengo a casa tua se non mi dici che succede -

- Non sono a casa mia e credo che non ci tornerò mai più -

Le lacrime che si erano attenuate ripresero a scorrere copiosamente, seguite da singhiozzi incontrollabili; vidi sullo schermo una chiamata di Luke e decisi di rispondergli, per dirgli a voce di lasciarmi in pace.
«Basta, Luke, lasciami stare!» Alzai il tono, continuando a singhiozzare.
«Amanda, dimmi subito dove sei, arrivo.»



~
Bordello. 😂

Io non lo so, insomma. Spero vi sia piaciuto.

Spero di aver descritto bene le scene e le emozioni, perché è stato un capitolo abbastanza pesante.

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.

Un bacio :*
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*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now