4. Voglia di uscire.

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Sapevo che sarebbe arrivato quel momento. Sapevo che prima o poi Zack si sarebbe dovuto fare la doccia.
Sapevo anche che, per punzecchiarmi come sta facendo da quando è arrivato, si sarebbe messo a girare per casa con addosso solo un asciugamano.
Lo sapevo, ma questo non significa che sarei stata pronta ad affrontarlo.
E adesso eccolo lì, ancora imperlato da piccolissime gocce d'acqua, con il ciuffo che gli ricade davanti al viso, gli addominali ben scolpiti completamente scoperti e le braccia piene di tatuaggi intente a sistemarsi il quadratino di stoffa che lo copre dall'inguine fino alle ginocchia.
È davvero uno spettacolo. Starei ore a guardarlo.
Calamity, riprenditi. Stai sbavando.
Proprio mentre si sta voltando verso di me, abbasso velocemente la testa sul libro. Il mio letto è esattamente di fronte alla porta, che è alla fine del corridoio. Alla sua destra c'è la porta del bagno, da cui Zack, ovviamente, è appena uscito.
«Ehi, Calamity...» mi chiama.
Guardalo negli occhi, Cal. Guardalo negli occhi e cerca di non arrossire o sembrare troppo imbarazzata.
«Dimmi.» alzo lo sguardo, cercando le sue iridi verdi, ma trovando un muro di muscoli prima. Per qualche secondo rimango a bocca aperta, mentre lui ridacchia.
«Scusa, non volevo distrarti...» fa per tornare nel bagno. «Volevo solo chiederti se è un problema se faccio la lavatrice ai miei vestiti sporchi.»
Sempre con la bocca spalancata faccio segno di no con la testa. Lui alza il pollice e va a vestirsi.
Calamity, devi smetterla di fare figure di merda con lui.
Poco dopo, Zack entra nella mia stanza, portando con se la pizza che abbiamo ordinato.
«Oh, ti sei vestito...» sto per aggiungere "finalmente", giusto per non sembrare più intristita di quanto già non sia, ma Zack mi precede.
«Beh, se vuoi che giri nudo per casa basta chiedere...» mi fa l'occhiolino.
Sbuffo infastidita: «Non ci tengo affatto.»
Apre la scatola ed estrae una fetta di pizza. Faccio altrettanto.
«Prima non sembrava, sai? Quando sono uscito dal bagno a torso nudo e tu hai sbavato sul libro che stavi leggendo...» dice addentando il nostro pranzo.
Gli do una spallata: «Non ho sbavato!»
«Va bene, fingerò di non averlo visto...»
Rimaniamo per un attimo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
«Allora me lo dici?»
Mi guarda incuriosito: «Cosa?»
«Quanti anni hai. Ora che siamo amici me lo dici?» come ho già detto, sono troppo curiosa.
Sospira: «Ventisette.»
«Ventisette?! Te ne davo un paio in meno...»
«Io te ne davo un paio in più...»
«Come fai a...?»
«C'è scritto tutto sul fascicolo che mi hanno consegnato prima di spedirmi qui. So tutto di te: scuola, amici, ex fidanzato, età, situazione familiare...» si blocca, guardando in basso. «Scusa...»
Alzo le spalle: «Per cosa? Perché ti hanno detto che la stronza di mia madre ci ha abbandonati tutti quando eravamo sul lastrico? Tranquillo, non ci parlo più da anni con quella lì.»
«Se un giorno ne volessi parlare...» tenta di essere amichevole, ma io rifiuto la proposta con un gesto della mano.
«Zack, davvero, non ce n'è bisogno. È successo anni fa. Ora sto bene, non ti preoccupare.»
Lui annuisce, mentre io mi alzo e vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Appena mi giro per ritornare nella mia stanza, mi trovo faccia a faccia con la mia guardia del corpo che ovviamente mi ha seguita.
Ok, i nostri corpi sono un tantino troppo vicini... E anche le nostre bocche...
Calamity, spostati!
Ci guardiamo dritto negli occhi per un tempo che non saprei calcolare. Poi sono io a muovermi, anche se di malavoglia.
Una volta seduta sul letto della mia camera decido di ignorare la voglia di baciarlo e di fare una richiesta che aveva in mente da un sacco di tempo: «Zack, dici che se lo chiedessimo a mio padre, ci farebbe uscire di qui?»
Lui mi guarda serio: «Calamity, no. È troppo pericoloso.»
Cerco di ignorare il bellissimo modo in cui il mio nome suona pronunciato dalle sue labbra e mi concentro sul mio desiderio di andarmene da questa casa: «Ma dai, facciamo un giretto al parco e poi ce ne torniamo qui. Staremo fuori si e no mezz'oretta...»
Zack incrocia le braccia al petto: «Non se ne parla. Almeno non ora.»
Metto il broncio, guardando con insistenza la porta.
«Oh, so quello che vuoi fare...»
Faccio finta di non capire e lo guardo confusa, ma sempre con le labbra all'ingiù.
«Vuoi farmi quella specie di faccia da cucciolo per convincermi ad accettare, ma non ci riuscirai, mi dispiace. È troppo pericoloso, Cal.»
Sento il mio cuore battere forte, ma so che non è per il nomignolo che ha appena usato, è più per l'idea che mi è appena venuta in mente.
Senza rispondergli mi alzo di scatto e corro dritta verso l'uscita. Zack, alle mie spalle, si lascia scappare un debole "merda" mentre si fionda ad inseguirmi. Ormai ho aperto la porta, quando lo sento afferrarmi per i fianchi e bloccarmi. Tento di dimenarmi, perfettamente consapevole che le mie braccia molli non potranno fare nulla contro le sue super muscolose.
Lui ridacchia: «Sembri una bambina di cinque anni, sai? Davvero credevi di riuscire a sfuggirmi?!»
«Lasciami andare!» urlo continuando a muovere braccia e gambe.
«Ehi, stai ferma, altrimenti cadremo entrambi...» dice un attimo prima di barcollare. Probabilmente i miei movimenti gli stanno facendo perdere l'equilibrio. Continuo ad agitarmi e alla fine cadiamo, lui sotto e io sopra. Mi giro e le nostre bocche sono separate da pochissimi centimetri.
Merda, è la seconda volta in un'ora.
Guardo le sue labbra, poi i suoi occhi ed infine le sue labbra di nuovo. Lui fa la stessa cosa e alla fine io lo ignoro e mi alzo, cercando di uscire di nuovo. Zack mi prende per il polso, trascinandomi involontariamente verso il suo petto. Mi stringe forte, in quello che potrebbe benissimo sembrare un abbraccio e con il fianco chiude la porta. Dalla violenza con cui la fa sbattere capisco che è infuriato. Perfetto, siamo passati da sembrare due di un film porno a sembrare due sposati che litigano.
«Ma che diavolo ti succede?!» urla. «Non capisci che lo stiamo facendo per proteggerti?!»
«Zack, non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro! Mi sento in una prigione!» rispondo io a tono.
«Ma che ti costa aspettare qualche giorno in più?!» si ferma un attimo, prendo un respiro profondo, cercando di smettere di urlare. «Devi solo fare in modo che le acque si calmino, poi tornerai ad uscire e io ti seguirò.»
«Sono due settimane che aspetto, Zack! Sono stufa marcia di stare qui a guardare la TV, cucinare e poi guardare la TV di nuovo.»
Ad un certo punto, Zack sembra addolcirsi: «Calamity, dico sul serio: ti farò uscire prima o poi, ma abbi pazienza per qualche giorno ancora. Non voglio perderti.»
Sento quelle ultime tre parole riecheggiarmi nel cervello: non voglio perderti.
Mi avvicino a lui, facendogli una carezza sul viso. «Non mi perderai, te lo prometto.» sorrido. «Nonostante l'idea di farti perdere il lavoro sia abbastanza allettante, giuro che non lo farò più. Però promettimi che appena sarà possibile andiamo fuori.»
Lui annuisce: «Sei una scema, Smoke.»
«Mai quanto te, Gran Fusto.»
Nel frattempo Sam entra in casa, lasciandosi sfuggire un miagolio confuso.
Zack lo prende in braccio: «Hai una padrona fuori di testa, Sam.» gli sussurra, mentre io faccio una smorfia.
Ci sediamo sul divano, ma io sbuffo: «Zack, ti supplico, facciamo qualcosa di diverso. Non riesco a guardare la TV senza deprimermi sul fatto che per colpa di una confessione in tribunale non vedrò il mondo esterno ancora per molto tempo.»
«Che facevi quando non eri costretta a stare qui, scusa?»
Ci penso su: effettivamente non facevo cose molto diverse rispetto ad ora...
«Andavo al college qui vicino, studiavo e poi uscivo con Harry...»
«Se con "uscivo con Harry" intendi che andavi a saccheggiare banche, mi dispiace, ma con me non lo potrai fare...»
Gli lancio addosso un cuscino, mentre entrambi scoppiamo a ridere.
«Sei un idiota.» dico incrociando le braccia.
Mi dedica un sorriso un po' sghembo: «Oh, giusto, forse quando non facevate dei furti, scopavate? Beh, per quello se vuoi sarei disponibile...»
Gli do una spintarella e metto di nuovo il broncio.
Dopo un po' si riavvicina, mettendomi un braccio attorno alle spalle: «Se ti va posso aiutarti a studiare, così quando tornerai al college non dovrai recuperare...»
Vaffanculo Merrick, tu, il tuo corpo sexy e il tuo animo premuroso.
Appoggio la testa alla sua spalla: «Mi piacerebbe molto, ma da quello che mi ha fatto capire mio padre, non penso che tornerò a scuola molto presto. È probabile che perda tutto l'anno. Forse dovrò riniziare da capo...» la voce mi si incrina, sopraffatta da un velo di tristezza.
«Ma dai, siamo solo ad ottobre...» afferma lui.
«Zack, sono una delinquente. Pensi che riaccetteranno una come me a studiare legge?» le lacrime mi fanno bruciare gli occhi. Sposto lo sguardo nella direzione opposta alla sua.
Lui mi stringe forte a se: «Senti, se davvero si comporteranno in questo modo sono solo dei grandissimi bastardi. Ti ricordo che ti sei difesa da sola in tribunale.»
Sto per chiedergli come fa a saperlo, ma mi rispondo da sola: «Nel fascicolo?»
Lui sorride: «No, mi sono infiltrato nella sala. Volevo vedere di che pasta eri fatta...»
Ridacchio: «E poi sarei io quella che flirta?»
Lui alza le spalle: «Calamity, ti devo ricordare chi di noi due sbavava di fronte agli addominali dell'altro oggi?» ride, poi si fa di nuovo serio. «Comunque sia rimane il fatto che sei stata fantastica. Il tuo college non potrà non notarlo.»
«Zack, le accuse erano minori, per questo mi hanno permesso di difendermi da sola. Probabilmente anche se non avessi detto nulla mi avrebbero assolto lo stesso.»
«Scommetto che non è vero. Da domani riprendiamo gli studi e non voglio sentirti obbiettare.» mi intima.
«Va bene, mamma.» ridacchio.

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