II

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"Sometimes you've got to bleed to know that you're alive and have a soul,but it takes someone to come around to show you how[...]You fell asleep in my car, I drove the whole time but that's ok,I'll just avoid the holes so you sleep fine"- Twenty One Pilots, Tear In My Heart

Esegue l'ultimo giro del locale per controllare che sia tutto in ordine per la serata a tema anni sessanta di quella sera. Le sale sono decorate di fiori, colori sgargianti e sagome di pulmini westfalia e anche le camicie dei camerieri e delle cameriere sono esattamente come le voleva lui.
Controlla e rifornisce il bar più di una volta, lucida il bancone anche se non dovrebbe spettare a lui farlo.
Ama il suo lavoro e più di tutto ama quel locale che lui e Liam hanno comprato quasi per sbaglio, per azzardo, ama vedere come sia uno dei locali più famosi di tutta Primrose Hill, ama sentirlo sulla bocca della gente, ama sentire i complimenti al deejay, alla bella atmosfera che si respira lì dentro. Non per caso nulla di brutto è mai successo al Sam's.
Smielato, eh?
Lui e Liam non avevano potuto farne a meno, avevano comprato quel locale quando Sam aveva solo tre anni e l'avevano guardata correre e sgambettare per quelle sale, imbrattare i muri e più avanti e con qualche sforzo aiutarli a ridipingerli.
Louis si sente papà anche di quelle mura in cui passa così tanto tempo da confonderlo con casa sua. Fa ancora un altro giro per poi lasciare la lista definitiva dei privè al buttafuori.
"Liam arriverà a momenti, io devo prendere Sam e sbrigare alcune faccende, in bocca al lupo per stasera" lo saluta e raggiunge la macchina.
Naturalmente lui al Sam's la sera non ci mette quasi mai piede.
Solo quando la mamma di Sam è in città e in genere lo fa per non sentire troppo la mancanza di sua figlia, è fortunato ad avere Liam sempre presente nel suo locale.
Gli dispiace perderselo in tutto il suo splendore, pieno di gente e musica, pieno di colori e divertimento ma Louis per Sam potrebbe sopportare tutto.
Raggiunge la macchina e in poco arriva davanti alla scuola di sue figlia. Attende al cancello e fa segno alla sua bambina che lo guarda sorridendo raggiante e gli corre tra le braccia "Papà!" urlando felice.
È una routine di cui Louis non potrebbe mai stancarsi e della quale non vorrebbe mai far a meno.
"Ciao scimmietta" la saluta afferrandola e prendendola in braccio, le lascia un bacio sul naso per poi farla scendere e prendere la sua mano.
"Com'è andata oggi a scuola?" le domanda.
"Le divisioni erano tutte giuste e allora ho fatto un disegno per lo zio Liam" dice lei contenta, le guance rosse e gli occhi circondati dalle stesse pieghette che circondano quelli di Louis che sente il cuore scaldarsi.
"Allora stasera prima di cena glielo lasciamo al locale così lo attacchiamo insieme agli altri, ok?" le domanda una volta che sono saliti in macchina e le ha fatto allacciare la cintura.
La bimba annuisce e "Dove stiamo andando?" domanda.
Louis sorride piano e "C'è una persona che papà deve incontrare, dove stiamo andando mi devi sempre tenere la mano stretta, ok scimmietta?" le domanda ma Sam non sembra farci troppo caso, si limita ad annuire e a continuare a canticchiare la canzone alla radio.
Il quartiere di Brixton è conosciuto per non essere un quartiere rose e fiori, un quartiere nel quale bisogna sempre tenere gli occhi aperti ma Louis non si lascia scoraggiare.
Anche se trovare Harry lì potrebbe equivalere a cercare un ago in un pagliaio.
Parcheggiano la macchina dopo una ventina di minuti e scendono.
Sam stringe forte la mano di Louis proprio come lui le aveva detto e il ragazzo inizia a guardarsi intorno senza riconoscere poi molto.
"Chi cerchiamo?" domanda lei.
"Si chiama Harry" le risponde il padre "Ha i capelli ricci e un cane enorme" la informa. Quattro occhi sono comunque meglio di due.
"Non mi piace qui papà" commenta lei avvicinandosi ancora di più al corpo del padre.
Louis si pente di averla portata con sé, odia sentire quel tono di voce nella sua bambina, non vorrebbe mai turbarla ma era davvero l'unico modo possibile.
"Facciamo presto, vedrai" le dice Louis continuando a camminare e a guardarsi intorno.
"Perché non lo chiami ad alta voce?" domanda lei strattonando la manica del cappotto del padre che "Non è buona educazione urlare, Sam" le fa presente.
Eppure, forse, potrebbe funzionare.
Louis non fa neanche in tempo a pensarci che sente una mano stringergli una spalla e qualcuno alitargli suo collo, stringe più forte la mano di Sam e nel voltarsi la sposta dietro le sue spalle, quasi cercando di nasconderla con il cappotto. Quando Louis riesce a mettere a fuoco gli occhi dell'uomo che lo sta tenendo per una spalla riesce a capire che niente andrà per il verso giusto e si ritrova a maledirsi in ogni lingua che conosce o che ricorda vagamente.
"Facciamo che se mi dai il portafoglio non sfioro né te né-" ma l'uomo non riesce a finire di parlare che qualcuno – o meglio qualcosa – alle spalle di Louis ringhia.
È un ringhiare basso e cupo, è inquietante e Louis ne è ancora più certo dal modo in cui gli occhi dell'uomo davanti a lui si spalancano.
Sente poi un'altra voce farsi strada, una voce che non riconosce e che lo riscuote dal suo stato di shock improvviso "Facciamo che tu li lasci stare e io faccio stare buono il mio cane".
Louis osserva l'uomo lasciarlo andare e andarsene via senza proferire più neanche una parola, non si volta immediatamente verso la fonte della voce ma si abbassa al livello di sua figlia e "Scimmietta" la richiama spaventato "Ehi" le accarezza una guancia mentre osserva gli occhi spaventati di sua figlia che lo abbraccia e "Non mi portare mai più qui papà" dice arrampicandosi tra le sue braccia e lasciandosi prendere.
A quel punto Louis si volta e per poco non urla quando lo riconosce, è Harry.
Louis riesce a riconoscere due occhi verde chiaro, grandi, puliti, belli, davvero belli, con delle ciglia lunghissime e gentili.
Il ragazzo li guarda sorridendo piano e "Tutto bene?" domanda loro mentre in un attimo riconosce l'uomo a cui ha pagato il parchimetro ed è confuso, il cane accanto a lui rizza le orecchie e li guarda.
Louis annuisce e "Grazie" gli dice mentre Sam si volta a guardarlo e "Lui è Harry?" domanda al suo papà.
Harry li guarda stranito e fa per andare via, visibilmente turbato fino a quando "Ehi" lo richiama Louis "Aspetta" si avvicina fino a raggiungerlo "Noi volevamo ringraziarti" gli spiega "Per questo e anche per altro" gli spiega esortando Sam con lo sguardo a mostrargli il ritaglio di giornale con il loro articolo.
Harry li guarda confuso e cerca, a disagio, di sistemarsi i capelli come meglio può.
Sam ridacchia e Louis riesce a dirle di smetterla con un solo sguardo.
"Io sono Louis" si presenta "E lei è mia figlia Sam, ho visto cosa hai fatto per noi, mi hai risparmiato una bella multa amico, come posso sdebitarmi?" gli domanda.
Louis lo osserva meglio e nota che sta tremando, sotto al cappotto indossa solo una t-shirt bianca.
"Ehi" lo richiama "Harry, giusto?" domanda.
Il ragazzo annuisce e allora Louis sorride piano, per tranquillizzarlo e "Che ne dici se ti offro qualcosa di caldo da bere?" gli domanda.
Harry spalanca gli occhi incredulo, si guarda intorno spaesato per poi "Philip non può entrare nei locali" dirgli indicandogli il cane che abbassa le orecchie, Louis si morde le labbra e "Possiamo stare fuori, ok? Ma lascia che ti prenda qualcosa di caldo, ho visto uno Starbuck's qui vicino, ti va?" gli domanda.
"SI!" esulta Sam "Cioccolata calda" batte le mani.
Louis sorride, guarda Harry e "Dai, nessuno può dire di no alla cioccolata calda" gli fa segno di seguirlo ed Harry, ancora incredulo e confuso, lo segue.

"Grazie" riesce ad articolare il ragazzo dieci minuti dopo con le mani che stringono la sua cioccolata e le rubano tutto il calore.
"Non c'è davvero di che" gli risponde Louis.
Sam ai loro piedi sta giocando con quel cagnolone enorme e Louis la guarda ansioso ma "Non preoccuparti" gli dice Harry "E' tanto grosso quanto buono e adora i bambini" lo rassicura e Louis non sa perché ma gli crede. Ora che lo guarda da più vicino Harry non potrà avere più di venti anni nelle sue labbra rosso ciliegia e nei suoi occhi dolci perennemente ricoperti da quei ricci troppo lunghi.
"Non so davvero come ringraziarti per quello che hai fatto, Harry" gli dice Louis spezzando quel silenzio, lui scuote la testa e "Erano solo tre sterline" dice scrollando le spalle.
"Che per te saranno valse molto di più" gli dice Louis cercando di non essere troppo irruento. Harry ridacchia e "Non è una cosa così grande, Louis" gli dice guardandolo negli occhi "Da dove vengo io siamo tutti abituati a condividere" spiega.
"Da dove vieni?" domanda automaticamente.
"Da una casa famiglia, non ho mai conosciuto i miei. Me ne sono andato appena compiuti i diciotto anni" spiega e "Perché?" domanda Louis di riflesso, è sempre stato così curioso.
"Non sono mai stato libero, volevo sapere che cosa si provasse, sai, a non vivere più secondo le regole di altri ma solo secondo le mie. Sono stato bene in quella casa famiglia, molto bene, ma non era più il posto per me. Volevo perdermi, esplorare e lo sto ancora facendo" dice per poi "Certo, speravo andasse meglio" ammettere "Nessuno ti da un lavoro quando ti vede andare in giro così" dice prendendo un sorso della sua cioccolata per poi "Comunque, Louis, non ti preoccupare, è tutto ok" rassicurarlo.
Assurdo.
Non doveva essere di certo Harry a rassicurare Louis, per questo "Che ne dici di venire a lavorare per me?" gli chiede senza nessun preavviso.
Harry spalanca gli occhi e "Cosa?" gli domanda incredulo.
Louis affronta il suo sguardo e "Si" dice "Ti darò un po' di soldi per rimettersi in sesto, troveremo un posto in cui potrai stare a poco, posso aiutarti io all'inizio e poi puoi venire a lavorare da me" conclude sicuro.
"No" risponde Harry "Louis, è troppo, davvero, non posso accettarlo, ti ho solo pagato il parchimetro" gli ricorda quasi con le lacrime agli occhi e Louis sente qualcosa nel cuore scoppiare e riscaldargli tutto il corpo.
"Andiamo, dai" dice al riccio alzandosi senza ammettere repliche.
Harry si asciuga gli occhi e "Ma non posso lasciare Philip qui, è tutto così-" continua sopraffatto da quei nuovi eventi.
"PUO' VENIRE A CASA CON NOI?" esordisce Sam che sta ancora giocando con quel cane enorme.
Questo Louis non lo aveva calcolato.
"No" risponde a sua figlia fermo "No, Sam, è troppo grande e poi-"
"TI PREGO" gli chiede lei con gli occhi già lucidi.
Louis si volta a guardare Harry e trova sul suo viso la stessa identica espressione, sospira e "Ti occuperai del suo cibo e della sua acqua Sam, promesso?" le domanda.
"SI!" esclama lei felice e Louis si fida, ha insegnato a sua figlia che non esiste nulla di più importante del saper rispettare le promesse "E tu lo porterai fuori e Harry potrà venire a trovarlo quando vuole, vero papà? Vero?" domanda. Louis crede di non averla mai vista più felice di cosi.
"Vero" dice guardando anche Harry prima di "Adesso andiamo" dire a tutti per poi dirigerli verso la macchina.
Tutto quello che sta succedendo è davvero incredibilmente irreale e assurdo, Harry non è neanche sicuro di quello che sta facendo mentre sale nella macchina di quell'uomo.
Ancora meno convinto è Louis, riesce ad immaginare perfettamente la smorfia sconcertata che Liam farebbe se fosse lì con lui eppure qualcosa, qualcosa che Louis proprio non riesce a capire, gli urla di aiutare quel ragazzo dagli occhi verdi, di proteggerlo dal freddo della loro Londra, di aiutarlo a rimettersi in piedi.
Lo guarda con la coda dell'occhio mentre guida e non riesce a vederlo come una minaccia, così silenzioso, così fragile e infreddolito.
Louis alza la temperatura dell'aria in macchina e ad Harry non sfugge, infatti "Grazie" gli dice mentre sorride e abbassa lo sguardo.
"Non c'è di che, sistemala come preferisci" gli dice sorridendo.
Butta uno sguardo veloce al sedile appena dietro al suo e vede Sam con la testa poggiata contro il finestrino, addormentata e avvolta nel suo giaccone, ancora più dietro quel cagnolone – Louis lo sa che sarà un problema grande come la sua stazza – guardarsi intorno curioso ma tranquillo, tanto innocuo come il suo padrone che, accanto a lui, poggia la testa contro il finestrino e chiude gli occhi esausto.
Louis lo lascia fare, ci sarà tempo per parlare di molte cose l'indomani.
Guida fino all'ostello che ha scelto per Harry e parcheggia davanti all'entrata, si volta per chiamarlo ma si ritrova a bloccarsi non appena nota quanto profondamente il ragazzo stia dormendo: le labbra rossissime sono schiuse e le sue guance sono colorate di un rosa che gli ricorda il cappottino di Sam. Fuori dalla macchina la pioggia non ne vuole sapere di smettere di inondare le strade di Londra, quando Louis guarda l'orologio si rende conto che è ora di cena e che non ha il coraggio di svegliare Harry e di chiedergli di scendere.
"Stupido" si ritrova a dirsi da solo, guarda il cane stipato nel bagagliaio e lo vede con il muso poggiato contro uno dei sedili "Quanto me ne pentirò, Philip?" gli domanda a bassa voce.
Il cane viene attirato dal suo nome e si limita a storcere il capo. Louis guarda un'altra volta Harry e nota la sua pelle d'oca.
Alza ancora un altro po' la temperatura dell'aria e riaccende la macchina.
Li porta tutti a casa mentre "Me ne pentirò tantissimo" dice ancora a se stesso abbassando addirittura il volume dello stereo.

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