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La sua risata, mascolina e forte, mi rimbalza ancora in testa, riproducendosi e proponendosi alle mie orecchie come musica. Mi fermo ad un semaforo rosso, mi accerto di aver inserito le chiusure e chiudo per un secondo gli occhi. La sua figura alta, almeno un metro e ottanta, mi si piazza al centro dei pensieri, le sue spalle ampie e forti, le braccia sode e muscolose da risaltare addirittura dal taglio impeccabile della giacca scura. Le cosce lunghe e sode, il torace ampio.

Il semaforo diventa verde e riparto. Ripenso ai suoi occhi chiari e lucenti, e a quelle labbra fantastiche. Arrivo al parcheggio interrato del mio stabile e parcheggio al mio posto designato. Mi affretto a raggiungere l'ascensore per arrivare al mio piano, questo posto è sempre gelato, ma il ricordo dei suoi occhi foschi mi fa traballare improvvisamente sui tacchi e aggrappare al muro di fianco all'ascensore. Mi intrufolo nella cabina appena si apre e mi addosso ad una delle pareti con le guance e il corpo nuovamente in fiamme.

Quello che più mi viene difficile da credere, e a pensare, è il fatto che abbia trascorso un intera serata in compagnia di un uomo. Un uomo decisamente affascinante che mi aveva alleggerita dalle preoccupazioni di questi giorni e che, a mia volta, ero stata in grado di far divertire.

Il cuore mi batte forte nel petto e l'incredulità scema al ricordo del suo tocco sul mio corpo. Soprattutto al tocco dei suoi occhi. Come in trance, esco dall'ascensore e mi dirigo alla porta del mio appartamento. Osservo il corridoio largo, ampio, e mi chiedo se Edward, imponente come è, riuscirebbe a riempirlo col suo fisico e la sua presenza.

- Maddy!

Una voce prorompe tra i miei pensieri ingarbugliati e sussulto per lo spavento.

- Sono io, tesoro.

Gabe capisce di avermi spaventata e tenta subito di confortarmi rassicurandomi. Non l'avevo proprio visto, nonostante fosse appoggiato con la schiena alla mia porta.

- Gabe, ma che ci fai qui?- gli chiedo, intanto, recuperato il mio cuore sprofondato nell'intestino, mi accingo ad aprire la porta e fargli segno di entrare.

- Ti ho mandato un messaggio alle otto per avvertirti che non sarei riuscito a venire e non mi hai risposto - mi dice chiudendosi la porta alle spalle.- Te ne ho mandato un altro nemmeno un'ora dopo, e ancora silenzio da parte tua. Quarantacinque minuti fa ti ho chiamato e silenzio tomba. Si può sapere dove diavolo tenevi il cellulare?

- Il cellulare l'ho sentito, Gabe.- Non è vero, eccetto la chiamata, l'altro messaggio non mi sono accorta di averlo ricevuto, in verità mi ha appena rivelato lui di avere un messaggio non letto. Questo stupido pensiero quasi mi fa sorridere e adesso, con in volto un espressione cosi seria, non mi sembra il caso di indispettire oltre modo Gabe, cosi mi trattengo.

- Perché accidenti non hai risposto allora?

- Non ero sola – ma mi accorgo di aver parlato senza riflette; non avrei dovuto dirlo, quindi mi affretto a cambiare argomento, o quanto meno a spostare l'attenzione da me a lui. – Tu perché non sei venuto?

- Ti ho parlato della pubblicità per cui mi hanno ingaggiato?- Annuisco e lui continua, intanto mi sfilo la giacca e mi siedo in poltrona in salotto. – Stasera hanno allestito il set per gli scatti fotografici e, siccome domani una delle modelle protagoniste sarà assente, le foto che la riguardavano le abbiamo scattate stasera. Scusa, non volevo darti buca.

- Non fa niente. Perché non prepari una bella cioccolata calda mentre io vado a farmi una bella doccia calda? O devi andare?

- No, e poi posso sempre restare qui, no? Ovviamente sempre se tu non hai svuotato la mia ex camera e l'abbia trasformata in qualcos'altro.

Christmas LightsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora