Capitolo 8

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Pov's Logan

La vista era appannata e la testa girava. Solo quando mi passarono le vertigini mi accorsi che ero tenuto in piedi solo per le catene sopra di me che erano attorno ai polsi. Ero in una stanza di media grandezza di colore scuro ma indefinibile e non c'erano finestre, solo una porta di ferro alla mia destra.

Una fitta al collo mi costrinse ad abbassarlo. Era quello il punto in cui mi hanno lanciato qualcosa che mi fece immobilizzare e poi perdere i sensi. Immaginai chi poteva averci fatto questo: l' A.R.S.S. ci aveva attaccato nell'ora di punta, proprio nel momento in cui le guardie si dovevano dare il cambio e inoltre quell'area era isolata: quindi non sapevo nemmeno se eravamo nel campo visivo delle telecamere di sicurezza.

I miei pensieri furono interrotti dal rumore della serratura della porta di metallo. Da lì entrò una ragazza dai capelli neri e ricci e gli occhi scuri e affilati. Mi squadrò «E quindi tu saresti il famoso Logan Wilde...Il gatto ti ha mangiato la lingua?».
Rimasi in silenzio e strinsi le labbra. «Non fare il capriccioso» disse avvicinandosi con passo felpato mettendomi una mano sotto la maglietta.

Le sue unghie si allungarono e diventarono più affilate strappandomela. Mi osservò «Cercherò di stare attenta ma non ti prometto niente...mi voglio divertire» mi graffiò lentamente «Allora...dimmi che piano ha la vostra Organizzazione contro l'A.R.S.S».
«Non so niente» dissi a bassa voce ed era vero.
«Non è la risposta che volevo» mi graffiò ancora. Cercai di respingerla con i miei poteri ma non funzionò «Perché pensi che ti abbiamo incatenato con così tanta cura? Quelle due misere catene bastano per impedirti di usare i poteri. Ah e, giusto per informarti, non sei più immune al fuoco" emise un ghigno.

Continuò a parlare «Non ti ricordi di me? Avevamo 14 anni penso, anch'io facevo parte dell'P.S.S. Tu eri così solitario...» fece una finta faccia dispiaciuta «Volevo farti un po' di compagnia ma mi respingevi sempre. Io ti amavo ma tu no, perché?» E spinse più a fondo le unghie.

Alzai la testa e la fulminai con lo sguardo: certo che mi ricordavo di lei. Ero consapevole di quello che provava per me ma io non ricambiavo, la respingevo continuamente ma un giorno esagerai insultandola. Da quel momento si unì con l'Organizzazione nemica. Voleva vendetta e con l'A.R.S.S l'avrebbe avuta.

I suoi occhi diventarono gialli e le unghie si allungarono come un gatto che, appunto, è il suo potere «Non vedevo l'ora di rivederti per mostrarti che la piccola e indifesa Laila è diventata più forte e potente. Ti farò pentire...»
«Laila basta» la interruppe una voce maschile.
«Ma mi stavo divertendo!» disse come una bambina capricciosa, poi sospirò e mi fece, con un sorriso beffardo, un piccolo taglio alla guancia sinistra.

Entrò al suo posto un uomo alto e robusto, capelli biondi e lunghi fino alle spalle «Si è divertita con te ma non ti tengo in vita per questo. Dimmi che piano ha l'Organizzazione contro di noi» - «Non lo so» ripetei scandendo le parole «Sì invece. Avete lei...Megan? È stata sottoposta alla cancellazione della memoria eppure era con voi. Credo che i suoi poteri si sono risvegliati. Sono molto potenti e voi lo sapete bene» disse ma rimasi in silenzio. 

«Gli altri ci hanno già detto che non vogliono unirsi a noi, dunque li elimineremo. Se vuoi salvarti allora sta con l'A.R.S.S» continuò ma rifiutai «Avrai potere, vendetta, giustizia, tutto quello che vuoi» insistette «No» ripetei «Qual'è il vostro piano?» continuò irritato alzando la voce
«Non lo so! Non c'è nessun piano!».
Se quelle catene non mi avessero bloccato i poteri avrei potuto incenerirlo anche solo con lo sguardo «Bene allora vediamo se i tuoi amici mi diranno qualcosa».
«Non toccarli»
«Non preoccuparti per loro, sarai tu a subire» e se ne andò lasciandomi perdere i sensi.

Pov's Megan

Mi svegliai con un forte dolore alla schiena. Ero bloccata da delle catene sui polsi attaccate al tetto di uno stanzino. Mi imposi di far passare il prima possibile il mal di testa per poi vedere davanti a me un ragazzo dai capelli e occhi scuri «Finalmente incontro gli occhi di Megan Ross» parlò ma non risposi.
«Ansiosa di vedere il tuo amichetto?» disse stringendomi il viso con la mano «Non è messo bene»
«Cosa...cos'è...» agitata non riuscivo a comporre una frase
«Lo vedrai tu stessa».

Prese dalla tasca un piccolo telecomando che premendo un tasto grigio fece staccare le catene dal tetto ma che continuavano a bloccarmi i polsi. Mi fece uscire da lì: passammo in un lungo corridoio con tante porte di metallo, sembrava una prigione «Dove siamo?»
«Credi davvero che io te lo dica?» disse mentre cercavo di distruggere con i miei poteri le catene ma invano «Ti impediscono di usare i tuoi poteri» rispose accorgendosi di ciò e facendomi imprecare mentalmente.

Mi fece entrare in un luogo uguale al mio: a destra vidi i ragazzi bloccati a causa delle catene attaccate al muro mentre a sinistra c'era Logan agganciato ai polsi da altre catene. Mi catapultai verso di lui
«Logan svegliati, forza!» gli presi delicatamente il viso.

Quando aprì gli occhi, il ragazzo di prima mi afferrò saldamente e mi portò verso Allison, Dylan, Ginevra e Lucas con l'intenzione di bloccarmi come loro. Entrò un uomo alto e muscoloso dai capelli lunghi e biondi che si avvicinò a me «Ecco Megan Ross, la futura arma vincente dell'A.R.S.S» sorrise soddisfatto mentre lo guardai con odio «I tuoi poteri si sono risvegliati Megan?». «Non so di cosa stai parlando» dissi mentendo palesemente.
«Oh, non mi dire che eri appena uscita dall'Organizzazione perché stavi facendo una gita scolastica» mi intimò facendomi spostare lo sguardo verso Logan che fu raggiunto dall'uomo.
«Prenditela con loro, ragazzo, se non ammettono nulla" disse per poi appoggiargli un ferro incandescente sul petto per qualche secondo provocandogli un grido straziante "Basta!" gli urlai contro ma non mi ascoltò, né me né i ragazzi che si dimenavano invano, non si girò nemmeno.

L'adrenalina mi assalì. Nel momento in cui il ragazzo dietro di me stava per agganciare le catene al palo, gli schiacciai il piede e gli diedi una gomitata sul collo lasciandolo ai ragazzi che pur essendo incatenati non trovarono difficoltà nel fermarlo. Corsi verso l'uomo e gli saltai addosso circondandogli il collo con le catene ancora attaccate ai polsi. Mi spinse contro il muro, cercò di buttarmi a terra ma io ero avvinghiata a lui. Solo dopo lunghi e interminabili secondi che mi parvero ore, cadde soffocato. 

Andai verso il ragazzo moro senza sensi grazie ai ragazzi e gli presi le chiavi per aprire i lucchetti delle nostre catene e il telecomando per liberare Logan. Dylan e Lucas lo presero per le braccia ed uscimmo da lì.

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