"Ci proverò..."

Chiusi gli occhi e presi un respiro; cercai di immaginare di avere delle ali sulla mia schiena. Per la roccia era facile, mi era bastato indurire i pugni, ma ora dovevo immaginare un vero e proprio prolungamento del mio corpo…

“Aspetta, cos’è quello?” Disse la voce di Shime dietro di me.

“Sembra… un anello!” Gli rispose Pio.

“Cosa?” Dissi, aprendo gli occhi e girando per cercare di vedere cosa fosse comparso sulla mia schiena. Vidi con la coda dell’occhio un grosso anello, delle dimensioni della mia schiena, che volteggiava dietro di me, girando lentamente.

“Cos’è questo?” Dissi, ancora girando su me stesso cercando di vedere meglio cosa mi fosse comparso sulla schiena.

“Credo…” disse Shime “Credo che siano le tue ‘ali’, Sora.”

“Cosa?! E come dovrei fare a volare con questo?”

“Beh, provaci e vedremo.” Disse Pio, calma. “Prima di tutto, prova ad andare verso quell’albero e ritorna qui.” e indicò un albero ai lati del sentiero poco lontano.

“Ci proverò…” dissi, curvandomi per assumere la posizione di partenza.

Appena lo feci, sentii il disco ruotare più vorticosamente.

“Vado!” Esclamai, e partii alla massima velocità. Non sembrava che stessi volando, ma più che stessi correndo ad altissima velocità. In un batter d’occhio mi ritrovai davanti all’albero indicato da Pio e, non potendo fermarmi, saltai e poggiai le gambe sul suo tronco, preparandomi a saltare. Ammortizzai le ginocchia e il cerchio produsse uno strano suono, indicando che stava girando ancora più velocemente. Subito saltai, e con una capriola in aria mi ritrovai davanti a Pio e Shime, non cadendo per poco.

“Sora, sei stato velocissimo!” fu la prima cosa che disse Pio.

“Già,” continuò Shime, “sembrava ti fossi teletrasportato!”

Si fermarono a fissare di nuovo il mio occhio.

“É di nuovo rosso, vero?” chiesi.

Entrambi annuirono.

“Beh, per adesso lasciamolo stare.” Dissi, facendo sparire il cerchio, “Pensiamo ad andare verso la prossima città”

La città era grande e, soprattutto, fredda. Dovetti stringermi nel mantello per sopportare tutto quel freddo.

“Beh, speriamo che almeno nel Dungeon saremo più caldi.” dissi. Notai che la gente, anche se poteva vederci, non sembrava notare il nostro aspetto.

“Pio, come mai la gente non ci nota?” le chiesi, a bassa voce.

“Beh, forse credono che voi siate Demoni. In fondo, non conoscono le nostre genti. Oh, qui potremmo aprire il portale!”

Ci dirigemmo verso una zona meno frequentata, dove non potevamo essere disturbati, e Pio aprì il portale. Come pensavo, qui il freddo non era un problema, dato che ci dovevamo trovare metri sotto terra.

Questa volta i nemici erano degli Slime Glaciali, dal particolare colore blu.

“Sarà facile” disse Shime “basterà soltanto fare attenzione a quando li colpiamo, possono dividersi.”

“Beh, allora io mi tengo in disparte?” dissi, scherzando, a Shime.

Lui rispose con una risatina e mi fece cenno di andare per primo.

“Dopo di te…”

“Cerca soltanto di non colpirmi come l’altra volta, intesi?”

Come previsto, andò tutto liscio come l’olio. Mi chiedevo che tipo di mostro sarebbe stato il BattleBoss questa volta, e le mie domande ebbero presto una risposta.

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