Capitolo 17

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Lo so, non dite niente, c'ho messo un casino anche sta volta ma giuro non avevo proprio idee (T▽T)

-Elizabeth-

La sua presa è cosí decisa e il suo bacio cosí potente, non riesco a farne a meno.
Mi giro verso di lui e gli prendo il collo, lui mi avvicina a se ancora piú di prima e comincia a slacciarmi il vestito.
Gli tolgo la giacca, gli sbottono la camicia e scopro un corpo bello e muscoloso. Le mie mani non si trattengono e cominciano a viaggiare sul suo addome scolpito.
Ciel mi tira su facendomi aggrappare con le gambe e mi sdraia sul letto accanto a noi. Ora è lui quello incapace di trattenersi. Tolto il vestito mi resta addosso solo il completo intimo. Lui mi guarda scendendo lentamente seguendo la linea del mio corpo, prende uno dei lacci del bustino con i denti e comincia a slacciarlo mentre con le mani mi massaggia le cosce arrivando al bacino, un tocco cosí non lo avevo mai sentito prima. Adesso mi toglie anche il bustino e sale fino alla mia bocca che morde e bacia ripetutamente facendomi scappare un gemito. Mi guarda sorridente.
Con una mano gli accarezzo il viso, noto che non porta la benda e copre l'occhio con i capelli, non ci faccio caso per non rovinare l'atmosfera e prendo la sua schiena con le mie braccia facendolo sdraiare su di me.
-:Oh Lizzy:- dice lui con la sua voce profonda.
Ha un corpo cosí caldo.
Non respiro piú per quanto bello sia tutto questo.

-:Lizzy:- sento ancora.
-:Lizzy? Ti senti bene?:-

-Narrazione-

Elizabeth tornò con i piedi per terra. Ciel era ancora dietro di lei che le reggeva i capelli e la guardava con un espressione preoccupata.
-:È tutto a posto? Ti vedo smarrita:-.
Lei si girò verso di Ciel e lo guardó con aria stupita, si mise una mano sulle labbra pensando a quei baci. Si era forse immaginata tutto? Non riusciva crederci.
-:Lizzy?:-
Elizabeth si girò di scatto al suo richiamo -:Ah sí, no, ecco mi dispiace averti fatto preoccupare, sono solo un pò stanca per via delle nozze:- rispose lei con una risata un pò nervosa.
-:Se vuoi puoi restare qui fino a che non ti sentirai meglio:- ma Elizabeth rifiutò l'invito di Ciel con una scusa piú che accettabile.
Sebastian venne incaricato di riportare la ragazza a Londra e durante il viaggio ella scoppiò in un pianto silenzioso, stava forse impazzendo?

Arrivata a destinazione uscí dalla carrozza salutando sbrigativamente il maggiordomo e corse tra la folla senza chiedere scusa con chi si scontrasse di tanto in tanto.
Entró in casa e sbattè il portone d'ingresso con forza tale da spaventare chiunque fosse nelle vicinanze e corse fino in  camera.
Si chiuse a chiave e piangente scivolò lentamente sulla porta fino a sedersi per terra.
-:Non è possibile, no!:- disse  tra un singhiozzo e l'altro con una voce quasi inudibile.
-:Non possono aver ragione:- trovò un fazzolettino accanto a  sè e si asiugò le lacrime.
-:Ho bisogno di piú prove:-

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Richard aveva letto il fascicolo su Ciel e non era riuscito a trovare nulla di cui non fosse giá a conoscenza.
Gli dava molto fastidio fare quel tipo di ricerche, specialmente quando sapeva di non avere il tempo necessario da dedicarci.
Il lavoro e il matrimonio lo stavano soffocando di impegni e lui stesso non capiva come avesse trovato la voglia e la pazienza di leggere delle notizie sul suo collega, poi ripensò alla sua storia, di come morirono i suoi genitori e di come decise di vendersi l'anima, "vendetta" pensò, è sicuramente il motivo della sua azzardata azione, pensò al suo demone, un essere addirittura piú bravo di James, chissá quanto grande poteva essere la forza di un demone come Sebastian Michaelis.
L'ingegno di Ciel e la potenza di Sebastian erano un grande pericolo e Richard se ne era reso conto subito dopo essersi accertato della loro vera identitá, eppure, c'era qualcosa che non lo convinceva, non riusciva mai ad arrivare ad una giusta conclusione che potesse soddisfare la sua voglia di conoscere, era sempre certo che mancasse un pezzo molto importante su tutto ciò che riguardasse il Conte Phantomhive, come se lui avesse tra le sue grazie un ingranaggio piccolo ma dal potere immenso, e Richard voleva impadronirsi di quell'ingranaggio anche a costo della vita, tanto anche se fosse morto, sarebbe finito all'inferno, un luogo che non lo aveva mai spaventato.
Lasciò cadere sulla scrivania i documenti e andò in cucina a mangiare un muffin alla crema che aveva preparato James, senza fare caso allo sguardo arrabbiato di quest ultimo.
-:Padrone, quei dolcetti non sono per lei, la prego di non fare l'ingordo per favore:-
Il Conte guardò il muffin che ormai aveva giá morso e si ricordò che avrebbe dovuto portarli alla sua promessa per farglieli assaggiare, "Che scemo" pensò.
Amava davvero tanto Elizabeth, riusciva a sorridere per merito suo anche in momenti difficili come quello. Sospirò e si scusò.
Poi ebbe un'idea.
-:James, rimangono tre giorni al matrimonio giusto?:- chiese.
-:Due giorni e mezzo padrone:- rispose il maggiordomo.
-:Bene, toglimi qualsiasi impegno, che sia un indagine o un invito a cena, voglio avere questi pochi giorni completamente liberi:-
La richiesta di Richard fu un pò inaspettata, non aveva mai chiesto qualcosa di simile ma James non fece altro che accettare.
-:Yes, Master:- e aggiunse -:Cosa avete pensato di fare nel tempo che avrete a disposizione?:-
-:Voglio divertirmi e passare il tempo come avrei dovuto:- rispose il Conte.

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Intanto, in uno dei tanti Caffè di Londra, tre giovani ragazzi stavano parlando e assaggiando delle bevande in compagnia e tranquillitá fino a quando uno di loro disse -:Secondo me non ci ha creduto:-.
Non ottenendo nessuna risposta il ragazzo insistette-:Oi! Mi state ascoltando? Nina tu che dici?:- ma la raggazza non cambiò la sua espressione impassibile -:Paul, smettila di darmi fastidio con questa storia altrimenti mi metto ad urlare e ti faccio arrestare per molestie in luogo pubblico:- rispose lei riprendendo a sorseggiare la sua bevanda -:Mmh, che buona, gli umani ci sanno fare in fatto di cioccolata calda:- aggiunse lei con un sorriso impercettibile.
Paul capí che sarebbe sato inutile continuare a parlare con lei.
-:Oi, almeno tu sii d'aiuto qui Vivy-saaaan~:-.
L'altro ragazzo, anche lui con il suo cioccolato caldo tra le mani, lo osservò con uno sguardo quasi ghiacciato, poi, in una frazione di secondo, assunse un espressione benevola e disse -:Dovresti concentrarti un pò di piú sulla tua tazzina adesso, parleremo  di lavoro quando avremo finito, e poi non mi sembra il luogo adatto per discuterne:-
Paul si sentí rimproverato ma nonostante questo non tolse il broncio e bevve il cioccolato a sua volta -:Sappiate che vi odio:- disse alla fine sporco sulle labbra.

Kuroshitsuji/Black Butler-Il tempo passa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora