Non devo fidarmi. Parte 2

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Sapevo che era solo un sogno, anche se enormemente vivido, ma sapevo anche che il mio subconscio mi stava suggerendo di stare in guardia.

Senza accorgermene, mi ero affezionata troppo a lui, senza sapere il suo passato; senza sapere cos' era successo.

La situazione che si era creata in quelle mura stava diventando soffocante. Drew cercava di aprire un dialogo con Gabe. Gabe lo evitava. E io continuavo a non sapere nulla, costretta a guardare quella scena da fuori senza poter prendere le parti di nessuno.
Gabe aveva cominciato ad uscire dalla sua tana. Come un orso alla fine del inverno stava cercando provviste per poi tornare nella sua solitaria dimora. E intanto, come aveva fatto anche a pranzo, notavo che mi teneva d' occhio con la coda del occhio, come per controllare chissà cosa. Mentre a Drew, le poche volte che, per sbaglio, i loro occhi si incrociavano, aggrottava la fronte e gli lanciava occhiate di morte. Come se potesse con la telecinesi farlo diventare polvere; perchè era questo l' effetto che dava.
Mentre mangiavamo parlavano solo le forchette e i coltelli, che risuonavano nel coccio del piatto. Mi trovavo di fronte a Gabe e alla sinistra di Drew, quando Gabe prese in considerazione l' idea di non diventare muto a vita.
"Quando te ne andrai?"
Il mio cuore saltò un battito per lo spavento. Era la prima volta che gli aveva rivolto la parola.
"Quando mi avrai perdonato." Rispose. Lo guardò negli occhi.
Silenzio imbarazzante...
"Iniziati a costruire la tomba, perchè morirai qui allora..."
"Gabe, mi dispiace..."
Gabe batté il pugno sul tavolo, così forte che vidi le posate danzare in un ballo saltellante fino a ricadere a terra. Mi strinsi le spalle.
"Non. Dirlo."
"Gabe, per davvero perdonam..."
"Zitto! Non hai il diritto di chiedere il mio perdono! Non lo avrai mai!" In quel momento non volevo trovarmi nei panni del bicchiere che era nella mano di Gabe.
A quel punto le frasi si mischiarono tra loro, fino a diventare un tira e molla di parole sconesse.
"Ma se solo mi lasciassi..."
"Non puoi.."
Ti prego.."
"Come puoi pretendere..."

Continuarono così per un po'...
Io continuavo a guardarli impassibile, finché non mi stufai della cosa.
"RAGAZZI BASTA!"
Silenzio.
"Drew, credo che te ne dovresti andare."
"Cosa?! Helin, pensavo che tu volessi che le cose tra noi si risolvessero!"
"Ma se non sò neanche cos' è successo!"
"Gabe, diglielo dai."
"Davvero vuoi che lo sappia?" Rispose.
"Sò di aver sbagliato, e mi prendo tutte le responsabilità, quindi puoi anche dirglielo."
"Responsabilità?" Rispose. "Ora, ti vuoi prendere le tue responsabilità? E dimmi, Drew, cos' è cambiato? Un anno fa non mi sembra che ragionavi nello stesso modo."
"Gabe, sono cambiato."
"La gente non cambia."
"E tu? Non sei cambiato?"
"Si, in peggio. Per colpa tua.
Ma non credo che tu potresti cambiare in meglio."
"Dammi una possibilità!"
"No.
Troppo tardi.
Ora vattene."
"Mi uccideranno!"
"Almeno così non sarò io a sporcarmi le mani."
Lo guardai allibbita. "Gabe!" Lo rimproverai.
"Diglielo Gabe. Coraggio." Insistè.
"Lo farò."
"Quando hai intenzione di dirglielo."
"Quando vorró."
Drew sbuffò e si alzò da tavola.
"Me ne andrò solo quando glielo avrai detto."
"Guadagnare tempo non servirà a niente. Non cambierò idea." Rispose Gabe.
"...Ho fede."

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