Chapter Thirty-Seven

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Raggiungemmo l'ospedale in dieci minuti, nessuno di noi aveva aperto bocca, mi aveva solamente stretto la mano, per darmi sicurezza e coraggio.

Salii lentamente le scale, seguita da Ed. Percorsi il corridoio, fino a fermarmi davanti la porta dell'ufficio del dottore. Ed appoggiò la sua mano calda sulla mia spalle e mi sorrise. Presi un gran sospiro e bussai.

"Avanti." La voce del dottore si sentì da dietro la porta e il cuore accellerò i battiti. Avrei tanto voluto che in quel momento fosse occupato con qualcun altro o che non ci fosse stato. Non ero pronta per sapere come avrei dovuto affrontare quella situazione.

Afferrai la maniglia e aprii la porta. Il dottore alzò lo sguardo dai fogli che teneva in mano e lo posò su di me.

"Signorina Brown!" Sorrise. Ed ecco che mi stava rivendo su quel misero panino che avevo mangiato per pranzo. Mi sedetti in una delle sedie che stavano davanti alla scrivania del dottore, facendo un segno di saluto con il capo. Il roschio si sedette di fianco a me.

"Per favore, stavolta non scappi, Megan." Appoggiò i gomiti sulla scrivania bianca e unì le mani.

"Come sta mio padre?" Chiesi, ignorando quello che aveva detto in precedenza.

"Suo padre sta bene, Megan. Solo.. soffre di questo disturbo e lo può guarire la Signora Mcgran, la psicologa." Sbuffai sentendo il nome di quella donna, che fino ad allora non aveva fatto altro che ingarbugliarli di più i pensieri di mio padre, così da peggiorare la situazione.

"Domani potrà ritornare a casa." Se prima il mio cuore aveva accelerato i battiti, adesso di era fermato all' improvviso. Schiusi gli occhi.

"Dovrà aiutarlo, nonostante abbia una gamba fratturata. Fortunatamente il collo non era niente di grave e il collare non gli serve." Sentii un formicolio alle gambe e respirai a fatica.

"Ah! Cosa più importante." Continuò il dottore. "Dovrai accompagnarlo ad ogni sua seduta, ogni martedì e giovedì, l'orario non è importante, può andarci quando vuole." Finì, mostrando un sorriso, a parer mio finto.

Annuii e mi alzai.

"Arrivederci dottore." Mormorai, camminando verso la porta.

"Arrivederci Signorina Brown." Uscii dalla stanza, sentendo un "Salve" detto da Ed e successivamente lo sbattere della porta.

"Sarà un disastro." Dissi e il roschio mi affiancò.

"Ricordati che ci sono io." Afferrò la mia mano e la strinse nella sua.

***

Aprii la porta di casa ed entrai, lasciai lo zaino vicino all'attaccapanni e chiusi la porta. Entrai in cucina per prendere qualcosa da mangiare visto che a scuola non avevo toccato niente, il cibo della mensa mi ha sempre fatto schifo, letteralmente.

Aprii il frigo, cercando qualcosa, ma lo richiusi subito dopo perché era vuoto. Chiusi l'anta del frigo, ritrovando la figura di mio padre. Sussultai per lo spavento, non l'avevo visto prima.

"P-papà!" Mi portai una mano sul petto, cercando di calmarmi. Il suo sguardo serio, cupo..

"Devi aiutarmi a salire le scale, non c'è la faccio." Reggeva il suo corpo su delle stampelle. Annuii e si incamminò fino ad arrivare alle scale, mentre io lo seguivo.

Misi un suo braccio sulla mia spalla, mentre con l'altra sua mano si aggrappava alla stampella. Salimmo le scale e piano piano arrivammo in cima. Era pesante e le mie spalle e la schiena iniziarono a bruciare per lo sforzo fatto.

Gli aprii la porta di camera sua e una volta che fu dentro feci per andarmene, ma mi chiamò. Mi voltai, incontrando il suo sguardo pieno di odio.

"Ricordati che te ne pentirai di quello che hai fatto." Mandai giù la saliva e schiusi le labbra per dire qualcosa, ma mi precedette.

"Ora vai." Corsi nella mia stanza, chiudendo la porta alle mie spalle. Aprii il cassetto sotto la scrivania, prendendo una canna e l'accendino e mi avvicinai alla finestra già aperta. Mi sedetti sul davanzale e dopo aver acceso la "sigaretta" aspirai il più possibile, fino a quando la gola non iniziò a bruciare più del solito.

E in quel momento i problemi volarono via insieme al fumo che usciva dalle mie labbra, dandomi un senso di leggerezza. Era così bello sentirsi leggeri, senza nessuna preoccupazione, senza più nessun peso.

La testa iniziò a girare e così anche i miei pensieri nella mente. Aspirai l'ultimo tiro, e dopo aver buttato fuori il fumo, alzai la manica del mio maglione fin sopra le garze e chiusi gli occhi.

Premetti la canna ormai finita sulla pelle e strinsi i denti. Bruciava, ma non riuscivo più a sentire niente. Buttai il filtro, ormai spento, dalla finestra e mi stesi sul letto. Fissai il soffitto bianco, immaginando il sorriso luminoso e gli occhi color ghiaccio del roschio. Sorrisi. Uno di quei sorrisi sinceri, che ti fanno perdere il fiato, che ti rendono felice.

Il tempo passò velocemente e mi addormentai.

Sentii mancare l'aria, non riuscivo a respirare bene, così aprii gli occhi e cercai di mettermi seduta. Ma solo quando cercai di muovermi sentii le mani di qualcuno stringermi il collo.


Scusate se il capitolo è corto, prometto che il prossimo sarà più lungo.

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#imTorn29 xx


STUCK || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora