Capitolo 23✔

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''Provai a respirare, a razionalizzare, ma sentivo lo stomaco schiacciato, i polmoni che provavano a darmi aria, il cuore battere contro la gabbia toracica risuonandomi nelle orecchie."

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Owen's Pov

"Il cliente da lei chiamato è al momento irraggiungibile. Richiami più tardi."

È la quinta volta che provo a chiamarla, ma non risponde. La sua cavolo di segreteria risuona nelle pareti del mio stomaco, al posto della sua solita voce.

Avverto uno strano presentimento, come quando sei legato ad una persona tramite un filo invisibile e se lei soffre, soffri anche tu.

Mi aspettavo che una volta ricevuti i fiori mi avrebbe chiamato e avremmo chiarito tutto nel mio, e speravo anche nel suo, modo preferito ma il cellulare non ha mai squillato, da un giorno a questa parte.

Magari il fioraio ha sbagliato indirizzo e quei fiori di scuse non li riceverà mai, magari alla consegna lei non era in casa e l'ordine è tornato indietro e lei non lo avrà mai.

Oppure si è stancata dei tuoi giochetti, rincara la dose il mio subconscio.

Riprovo a richiamarla e l'odiosa voce robotica si sostituisce ancora una volta alla sua. Lancio frustrato il cellulare sul letto e mi tiro i capelli con le dita per la disperazione.

Non può ignorarmi per sempre, io non la mollerò.
È mia, tutto di lei è mio.

Il modo in cui il suo corpo si modella al mio per dormire, è mio; le sue mani audaci e inesperte, sono mie; la sua bocca che si muove in sincrono con la mia, è mia; il modo in cui facciamo sfiorare i nostri corpi in modo casuale, è mio; la sua pelle pallida e morbida, è mia.

Ogni suo movimento, espressione del viso, modo di fare o di dire, la sua lingua biforcuta e la sua voce al mattino sono diventati la mia quotidianità. Alla fin fine non sono cose chi sa quanto importanti, ma sono di Everthy Winter e già questo, è un motivo valido per adorarle.

Sblocco nuovamente il cellulare inanimato e sto per richiamare, quando mi arriva un messaggio che mi fa gelare il sangue, mancare la terra sotto i piedi, morire mille volte e ritornare in vita senza rendermi conto dei movimenti che faccio.

Da: Faith

Everthy è in ospedale, non so cosa sia successo, stiamo andando tutti da lei.

Headley's Pov

Il cellulare mi cade di mano e finisce illeso a terra. Lo raccolgo ancora sotto shock e con movimenti lenti lo poggio sul comodino.

«Headley? È tutto okay?»

Cara mi osserva con gli occhi spalancati dalla soglia della mia stanza, sa del mio problema con la rabbia ma ora non c'entra nulla.

Sento dolore, ma non è solo interiore, lo sento nelle ossa, nel sangue che mi defluisce dal viso al pensiero, lo sento nelle ginocchia che hanno ceduto e nelle mani di Cara che sono accorse ad avvolgermi il viso, lo sento nel freddo che mi congela ogni cosa.

Fa male, fa male ovunque.

«Headley? Headdy!»

Non riesco a crederci, non è possibile. Una bomba?

E mi sento così in colpa, per essermene andato, per averle lasciate sole. Non me lo perdonerò mai.

Ritorno in me, quando mi sento scuotere la spalla.

«Headley, cosa è successo? Ti prego, parlami.» sento la sua voce come uno schiaffo in pieno viso che ti risveglia.

«Everthy.» farfuglio, a bassa voce.

Le sue mani sono ancora intorno alle mie guance pallide, mi sembra vogliano trasmettermi il loro calore. Ne ho bisogno.

«Tua sorella? Cosa c'entra?» la sua voce è disperata, probabilmente non sono mai stato così, in queste condizioni.

Ho sempre avuto un certo controllo di ogni cosa, nulla deve sfuggirmi di mano e andare allo sbaraglio. Eppure, è accaduto. La bomba è esplosa. E non sarebbe dovuto accadere. Ma è successo perché me ne sono andato. Le ho abbandonate e le cose sono andate allo sbaraglio.

«Una bomba. Everthy è in ospedale.» provo a tenere un certo contegno ma, anche questo sembra sfuggirmi di mano, così come il tremolio delle mie mani. Così come le lacrime che abbandonano i miei occhi.

Gli occhi di Cara si allargano e risucchia un respiro.

La stanza è avvolta dal silenzio che cala quando accade qualcosa di brutto a qualcuno e non sai cosa dire. Non sai cosa dire e allora preferisci il silenzio al dispendio di parole inutili. E mi va bene, probabilmente è quello che merito: il silenzio. Preferirei cominciasse a blaterare come fa di solito quando è imbarazzata, almeno mi concentrerei sul baciarla per farla zittire e non sul vuoto interiore che sento, un buco nero che cancellerà ogni mio passo in avanti, ogni mia conquista, che risucchierà me e tutto ciò che di buono mi è intorno, riducendomi ad un semplice corpo umano, pieno solo di ossa e organi e vuoto di sentimenti e di anima.

Mi alzo dal pavimento freddo e porto con me Cara, offrendole le mie mani che afferra prontamente.

«Devo raggiungerle Cara, glielo devo.» sussurro.

«Lo so. Vengo con te, se vuoi.» aggiunge in fretta.

Magari non è il momento migliore per presentarla a mia madre e per girare per la città con una nuova ragazza, ma lei mi fa stare bene e un sostegno in più, specialmente il suo, non mi dispiace.

«Certo che voglio.» annuisco più volte per mostrarle che ci tengo. «Prenoto subito i biglietti dell'aereo.» così dicendo, sciolgo le nostre mani ancora intrecciate e lascio la stanza. Tenermi distratto col pc mi aiuterà a colmare il senso di impotenza che avverto nell'essere così lontano.

L'ironia della situazione non mi sfugge: ho fatto tanto per uscire da quella vita, quella realtà e ora sto per ripiombarci dentro, saltando nel vuoto. Il baratro è immenso e il fondo buio, non so cosa mi aspetta una volta che mi buttato, ma comincio a sentire l'adrenalina scorrermi nelle vene come energia pura.

Magari non sarà poi così male, o magari sì. Magari è uno sbaglio ritornare o magari no. Non resta che saltare.

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Ehi peopleeee
Siamo già al ventiseiesimo capitolo wow wow
Scusate nuovamente per l'attesa, spero non vi siate dimenticati di questa storia :c

Cooomunque, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo.
Vi fa piacere che Headley stia per ritornare? O, come lui, avete paura che succeda qualcosa ma rischiate lo stesso?
Ricordate di Commentare e votare.

Al prossimo capitolo babes
-Nene

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