Capitolo 7

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Angolo autrice:
Lo so mi sono fatta aspettare e mi dispiace, lo giuro mi dispiace. Ormai sono mesi che non pubblico più niente. E non ha senso dirvi che ho avuto problemi, insicurezze, difficoltà... eppure eccomi ancora qui a scrivere questa storia, sperando che sia rimasto qualcuno che abbia voglia di leggerla.

Il mare è in tempesta.
Le onde si infrangono minacciose sugli scogli bagnandola a volte in faccia.
Oppure non lo fanno e quelle linee che ha sul viso sono definitivamente lacrime, devono esserlo. Sono calde e lente. Divorano, solcano, bruciano.
Gli occhi fissano assenti la tempesta, apparendo nella luce grigio perla del cielo quasi neri; pozzi scuri, gelidi, lontani.
E la pioggia batte tic-tac tic-tac tic-tac.
E' in piedi sulla sporgenza mentre il vuoto sotto di lei grida chiamandola a se.
E sarebbe così facile lasciarsi andare e perdersi tra le onde. Ma morire sarebbe da codardi, perche è proprio il vivere che richiede coraggio.
Ma quanto è difficile, quanto è complicato, quanto è straziante muovere un passo dietro l'altro quando sai già che tutto ciò che ami e che hai amato ormai è perduto, schiantato, finito; quando resti solo tu in piedi su una sporgenza di pochi millimetri con il vento che cerca a tutti costi di farti cedere, precipitare, annegare.
Un picolo singhiozzo la squote e si perde nel rumore cullante della tempesta. Un fulmine tuona in lontananza e il suo mondo si riempie di luce biancastra.
Dall'attimo in qui ha pronunciato quelle parole nella stanza odorante sangue è come se tutto improvvisamente si fosse riacceso, come se ogni cosa fosse ripresa esattamente come si era stoppata. Pensieri vecchi le tornano in mente non riuscendo a ridiventare totalmente parte di lei, pensieri sciocchi, pensieri stupidi, pensieri dolci.
Nostalgia.
Per un certo senso le piacerebbe tornare a quando il dolore era minore. E la coscienza meno pesante, il tempo meno lento, e il cuore meno stanco.
Stanca ecco come si sente. Distrutta, depistata, centenaria.
Si preme le mani sul viso e fissa il mare, cercando di calmare la tempesta che si agita dentro di lei che come un'ragano devasta la terra.
Il tramonto illumina di grigio, facendo risaltare il ramato dei suoi capelli in maniera surreale.
Sente le gambe cedere e si mette a cavalcioni della sporgenza. Ulula il vento e spumeggia il mare, frusciano le fronde degli alberi e sbatte le ali coraggiosamente un gabbiano controvento. Kara è in silenzio.
E la pioggia batte tic-tac tic-tac tic-tac.
Il vociare dietro di lei si fa più forte, le grida più acute.
Una voce urla di rabbia, ed un'altra ride isterica.
E la pioggia batte tic-tac tic-tac tic-tac.
Un rumore di oggetti fracassati a terra.
Kara si alza, e corre il piu veloce possibile al casolare.
<< Ho dovuto farlo! Tu non l'avresti mai lasciata andare, tu non avresti mai rinunciato a lei >>
Kara entra lentamente e nessuno si accorge della sua presenza.
Un bambino piange in un letto, una donna è in piedi ridendo.
Brenda e altri quattro tengono fermo un ragazzo dagli occhi scuri.
<< Sporca puttana, io ti ammazzo! Tu per tutto questo tempo non hai fatto altro...>>
<< Fatto altro?! Sei tu che non hai fatto altro che usarmi per dimenticarti di una stupida ragazzina. Ma io ti volevo mio, come tu devi essere. E c'era un solo modo. Sapevo che non saresti stato così stupido da farmi rimanere incinta, e alllora perchè non usare qualcun'altro per fare quello che tu non volevi fare, tanto non avresti avuto una singola prova che il bambino non era tuo >>
Poi Helen si avvicina gli arriva vicinissima, Brenda e gli altri continuano a tenerlo fermo. Lei gli posa un bacio sulle labbra e gli sussurra con quel suo odioso tono da strega.
<< Tanto lei con te non ci torna >>
E la sua disperazione è così palpabile che quasi Kara andrebbe lì a consolarlo, a sussurrargli che va tutto bene, a dirgli che quella stronza sta solo dicendo menzogne; ma mentirebbe, perche quello che dice è vero. Lei non riesce più ad amarlo.
Consapevolezza veloce, istantanea, sciocca. Prova a ritrovare quell'amore che tanto l'ha animata, quell'amore che ha superato dolore, distanze, anni e difficoltà. E lo vede sfumato, sbiadito, cancellato. Un resisduo insignificante rispetto a quello che era una volta. E vede loro due: due ombre separate da un vuoto che mai potrà essere ricucito. Vede le lascrime sul viso di lui, e le sente sul proprio.
E la pioggia batte tic-tac tic-tac tic-tac.
Poi sente la rabbia di lui: cieca incontrollabile di chi è disperato, pronto a tutto.
Si libera dalla presa delle 5 persone che li tengo e si scaglia contro Helen.
<< Io ti ammazzo stronza >>
E qui Kara capisce che è il suo momento, gli si getta in contro.
Lo raggiunge quando ancora corre.
E collassano, sbattono, inciampano.
E c'è un abbraccio.
Ma non è come quegli abbracci passati pieni di promesse e speranze, no, questo è pura follia, disperazione, dolore.
E non c'è più amore in questa stretta, c'è solo rabbia, sale, elettricità.
Lui la stringe, le mani che tremano, il viso cosparso di lacrime.
E Kara lo abbraccia dall'amica che era, dalla sorella che è stata.
Niente di più, niente di meno.
<< Io...Io...Tu >>
<< Sshh... sshh >>
E si sente male ripensando a quello che sono stati insieme; e capendo come si sono ridotti adesso.
''Ero un bivio troppo ovvio per essere preso, una strada troppo semplice per essere imboccata. Ma ora sono lontana, andata, perduta, e per quanto veloce tu possa tornare indietro ci sono bivi che non si rincontreranno mai, treni che non passeranno più per te.
E amico mio.
Fratello mio...
Questo è quello che hai scelto, quello che hai voluto. Ed io sono quella piccola lucina che ti è stata sempre affinco, ma che poi piano piano si è spenta ed ora la mia luce è troppo poca per poter illuminare anche la tua di strada. Devo andare avanti, devo lasciarti affogare nelle tue lacrime, devo farti cadere...non riesco più a sorreggere entrambi.
E se fosse stato un altro momento forse sarei restata qui con te a morire esaurendo la mia luce per tenerti compagnia fino alla fine, per quanto vicina, e ti avrei sorretto finche avessi avuto un briciolo di forza in corpo.
E poi avrei pianto il tuo stesso dolore, condiviso la tua stessa sofferenza, sarei stata ore distesa sul tuo petto ad ascoltare il tuo cuore battere.
Ma non adesso, non più.
Ho perso il mio sorriso, la mia passione, il mio amore.
Resto solo un guscio vuoto, un pallida ombra di quello che ero una volta. Mi sento stanca, vecchia, saggia.
Siamo come come due poli magnetici dello stesso segno: per quanto cercherai di unirci saremo per sempre distanti.
Come il sole e la luna che si susseguono all'infinito senza incontrarsi, che si rincorrono da milleni senza mai raggiungersi.
E come il cielo e la terra nati per stare insieme, eppure perennemente divisi, condannati a guardarsi negli occhi senza mai potersi toccare.''
Tutti hanno lasciato la stanza un silenzio lugubre si perde nella semioscurita del posto.
"Se ne sono tutti andati. Ed eccoci qui di nuovo noi, sempre noi soli ad infrangere i nostri sogni migliori nei muri invisibili che ci separano. E siamo così vicini... eppure non siamo mai stati così lontani.
Noi... ancora noi, per sempre noi che alla resa dei conti ci ritroviamo peggio di come ci trovavamo all'inizio. E fa ridere, sì fa ridere. Ma se fa così ridere perché sto singhiozzando, se è così divertente perché le mie lacrime bagnano la tua spalla ancora una volta. Se è divertente perché entrambi stiamo piangendo. E piangiamo in vano. Soffrendo sopra i cocci ricordando come era il vaso prima. Tagliandoci le mani con i pezzi di cuore, quando invece dovremo andare via e dimenticare. Eppure siamo ancora qui, comunque qui legati ad un passato che non ci appartiene più, segregati in un presente che non riusciamo a vivere. Guardaci adesso. Che cosa siamo? Siamo il vuoto, il nulla, il caos. Siamo i naufraghi dispersi dopo la tempesta, i residui distrutti dopo l'uragano. Siamo quelli che hanno perso tutto e non hanno la forza per ricominciare, e restano immobili lungo il cammino non riuscendo più a muovere un passo né avanti né indietro.''
Lui le prende il viso tra le mani, lo avvicina il viso al suo come per riflesso, bisogno, istinto. Ma lei non può più. È da tanto tempo che non può più. Si scansa quel tanto che basta per fargli capire che è tutto finito, passato, chiuso. Un capitolo della loro vita terminato troppo dolorosamente per essere riaperto. Un lieto fine al quale mancavano poche righe, che però si sono perdute nel colore degli sbagli.
E anche lui lo capisce si rende conto Kara, lo ha sempre saputo però non voleva crederci, come si può credere a tutto questo?
''Che cosa siamo?"
"Niente"
Questa risposta suona dolorosa anche adesso, persino adesso. E sente quella piccola parte di lei che lo ha sempre amato, che in fondo non smetterà mai di amarlo urlare distrutta, spezzata, morta.
Si stacca da lui... non potendo più reggere quello che sono diventati: ombre, spettri, riflessi.
<<Mi dispiace >>
Lui non sa più rispondere, le mani strette a pugno di chi ormai non ha più niente da perdere.
E Kara se ne va.
"Girati a sarai perduta"
Muove un passo verso l'uscita, ne muove un altro e un altro ancora.
"Girati e sarai perduta"
E mentre va via, mentre si allontana si sente morire. Ogni parte di lei, ogni parte che gli è rimasta si stacca. Passo dopo passo, restano attaccate a lui, a quello che significava e che in parte ancora significa per lei. È come se non riuscisse ad andare via... legata a lui anima, cuore e corpo.
"Girati e sarai perduta" Ripete a se stessa oramai una litania senza senso.E mentre il suo spettro muove un passo dietro l'altro perdendo dietro di sé tutto quello che costituiva il suo essere, il suo spirito e la sua anima sono ancora legate a lui e ne accarezzano i capelli, cercano di asciugargli le lacrime, quelle lacrime che irrimediabilmente bagnano anche il suo di viso.
"Girati e sarai perduta"
"Ma quanto è difficile andare via, quanto è difficile non potersi voltare e guardare te, che in fondo sei sempre stato la parte più bella dei miei desideri, l'angolo più luminoso del mio sorriso, il pezzo più acceso della mia speranza. E che cosa sono senza di te?"
È insopportabile andarsene. Sente ogni passo più pesante dell'altro, ogni lacrima più dolorosa della precedente, ogni pezzo di anima che se ne va più importante. E continua a sentirlo dietro di lei il proprio sole la propria luce allontanarsi da lei.
"Girati e sarai perduta"
"Eppure sentirsi perduta con te è la cosa più bella che abbia mai provato, il sapere che eri lì solo per me, il capire che in questo baratro se cadiamo abbracciati non importa in che inferno precipitiamo, per noi sarà sempre paradiso. Sarà sempre vita, sempre amore"
"Girati e sarai perduta"
Eppure la tentazione è troppo forte e lui è ancora troppo vicino. Sente il suo sguardo sul proprio corpo che la osserva da lontano.
E si gira nella sua direzione, si volta un attimo a scrutarlo un ultima volta.
Il dolore è la stanchezza la travolgono rendendosi conto che oramai sono più di 24 che non dorme. Si sente cadere, precipitare, svenire.
"Il mio ultimo sguardo e verso di te. Dopo tutto quello che avevo promesso a me stessa il mio ultimo sguardo, il mio ultimo attimo di lucidità ti appartiene come sempre"
Distende un braccio nella sua direzione per poi precipitare a terra scompostamente

Never... (The Maze Runner fanfiction)Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin