Capitolo 11.

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Perché i modelli di Calvin Klein non dovrebbero esistere... - parte 1


A volte mi chiedo se gli australopitechi, che comunicavano a rutti e gesti - più o meno come fa James - non stessero meglio di noi, bipedi con il dono della parola (ma non sempre del cervello, a quanto pare). E le poche volte che un pensiero così insensato mi attraversa il cervello (ho la presunzione di averlo, io - e no, non avete il diritto di controbattere), generalmente penso che dovevano per forza stare meglio di noi.
Insomma, in fin dei conti a cosa servono le parole? Discuti per ore intere, e alla fine non concludi mai niente. Vai in Francia, dici che ti piace viaggiare, e quelli pensano che adori lavorare*, e ti sbattono a fare la cameriera in un McDonald. Ti arrabbi con il tuo fratellastro e, invece di tirarli un sano pungo sul naso, gli dici una cosa cattiva, che lo ferisce molto di più.
Perché, infondo, le parole servono più a fare casini, che a risolverli.

***

Oh, no.
Avrei dovuto saperlo che prima o poi mi sarebbe toccato il Discorso.
« Sai, preferivo che continuassimo a non parlarci. » sbuffai.
« Potremo continuare a non parlarci quando avrò finito il mio discorso. » replicò lei, inflessibile.
Alzai gli occhi al cielo e le rivolsi uno sguardo annoiato. « Mamma, perché devi farlo? Tanto lo sai che comunque continuerò a fare di testa mia. È solo una perdita di tempo e di pazienza per entrambe. »
Patetico tentativo di evitare il Discorso, destinato a non avere successo.
Mamma mi regalò una delle migliori occhiatacce fulminanti del suo repertorio. « Sai che cos'è che è una perdita di tempo e di pazienza, invece? Punirti, ecco cosa. Darti punizioni assurde che tu non rispetterai, e che non ti insegneranno niente, finendo solo per fare la parte della mamma cattiva. Questa è una perdita di tempo e di pazienza. »
Alzai le spalle. « Ok, allora non punirmi. Non sarò certo io a impedirtelo. »
« Sarei ben lieta di non doverti punire » replicò mamma, duramente « se tu ti comportassi da persona civile. »
« Io. » grugnii « Perché invece Draco è un esempio di condotta... »
"È incredibile come le persone vedano solo quello che vogliono vedere. Una figlia piantagrane con cui prendersela fa sempre comodo, un fidanzato stronzo, invece, è molto più facile ignorarlo."
Mamma strinse la labbra, con la solita espressione infastidita che assumeva quando qualcuno le segnava un goal. « Stiamo parlando di te, adesso. » feci per ribattere, ma il suo sguardo minaccioso fu sufficiente a farmi cambiare idea « Allora dimmi, se non approvi le punizioni, cosa dovrei fare per farti entrare in testa qualcosa? »
« Prova a infilarmi un bigliettino su per il naso. » proposi « Gli Egiziani riuscivano a sfilarci il cervello con delle pinzette; il processo inverso non dovrebbe essere troppo difficile. »
L'espressione di mamma mi fece pentire amaramente di averlo detto. « Ecco, vedi? » sbottò « È proprio di questo che stavo parlando! Non capisci mai quando è ora di piantarla di fare la bambina, e di comportarti da persona matura. Le punizioni sono per i bambini, Rose, per i bambini stupidi che non sono capaci di capire le cose. E tu le cose non le capisci. »
Oh, sì, certo, io ero Rose, Rose la stupida, Rose, quella che non capiva mai niente, Rose, quella che creava sempre problemi a tutti. Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, come una sorta di rivoltante pozione in un calderone troppo piccolo per contenerla tutta, e le lacrime rincorrersi dietro alle mie ciglia, spintonandosi per uscire dagli angoli degli occhi.
Era questo quello che pensava mia madre di me: pensava che fossi solo una stupida immatura. Talmente stupida che non valeva nemmeno la pena di spiegarle le cose. Talmente immatura che non valeva nemmeno la pena di ascoltarla.
Mia madre non solo ce l'aveva con me - cosa che, diciamolo, dopo sedici anni non mi faceva più molto effetto - ma mi disprezzava. Pensava che fossi una bambina stupida, che non capissi, che mi lamentassi senza sapere per cosa mi lamentavo. Non faceva nemmeno la fatica di sbattersi due bistecche alla fiorentina sugli occhi per non vedere i difetti dei suoi figli. O forse era solo che i miei difetti erano troppo evidenti.
"O forse è lei che vuole vederli." Suggerì una vocina, in un angolo del mio cervello "Ce l'ha con te perché tu non sei perfetta come lei, perché i tuoi Troll in pagella la fanno vergognare di essere tua madre, perché le note in condotta la fanno pentire di non averti data in adozione, perché il tuo comportamento la mette in imbarazzo davanti al suo nuovo fidanzatino... Magari ti odia sul serio. Magari ti vede solo come un ostacolo tra lei, Draco e la felicità. O magari le ricordi Ron, e per questo vorrebbe liberarsi di te..."
Non sapevo da dove mi venissero certi pensieri, ma se ne stavano lì, in mezzo alla mia testa, come lampeggianti lucine di Natale. Con la differenza che le lucine di Natale mettono allegria... almeno, mi mettevano allegria quando passavamo il Natale tutti assieme, io, mamma, papà e Hugo, alla Tana. Mi mettevano allegria quando la mia famiglia era ancora una famiglia...
Fu allora che scoppiai: letteralmente, saltai in aria come un petardo dello zio George. Ero stufa di tenermi tutto dentro, di avere sempre il posto della stupida, in quella famiglia dove evidentemente di posto per me non ce n'era proprio. Ero stufa, stufa di tutto.
« Perché, cosa c'è da capire? » urlai, così forte che sentii una fitta alla gola, come se qualcuno me la stesse strofinando con la carta vetrata « Dimmi, cosa diamine c'è da capire? Che tu e Draco vi amate tanto? Che preferisci lui a me? Che preferisci addirittura Scorpius a me? Grazie tante, lo avevo capito anche da sola! »
Mamma sussultò, ferita, come se la avessi appena presa a schiaffi. Ma si riprese in fretta. Un po' troppo in fretta, forse. « Lo vedi che non capisci? » esclamò « Come puoi dire una cosa del genere?! Come puoi anche solo pensare che io... »
« Lo penso perché è vero! » replicai, senza abbassare la voce di un decibel « È vero e se te lo dico ti incazzi perché sai benissimo che ho ragione, e ti senti in colpa! »
Mamma aveva il viso completamente rosso, ed i suoi capelli crespi sembravano svolazzarle attorno alla nuca come un'aureola di fili elettrizzati. « Cristo, Rose, ma ti senti quando parli?! Sei tu quella che dovrebbe sentirsi in colpa, per tutti i problemi che stai creando! »
« Ora ti penti di non aver usato un incantesimo contraccettivo quella notte, vero? » replicai, con crudele ironia.
Le mie parole caddero nel silenzio, e per un paio di secondi restammo a guardarci senza fiatare. Avevo gli occhi talmente accecati dalla rabbia e dalle lacrime che la vedevo a stento.
Mamma inspirò violentemente, tremando tutta - non capii se per la rabbia, o per qualcos'altro. « Rose, adesso basta. Hai passato ogni limite. »
Ricacciai indietro le lacrime, e mi costrinsi ad assumere un'espressione sarcastica. « Lo hai detto anche quando ho fatto cadere Hugo dalla scopa, quando mi sono picchiata con James a casa dei nonni e quando ho rischiato la sospensione per aver mandato a fan culo il professor Ferguson. » le ricordai « Oh, e anche quella volta ho marinato Storia della Magia e sono andata a fare shopping a Londra. »
L'occhiataccia che ricevetti in risposta diceva chiaramente "signorina Weasley, è pregata di smetterla di fare la spiritosa prima che mi scappi un Avadakedavra". Ritenni saggio seguire il consiglio, e smisi di enumerare le varie occasioni in cui avevo passato il cosiddetto limite, anche se avrei potuto andare avanti per ore: pareva che da quando ero nata non facessi altro che saltellare dentro e fuori da quel limite.
Mamma chiuse gli occhi e parlò lentamente, soppesando ogni parola sulla punta della lingua prima di lasciarla scivolare tra le labbra, come se non urlare le costasse uno sforzo immenso. « Posso capire che la storia con Draco ti abbia scossa. » disse « Ho cercato di darti del tempo per accettarlo, ho sorvolato sulla tua totale mancanza di rispetto nei confronti miei, di Draco e di Scorpius, ma adesso basta. Il fatto che tu sia rimasta ferita da me e Draco non giustifica più il tuo comportamento. »
« Grazie al cazzo, » sbottai « però Draco può fare quello che vuole e tu non gli dici mai niente! »
« Pensi che non litighiamo? » ribatté mamma, mandando allegramente a farsi friggere tutti i suoi propositi di non urlare.
« Non abbastanza, visto che siete ancora insieme! » sbraitai.
« Bhe, se la cosa ti disturba così tanto la porta è quella! » urlò lei, facendo scattare il braccio verso il buco bruciacchiato che era stato la porta di camera mia, prima che lei la facesse saltare in aria.
« Sì, me ne vado volentieri! » replicai.
Non so cosa mi fossi aspettata, forse credevo che mamma mi si sarebbe gettata ai piedi implorandomi di non andarmene, ma lei si limitò a stringere le labbra, e parlò con voce glaciale. « Bene, vattene. »
Quelle due, stupide parole furono come uno schiantesimo dritto al cuore.
Bene, vattene.
Non mi voleva. Certo che non mi voleva: aveva il suo Draco, perché avrebbe dovuto volermi?
Bene, vattene.
Si, me ne sarei andata. Non sapevo dove, ma non avevo intenzione di restare un secondo di più in quella casa.
Bene, vattene.
Quanto cazzo potevano fare male due fottutissime parole?
Restammo in piedi, a fronteggiarci, per quelle che mi parvero ore, ciascuna determinata a non distogliere lo sguardo per prima. Non c'erano neanche due metri a separarci, ma in quel momento mi sentivo come se tra i nostri piedi si fosse aperta un'immensa voragine.
E la cosa peggiore era che lei sarebbe stata felice anche senza di me. Me li vedevo, lei Draco e Scorpius, seduti sul divano del soggiorno, come una perfetta famiglia felice, che ridevano e brindavano con dello champagne, felici di essersi liberati di me. Me la vedevo, Hermione Granger, mia madre, che sollevava il suo bicchiere e, ridendo, esclamava. "A noi tre, ora che finalmente la pace è tornata in questa famiglia." E Draco si chinava su di lei e le mangiava la faccia con le labbra, mentre lei rispondeva al bacio con trasporto. E Scorpius suonava l'Inno alla Gioia al pianoforte. E...
La vera Hermione Granger, quella che stava in piedi di fronte a me, senza alcun bicchiere di champagne in mano, scosse il capo: sembrava stanca, quasi rassegnata, ma i suoi occhi emanavano la solita determinazione, quella determinazione che le permetteva di andare avanti ogni giorno con il suo difficile lavoro da Auror, di incontrare in ufficio il suo ex marito e far finta di niente, di cercare di ricostruire una vita sulle macerie del suo matrimonio, nonostante tutte le difficoltà. Avevo sempre ammirato mia madre per la sua forza, che tirava fuori nei momenti in cui una qualunque altra persona si sarebbe rintanata sotto le coperte a piangere. Avrei voluto che anche lei ammirasse me, almeno un po'...
« Da quanto tempo è che non parliamo un po', solo noi due? » chiese mamma, infine.
"Troppo." Pensai, amaramente.
Quando vivevamo da sole, senza biondini importuni tra i piedi, parlavamo spesso: probabilmente lo facevamo solo perché non avevamo nessun altro con cui parlare, ma sta di fatto che in quel periodo eravamo state molto legate. Ora, invece, non ci rivolgevamo la parola nemmeno il tempo necessario per dirci "buongiorno", al massimo ci sprecavamo per un "vaffanculo".
Sentii che le lacrime cominciavano a scivolarmi lungo le guance, e mi affrettai a voltare il viso, dandomi mentalmente della cretina. « Sei tu che hai cominciato. » sussurrai.
Stavo facendo di tutto per non guardarla in faccia, ma capii benissimo che aveva spalancato gli occhi in un'espressione a metà strada tra il sorpreso e l'offeso. « Io? Rose, vorrei farti presente che... »
« Si, tu. » la interruppi « Non mi hai detto niente di te e Draco. Non ti è mai importato di sapere cosa ne penso io. »
La sentii sospirare. « Non è vero, Rose. A me importa quello che pensi tu. » stavo per ribattere, ma lei mi precedette « Ho sbagliato a non dirti niente, lo so. Ma è stato un periodo molto complicato: la nostra relazione era sempre sul filo di un rasoio, e volevo essere sicura che sarebbe durata, prima di dirti qualcosa. E poi, bhe, poi avevi i GUFO, e non volevo distrarti dallo studio... » tipico di mamma - pensai, con una smorfia « Davvero, non volevo tenertelo nascosto, Rose... »
« Però lo hai fatto. » dissi, senza più riuscire a trattenere il pianto.
Ero stufa di fingere di essere forte, quando in realtà non lo ero. Non mi importava nemmeno della mia dignità, che stavo allegramente mandando a farsi fottere. Bhe, magari allegramente no, visto che stavo singhiozzando senza ritegno...
All'improvviso sentii le braccia magre di mia madre serrarsi attorno alla mia schiena, e, senza pensarci, mi ritrovai a stringerla anch'io, con il volto affondato nella sua spalla. Mi piaceva quella stretta: mi faceva sentire sicura, come quando ero piccola e andavo a rifugiarmi tra le sue braccia, dopo essermi sbucciata un ginocchio.
« Ho sbagliato, Rose. » sussurrò « Mi dispiace. »
Grugnii una specie di risposta, e affondai ancora di più il volto nell'incavo della sua spalla. Non c'era bisogno che dicessi altro: a volte le parole servono più a litigare, che a chiarire le cose.

Perchè sul campanello di casa mia c'è scritto Weasley-Malfoy?!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora