Capitolo 21✔

10.9K 470 104
                                    

Headley's Pov

*Due settimane più tardi*

La chiamo o non la chiamo?
Sì, la chiamo
E se non dovesse rispondere?
E se non volesse più parlarmi? Beh, ne avrebbe tutte le ragioni.

Sono le sette del mattino, sono appena tornato a casa dopo il turno e la mia mente è già tormentata dalle solite domande.
Stringo più vicino al mio petto Cara, mentre con l'altra mano reggo il cellulare inanimato col numero di Everthy inserito e pronto per chiamare.

Può sembrare una cosa da poco, si tratta solo di premere il pulsante verde e attendere, ma è quest' attesa a spaventarmi, questo vuoto che sentirò, l'ansia che mi attanaglierà lo stomaco impedendomi di respirare, il battito cardiaco incontrollato, a me che ho sempre tutto sotto controllo.

Ho paura possa chiedermi qualcosa della mia vita attuale e ho paura di risponderle che io qui sto infinitamente bene; che mi sono disintossicato da tutta la merda; che ho trovato questa ragazza, o meglio, è stata lei a trovare me e che è bellissima e fa la modella, ed è intelligente e affettuosa.

«Pronto?»
Una voce assonnata seguita da uno sbadiglio mi risponde al terzo squillo.

«Ciao, Everthy. Sono Headley.» dico a bassa voce, sia per non svegliare Cara addormentata sul mio petto, sia perché non voglio si accorga che sono insicuro.

Nessuna risposta dall'altra parte.

«Everthy? Ci sei?»

Sento il suo respiro a sbuffi dall'altro lato del telefono, penso abbia attaccato quando una flebile voce mi giunge  incerta.

«Ti odio.»

«Everthy, senti, mi disp-.»

Ma ormai è troppo tardi, ha chiuso la telefonata, facendo avverare ciò che più temevo, ciò per cui sono passate tre settimane senza farmi vivo con lei. 

E so non basterà un 'mi dispiace' o delle scuse per farmi perdonare, non basteranno mai. Conosco Everthy meglio di come possa conoscersi lei stessa, è testarda e mi farà sudare sette camicie prima di concedermi il suo perdono, è un osso duro, ma io lo sono certamente più di lei.

Giro il braccio per poggiare l'iPhone sul comodino e mi accoccolo più vicino a Cara che sbuffa leggermente, stringendomi nelle sue piccole mani.

Sento che abbiamo cominciato una battaglia, con Everthy sul fronte nemico. Non siamo alleati, non più, è contro di me perché si sente tradita e ferita e come darle torto. Potrei concederle un armistizio, deporre le armi e lasciarmi uccidere da lei -  accecata dalla rabbia e dal rancore - ma il mio e il suo orgoglio non me lo concederanno. So che lotterò fino allo stremo delle mie forze, so che la chiamerò fino a che non si sarà arresa a me e alla mia nuova vita e probabilmente, salterei anche su di un aereo per lei se fosse necessario.

Sì, propabilmente è la cosa migliore da fare. Anche se temo che ritornando lì il passato mi afferrerà coi suoi tentacoli, avvolgendomi completamente della sua disperazione e riportandomi giù, affogandomi, non facendomi respirare della mia nuova aria, quella a cui mi sto abituando poco a poco, quella che mi piace così tanto, per lei lo farò.

Troppi ricordi sono legati alla mia città natale, troppi ricordi in quel viale alberato, nei vicini, nel parco in cui giocavo da piccolo, troppi ricordi nella mia camera, nel letto e nell'odore che abbraccia la casa, nell'erba del giardino e nel divano.

Mi sono promesso di non dimenticarli, non potrei in ogni caso, ma di imparare a conviverci, e lo sto facendo.
Mi spaventa la facilità con cui mi sono abituato ad altre consuetudini, vicini, palazzi, viali alberati, letti e divani; ma è la facilità di cui ho bisogno per ricominciare da capo.

» False Brother «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora