68.

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"Svegliati, oggi andiamo in un posto speciale" sento qualcuno scuotermi appena la spalla, ma mi giro dall'altra parte, ignorando quello che probabilmente è Zayn.

"Hey" mi chiama di nuovo, ma ho troppo sonno per dargli retta.

"Va bene... Almeno fammi spazio" mi sposto leggermente contro la parete e lo sento stendersi accanto a me. Mi volto e apro gli occhi, sorridendo alla vista di Zayn che mi osserva.

"Era questo che volevi, mh?" inarca un sopracciglio e si mette sotto le lenzuola, poi mi attira a sé "vuoi restare qui tutto il giorno?".

"Sì" ridacchio e appoggio la testa sul suo petto. La sua mano mi accarezza la schiena, mentre io chiudo gli occhi. Se restare qui tutto il giorno significa stargli così vicino, accidenti se lo voglio.

"Te lo scordi" ride e inizia a giocherellare con i miei capelli, che ieri sera ho raccolto in una treccia ormai disfatta.

"Ma sto bene così" mormoro. Ha un buon profumo, anche se non riesco a individuare quale sia. Lo inspiro di nascosto, cercando di memorizzarne ogni particolare per quando non potrò più sentirlo, una volta tornata a casa.

"Ma devo portarti in un posto" apro gli occhi e alzo lo sguardo verso di lui, che sta sporgendo in fuori il labbro inferiore. Mi verrebbe quasi voglia di...

"Solo altri cinque minuti" rimetto giù la testa e mi stringo a lui, che sospira rassegnato. Le sue dita si muovono ancora delicatamente tra i ciuffi di capelli usciti dalla treccia, facendomi rilassare.

Come gli ho detto, però, cinque minuti dopo ci alziamo e, mentre lui esce dalla stanza, io vado a fare una doccia, per poi indossare un vestitino nero e truccarmi un po'. Per una volta sono soddisfatta quando mi guardo allo specchio.

"Sono pronta" annuncio, scendendo le scale. Trovo Zayn seduto al tavolo della cucina con il cellulare in mano. Non appena mi vede lo mette in tasca e si alza in piedi. "Uh, stai molto bene" mi dice.

"Grazie" afferro un biscotto dal piatto in mezzo al tavolo e gli do un morso, questo sarà la mia colazione "dove mi porti?".

"Sai che amo disegnare, giusto?" mi chiede, mentre mi fa strada verso la porta d'ingresso.

"Certo, dovresti avere anche una stanza dei graffiti da qualche parte" lo guardo interrogativa, cercando di capire se è davvero così.

"Piccola stalker" lo vedo alzare gli occhi al cielo e nascondere una risata "esatto. Pensavo di andare alla galleria di arte moderna che c'è qui vicino".

"Davvero? Sembra interessante" non sono sarcastica, per niente. Sono davvero imbranata quando si tratta di dover disegnare, ma l'arte mi piace. Riesce a suscitare in me diverse sensazioni e questa è una cosa che adoro.

"È una buona idea? Preferisci fare qualcos'altro?" beh, mi hai tolto l'opzione di rimanere sotto le coperte tutto il giorno, quindi...

"Certo che no, sarà divertente" gli sorrido. Prendo un respiro profondo quando lui si volta per aprire la porta. Non so letteralmente cosa potrebbe esserci là fuori.

"Non rispondere a nessuna domanda, sali in auto" mi avverte, prima di mettere piede fuori. Io lo seguo, in giardino ci sono solo tre o quattro uomini che ci osservano, puntandoci addosso gli obbiettivi giganteschi delle loro macchine fotografiche.

Tengo lo sguardo basso, mentre ignoro qualunque cosa stiano dicendo, proprio come ha detto Zayn. Non appena saliamo in auto, lui blocca le portiere e si volta verso di me. "Mi dispiace che tu debba subire tutto questo ogni volta" si scusa.

"Tu lo subisci ogni giorno, non so davvero come tu riesca a non impazzire" gli confesso. Mi sento a disagio persino quando è la mia famiglia a scattarmi foto, figuriamoci quando sono degli sconosciuti a farlo.

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