Troppe preoccupazioni

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Sangue.
Buoio.
Paura.
Mi afferrò  per un braccio e mi fermò la mascella con violenza.
Lacrime.
Cercavo di girare la testa per evitare il suo sguardo.
Ancora lacrime.
Spinse la mano e andai a sbattere contro il muro. La stanza diventava sempre più piccola. Ma non c' erano vie di uscita.
Erano sempre di più. Ma nessuno mi aiutava.
La testa mi rimbombava di pensieri. Ma nessuna idea.
Stavo per morire.
Tra le lacrime vidi un pugnale.
E sentii un dolore lancinante attraversarmi la pelle, la gabbia toracica e lo stomaco.
Tutto il mio corpo concentrato in quel punto.
Urlai.
Urlai con tutta la voce che avevo in gola e tutto il dolore che avevo nel petto.
Sbattei gli occhi per scacciare via le lacrime. Era quell' uomo. Mi aveva avvertito che mi avrebbe ucciso.

Mi colpì di nuovo. E ancora. E ancora. E ancora. E ancora...

"Helin!" Urlò. "Svegliati!"
Mi alzai di scatto e inspirai ed espirai velocemente.
Ero sudata. Avevo le lacrime agli occhi, e tremavo.
Mi misi seduta. Il divano mi aveva procurato un dolore alla schiena ma lo ignorai.
"Helin, che cosa è successo?!"
Lo guardai intontita.
"Niente... Era solo un incubo."
Che imbarazzo!
"Stavi urlando. Cè, non urlando ma gridando... Nel senso... A bassa voce ma, comunque... Ti succede spesso?!"
Ancora più imbarazzo.
"No.mai."
"Stai bene?"
"Lo stai chiedendo a me? TU stai bene?"
"Si. I dolori sono diminuiti e sono bello riposato... Ora, TU come stai?"
"Bene. Era solo un incubo davvero. Non vale la pena neanche sprecare tempo per raccontarlo, tranquillo."
"Non ti credo. Ma okay."
Non volevo dirglielo. Avrebbe subito pensato che era colpa sua. E poi, quando ci aveva minacciato lui era svenuto e non aveva sentito niente, e così doveva essere. Era già fin troppo preoccupato per me così, non serviva dirgli anche di questo, tanto già lo sapeva.
"Senti. Hai fame? Io tantissima. Ordiniamo una pizza?"

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