Capitolo 1

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Il mio nome è Eleonora Anastasia Caramell, e sì, sono la nipote del ministro della magia.

La mia famiglia da generazioni fa parte del mondo magico e da generazioni maghi e streghe al suo interno sono diventati personalità di successo assumendo cariche dello stato, diventando auror o "semplicemente" diventando presidi e insegnanti di importanti scuole di magia.
In quel momento però il mio cognome era famoso nel mondo magico dato che mio nonno, patriarca della famiglia, ricopriva appunto la carica di ministro della magia.

La mia famiglia è famosa anche per essere stata una delle poche ad essersi schierata contro voi-sapete-chi; nemmeno un membro è stato un mangiamorte.

Per questo motivo non ho più mia nonna che si era schierata apertamente e coraggiosamente contro Lui.
Dopo la sparizione di voi-sapete-chi e dopo il ritorno alla normalità, la mia famiglia era distrutta dalla perdita di mia nonna, ma non per questo si è indebolita, anzi.
Sono diventati più forti.
Ci chiamano anche la famiglia di ferro.
Siamo si di ferro, ma non pazzi purosangue.
Sono cresciuta con degli insegnamenti importanti: l'amore prima di tutto. Prima del sangue. Prima dello stato di sangue. L'amore nasce e ci fortifica. Nasce e porta felicità.
Può nascere tra un mago e una strega. Può nascere tra un mago e una babbana.
Può nascere tra un babbano e una strega.
L'amore non guarda in faccia a nessuno, ma guarda solo nel cuore di qualcuno.
Per questo la nostra famiglia ha sempre appoggiato l'amore tra qualsiasi stato di sangue.
Mia sorella è babbana.
Mia madre, che è una strega, prima di incontrare mio padre era sposata con un babbano, dal quale ha avuto una bambina, mia sorella.
Mio padre, figlio di Antonio Cornelius Caramell, invece è l'unico di cinque figli ad essere nato senza poteri, anche essendo purosangue.
Non abbiamo mai capito la ragione della mancanza di poteri di mio padre, ma anche se lui è un Maghinò, io, come la mia famiglia, lo amo lo stesso.

I miei genitori si sono incontrati e poi, dopo due anni, sono nata io in una fredda sera di dicembre in Italia.

Mi chiamarono Eleonora, un nome italiano come da tradizione.
Molte famiglie di maghi avevano tradizioni nel dare i nomi ai nuovi componenti; una famiglia, della quale mi aveva parlato mio padre, dava ai nuovi nati il nome di una costellazione. La nostra tradizione era invece quella di dare nomi esclusivamente italiani.

Sono nata e cresciuta in Italia in mezzo ai babbani. Per questo conosco tutto di loro, ma conosco tutto anche delle streghe e dei maghi. I babbani in una parola? Normali.

Ho sempre avuto una doppia vita diciamo: una babbana, in cui andavo in una normalissima scuola e parlavo l'italiano, e una da membro di una famiglia importante di maghi, in cui partecipavo a pranzi e cene di famiglia e non, in cui leggevo libri su libri di incantesimi e di storia della magia, e in cui parlavo inglese.

Ma basta parlare della famiglia.
Parliamo del fatto che a quel tempo avevo undici anni e che come da tradizione avrei dovuto ricevere la mia lettera per Hogwarts.

Dico avrei dovuto, dato che non avevo ancora dimostrato alcun segno di possedere magia.

La mia famiglia era comunque già in subbuglio: tutti emozionati, quando l'unica che avrebbe dovuto essere in fibrillazione doveva essere la sottoscritta.
Non fraintendiamoci, ero felicissima ed emozionata, ma non come mia madre che sembrava una bambina che riviveva ogni singolo momento di gioventù passata e raccontava la sua esperienza ad Hogwarts da Corvonero ogni tre secondi. O mio cugino e mia zia che raccontavano le loro da Grifondoro e da Tassorosso attraverso le lettere che mi spedivano ogni settimana dall'Inghilterra.
Di Serpeverde ne abbiamo avuti veramente pochi, e tutti molte generazioni addietro.

Dicono che quasi tutti i serpeverde diventino cattivi...e se...?
"Mamma?"
"Dimmi tesoro"
"Se fossi una Serpeverde cosa accadrebbe?"
"Se diventassi serpeverde la tua casa avrebbe una perfetta strega tra le sue fila, tesoro."
"Ma mamma io non voglio diventare cattiva."
"Oh tesoro, una delle poche cose che non sei è proprio quella."
"Sarebbe un disonore per la nostra famiglia...?" Ero terrorizzata dalla risposta che avrei potuto ricevere, amavo la mia famiglia.
"La nostra famiglia ti ama. Mamma ti ama. Papà ti ama. Tutti i tuoi otto zii ti amano. Tutti e tre i tuoi cugini ti amano. E tutto il resto della famiglia ti ama, babbani e non. Non conta la casa in cui verrai messa, conti tu e solo tu."

Quanto amavo mia madre.
Lei era la mia roccia, e anche se non faceva parte direttamente della famiglia Caramell, lei era il mio ferro.

Era una domenica di giugno come le altre, tranne per il fatto che ci aspettava un importante cena con i membri del ministero a Londra.

Così io e i miei genitori prendemmo un volo per Londra, da bravi finti-babbani. Mamma era brava nella materializzazione e nella smaterializzazione, ma era meglio non rischiare data la grande distanza.

Quando arrivammo era ancora pomeriggio e la macchina babbana che ci avrebbe portato alla Caramell Manor ci aspettava fuori dall'aeroporto londinese.

Amavo Londra. Anche se era grigia aveva quell'aspetto magico nel vero senso della parola.
C'era magia ovunque, sotto gli occhi dei babbani che però non se ne accorgevano nemmeno, per fortuna.

La villa di famiglia era fuori Londra, nella campagna inglese.
"Siamo a casa" dissi con un enorme sorriso.

Perché quella era la mia casa.
Con casa intendevo il luogo in cui c'era la mia famiglia, il mio cuore.

Davanti ai miei occhi si ergeva un cancello alto sei metri con un'enorme C sul davanti.
Il cancello al tocco di mia madre si aprì e la macchina entrò nel grande spiazzo adibito al parcheggio delle macchine degli ospiti.
Scendemmo dalla macchina e rimasi ancora una volta pietrificata davanti alla bellezza di quella casa.
Non c'era una volta in cui non mi sorprendesse; c'era sempre qualche dettaglio che mi era sfuggito in precedenza.

Ero così pietrificatamente felice da non accorgermi delle dozzine di elfi domestici che correvano indaffarati di qua e di là.

"Siamo a casa" disse mio padre

Entrammo nel grande salone accolti da Admir, l'elfo domestico che mi aveva accudita fin dalla culla.
Senza pensarci lo abbracciai, ero così contenta di vederlo.
"Oh padroncina Eleonora per Admir è un piacere vederla" disse il piccolo elfo visibilmente emozionato nel rivederci.

Da noi e da tutta la famiglia gli elfi erano trattati con rispetto e gentilezza. Admir però mi aveva ripetuto moltissime volte che la maggior parte degli elfi domestici veniva trattata peggio degli schiavi. Per questo Admir ci ringraziava sempre per la possibilità di vita da perfetto elfo domestico che gli avevamo offerto, si sentiva fortunato quel piccoletto.

"Dove sono tutti?" Chiesi elettrizzata
"Sono di sopra nel salone che vi aspettano, padrona"

E così nell'arco di tre secondi feci tutte e quattro le rampe di scale che portavano al salone per raggiungere l'intera famiglia.

Spalancai la porta con il fiatone alle stelle, ma non importava.
Avevo aspettato anche troppo per vederli.

"Eleonora!" Esclamarono tutti in coro

Corsi in braccio al nonno, che mi aspettava con le braccia aperte.
Mi ci vollero quindici minuti buoni per abbracciarli tutti, ma con grande soddisfazione ce la feci.
Non mi accorsi nemmeno dell'entrata dei miei, che nel frattempo avevano iniziato anche loro a salutare tutti.

"Gli ospiti arriveranno tra poco nonno" esclamò mio cugino Alessandro rivolgendomi un sorriso.

I miei tre cugini erano come dei fratelli per me, anche se avevano numerosi anni in più.

Così tutti decidemmo di dirigerci verso le nostre camere per prepararci all'evento.
Mia madre e mia zia Mariagrazia, l'unica figlia femmina del nonno, mi aiutarono a cambiarmi.

La zia mi aveva comprato un delizioso vestitino; mi arrivava al ginocchio ed era di un color rosa antico.
Sul davanti aveva una piccola rosa in rilievo, mentre sul resto del vestito erano state ricamate delle piccole rose. Era stretto sul corpetto per poi allargarsi leggermente finendo con delle grandi balze.

Ero estasiata.

"Oh zia è meraviglioso" le sussurrai tra le sue braccia
Mi diede un bacio sulla fronte e mi sorrise mentre usciva dalla porta della camera.

Tutto era pronto. Gli ospiti stavano per arrivare così scesi insieme ai miei cugini e ai miei genitori.
Eravamo stati tutti affidati ai miei.
"Non siamo dei bambini zia!"
Esclamò Filippo.
"Su su, niente storie." Disse mio padre cercando di mantenere il tono serio combattendo il sorriso divertito che minacciava di comparire sul suo volto.

Scese le scale, scorsi tra la folla che si era creata nel salone di ingresso un uomo alto con dei lunghi capelli biondi, quasi bianchi, accompagnato da una donna molto bella, con dei strani capelli: mezzi biondi e mezzi castani.

"Lucius." esclamò mio padre in tono serio

La stella nell'oscurità||Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora