L'aula magna era piena, ma sembrava trattenere il fiato.
La luce era bassa, concentrata solo sul palco. Le sedie occupate da studenti, professori, sconosciuti. Tutti con lo stesso silenzio rispettoso, come se sapessero che stavano per ascoltare qualcosa che andava oltre un evento universitario.
Jamie sedeva accanto a me. Era arrivato tardi, trafelato, con la giacca troppo larga per la stagione e i capelli ancora bagnati. Ma c'era. Questo bastava.
Il microfono gracchiò appena. Poi si fece il silenzio.
Nia salì sul palco con passo fermo, ma gli occhi lucidi.
Aveva un foulard arrotolato ai capelli e un vestito color senape che sembrava accendersi sotto le luci. Quando parlò, la sua voce tremava. Ma non esitava.
«Mi chiamo Nia. Sono figlia di due paesi che si guardano con sospetto. Cresciuta tra sguardi che volevano sapere da che parte stessi. Ma io non ho lati. Ho strati. E ogni strato, per anni, l'ho tenuto nascosto. Per non disturbare. Per non pesare. Per non sembrare "troppo" o "non abbastanza".»
La sua voce si fece più sicura.
«A scuola ridevo a battute razziste per non sembrare la solita che si offende. Mi stiravo i capelli per sembrare più 'presentabile'. Cambiavo tono di voce, modi di parlare, perfino le parole che usavo. Per adattarmi. Per sopravvivere.»
Fece una pausa.
Io sentii Jamie muoversi appena accanto a me. Non lo guardai. Ma lo sentii.
Nia si avvicinò al bordo del palco.
«Poi un giorno mi sono guardata allo specchio. E non ho visto più nessuno. Solo un'ombra di quello che pensavo gli altri volessero. Ho perso anni a chiedere il permesso di essere me stessa. Ma ora basta. Io non mi nascondo più.»
Un applauso si alzò, spontaneo. Ma Nia alzò la mano. Non aveva finito.
«A chi mi ha detto di abbassare la voce: ora parlo più forte.
A chi ha toccato i miei capelli senza chiedere: non sono un'esotica attrazione.
A chi mi ha detto che 'non sembro davvero nera': non sono qui per il vostro conforto.
E a chi, ogni giorno, mi chiede di scegliere: ho già scelto. Scelgo me stessa. Tutta.»
Fu allora che Jamie mi prese la mano.
Lo fece piano, senza guardarmi. Le sue dita scivolarono tra le mie come una richiesta che non sapeva come formulare.
Un gesto piccolo. Ma gigantesco.
Lo guardai di lato. Lo sguardo fisso sul palco, il respiro trattenuto. Ma negli occhi gli brillava qualcosa di troppo simile alle lacrime per essere solo commozione.
Era come se Nia avesse detto parole che lui non sapeva ancora pronunciare.
Era come se lui, attraverso quel gesto, stesse dicendo: "Anch'io. Anch'io sto cercando il coraggio."
Stringemmo la mano in silenzio. Niente di teatrale. Nessun abbraccio. Solo pelle contro pelle, in uno spazio pubblico.
Ma non avevo mai sentito Jamie così presente. Così vero.
⸻
Quando Nia scese dal palco, la sala esplose in un applauso. Non quello cortese, formale. Ma un boato. Di rispetto. Di riconoscimento.
Lei ci vide tra il pubblico. I nostri occhi si incrociarono.
E per un secondo, sorrise. Ma era un sorriso nuovo. Non quello che conoscevo. Era quello di chi si è tolta un peso che non era mai stato suo.
Jamie lasciò lentamente la mia mano.
«Non so come si fa,» sussurrò, senza staccare lo sguardo da Nia.
«A cosa?»
«A mostrarsi. A non nascondersi più.»
«Non si fa da soli,» risposi.
E allora, senza aggiungere altro, appoggiò la fronte alla mia spalla. Solo per un secondo. Solo per dire: ci sto provando.
⸻
La sala si svuotava piano, ma l'aria era ancora densa.
Come se le parole di Nia continuassero a fluttuare sopra di noi, ricadendo piano addosso a chi era rimasto, come neve lenta. Nessuno parlava davvero. Nessuno rideva. Anche i movimenti erano più cauti.
Io e Jamie eravamo ancora lì. Seduti, con le mani sulle ginocchia, le spalle vicine, ma senza toccarci.
Era strano come si potesse essere così insieme, eppure ognuno chiuso nel proprio silenzio.
«Non me l'aspettavo,» disse, infine, la voce roca.
«Nemmeno io.»
Si voltò verso di me. «Mi ha... trafitto. Ma in un modo buono. Come se servisse.»
Annuii. Non servivano troppe parole. C'era qualcosa nei suoi occhi che non avevo visto mai: un'assenza di difesa, come se avesse abbassato ogni corazza e non se ne fosse ancora accorto.
Era bellissimo.
Non perché fosse perfetto.
Ma perché, finalmente, non cercava più di esserlo.
⸻
Uscimmo tra gli ultimi. Fuori faceva freddo. Una brezza tagliava l'aria con delicatezza ma anche con decisione, come certe verità che si infilano sotto la pelle senza chiedere permesso.
Jamie mi porse la sua giacca.
«Tienila tu. Io sono ancora... acceso.»
Risi piano. Ma non era ironia. Era un modo per alleggerire il petto.
Camminammo senza meta. Nessuno voleva davvero andare a casa. La notte era ancora troppo viva per archiviarla.
«Quando ha detto che non vuole più chiedere il permesso di essere se stessa...» iniziò lui.
«...hai pensato a te?» conclusi.
Lui annuì. Guardava avanti, ma non vedeva davvero.
«Io non sono come pensano. Il tipo brillante, sicuro, che ha tutto sotto controllo. Mi sono costruito addosso quell'immagine perché... era più facile da gestire degli altri vuoti.»
Ci fermammo sotto un albero. Le foglie sussurravano sopra le nostre teste.
Jamie si voltò. I suoi occhi erano lucidi, ma non piangeva. Non più.
«A volte vorrei che mi vedessi prima che io decida chi essere.»
«Ti vedo, Jamie. Proprio adesso. Così. Senza aggiunte.»
Si avvicinò. Ma non per baciarmi. Solo per essere lì. I nostri corpi vicini, senza bisogno di consumarsi. Una vicinanza che bastava da sola.
«Ti fa paura tutto questo?» gli chiesi.
Lui inspirò a fondo. «Sì. Ma meno di quanto mi spaventa l'idea di non viverlo.»
⸻
Più tardi, tornati al dormitorio, ci sedemmo sul pavimento della mia stanza, spalle contro la parete. Le luci spente. Solo il riflesso della luna dalla finestra.
Nessuna musica. Nessun rumore.
«Quando è successo?» chiese, dopo un po'.
«Cosa?»
«Che siamo diventati qualcosa di vero.»
Ci pensai un momento. Poi sorrisi.
«Forse quella sera in cucina. Quando non mi hai toccata, ma mi sei rimasto addosso per giorni.»
Jamie chinò il capo. Un sorriso colpevole, dolce. Poi si sporse appena e mi sfiorò le dita.
Un altro tocco pubblico, stavolta privato.
Più potente di un bacio.
Più sincero di una dichiarazione.
Solo pelle contro pelle, in una stanza piena di silenzi.
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Between The Lines
Teen FictionEllie non cercava complicazioni. Jamie lo era fin dal primo sguardo. Convivenza temporanea, regole semplici: non farsi coinvolgere. Ma lui è troppo vicino, troppo sicuro, troppo... tutto. Ogni gesto tra loro è una sfida silenziosa. Ogni sguardo dura...
