Capitolo 44- You are my everything

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Eccoci qui,
in piena estate e presi di caldo.
Da me ci sono 39 gradi, da voi?
Ma finalmente ecco a voi il capitolo...
Leggetelo con attenzione. 
E' uno dei miei preferiti.

Buona lettura.

Michael

Quanto poteva essere dolorosa la morte?

Nell'arco di quella giornata mi ero posto quella domanda almeno centinaia di volte, ma non avevo trovato delle risposte, perciò, anche se mio fratello stava combattendo tra la vita e la morte, mi recai in una chiesa sperduta e pregai per lui.

Non andavo in chiesa da quando ero piccolo, tuttavia quel giorno sentii dentro di me di prendermi dei momenti solo con Dio.

Era sera tardi e dei dottori che non conoscevo, stavano operando Steve in quella grande città. Avevo chiamato i miei genitori, ma non erano arrivati.

Mi avevano avvisato che avrebbero presto il primo volo per raggiungerci anche se questa volta mio padre non avrebbe potuto operare suo figlio.

Non sarebbe andata come con la mamma.

Frettolosamente raggiunsi l'unica chiesa nelle vicinanze e mi sedetti in una di quelle panchine vuote dato che non era orario di messa e pregai in silenzio.

«Fa che si svegli, Signore. Non riesco a vivere senza di lui. È mio fratello e non deve morire. Non può morire. È troppo giovane. Lui non ha nessuna colpa».

Ripetei quelle parole per una ventina di minuti, quando poi qualcuno poggiò una mano sulla mia spalla e mi richiamò. Sudato e in apprensione, mi voltai e mi accorsi che c'era un prete dietro di me.

«Cosa ti porta qui a pregare, ragazzo mio. Vorresti farlo insieme a me? Vorresti parlarmi di qualcosa in particolare?»

Alla sua richiesta fui scettico, ma forse questo prete avrebbe potuto consolarmi e confortarmi.

Gli feci spazio e lui mi regalò un sorriso sincero.

Dopodiché alzai gli occhi verso quel crocifisso che, forse avrebbe ascoltato ogni mia parola.

«Cosa ti è successo ragazzo?»

«Mio fratello è in fin di vita. Oggi c'è stata una sparatoria e lui è rimasto ferito. Spero solo... che il proiettile non abbia colpito il cuore...» cercai, quasi senza respiro, di spiegargli quello che era accaduto.

La mia voce si incrinò sulle ultime parole.

«Oh, ragazzo mio. Mi dispiace», il prete fece un segno della croce e osservò rapidamente il crocifisso sopra l'altare.

«Ho pensato che venire in chiesa mi avrebbe fatto impazzire di meno, invece sarei dovuto restare ad attendere in quella sala. L'operazione richiede molte ore e non me la sentivo di stare tra quelle quattro mura bianche ad aspettare i miei genitori e a piangere sulla spalla della mia ragazza», rivelai con lo sguardo rivolto verso il crocifisso.

Sentivo lo sguardo scrutatore del prete su di me, ma non riuscivo a distogliere gli occhi dal Cristo in croce.

«Come siete finiti coinvolti in quella sparatoria?»

Non potevo mentire.

Ero in chiesa.

Avrei fatto peccato.

Presi un bel respiro e rivelai soltanto la verità.

«Perché abbiamo provato a metterci contro il più pericoloso di tutti».

Il prete socchiuse gli occhi, poi lentamente li riaprì.

«Ti senti in colpa?»

Cazzo. Come era riuscito a leggermi dentro?

Unattached - Senza LegamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora