12

69 4 0
                                        

Joseph's Pov

Sembrava una scena molto divertente, peccato che Giovanni non le staccava gli occhi di dosso. E anche le mani.
Lei non ci vedeva malizia, quindi continuava a ridere con loro. Accennai un piccolo sorriso ma sotto sotto mi rodeva un po'.

- Fratè? - mi richiamò Salvatore riportandomi alla realtà. - Stai bene? Sono due ore che la guardi. -

Lo guardai per un attimo per poi riportare lo sguardo sui ragazzi.

- Fratè... - ripeté lui lentamente.

- Che c'è, che c'è...? -

- Stai a rosicà forte. -

Mi voltai a guardarlo. Lo fulminai con lo sguardo, ma in fondo aveva ragione.

- Ti si legge in faccia proprio. -

- Non sapevo avesse stretto così tanto con Giovanni. -

- È impossibile non legare con Giovanni, è bello, simpatico, gentile... -

Lo fulminai di nuovo, però purtroppo in fondo aveva ragione. Giovanni non era solo bello, era pure buono, un pezzo di pane. Era perfetto. Se fossi stato una ragazza probabilmente avrei guardato soltanto lui qui dentro. Non avrei mai notato Joseph.

I miei pensieri vennero distratti dalla figura di lei che mi sedette accanto, ancora con l'affanno, ma col viso sorridente mentre guarda ancora i ragazzi rincorrersi. Salvatore mi guardò malizioso e poco dopo ci salutò.

- Sembrano dei bambini felici. - disse.

Il suo sorriso poco dopo si spense.
Mi si sistemò accanto, facendo sfiorare le nostre gambe.

- Alla fine il tuo inedito? L'hai finito? -

- Mancano gli ultimi dettagli da perfezionare ma credo di esserci. -

- Immaginavo, per questo non eri presente alle ultime due lezioni. -

Non mi dispiaceva sapere che aveva notato la mia assenza.

- Si, proprio per questo motivo. Parteciperò alle prossime, ormai non ho più scuse. -

Vedevo che cercava di parlarmi in qualche modo. La produzione dell'inedito mi aveva rubato così tanto tempo che per una settimana non avevo avuto modo di parlarle o sederle anche accanto a tavola.

- La notte lavoro fino a tardi e spesso non riesco a svegliarmi per le lezioni mattutine. Mangio qualcosa di veloce e poi corro alle lezioni pomeridiane... La sera riprendo a lavorare... È un caos assurdo. -

Mi guardava in maniera comprensiva ma non sembrava sapere bene cosa dire. Sentivo dell'imbarazzo, del disagio tra noi, che non c'era nemmeno la prima volta che ci siamo conosciuti.

Però rispose, accennando un sorriso.

- Tu a differenza degli altri lavori completamente da solo sui tuoi pezzi. Lo capisco benissimo perché anche io faccio così e immagino quanto possa essere complicato e complesso come processo. - iniziò abbassando lo sguardo sulle mani. - Tutto il tuo lavoro verrà senz'altro premiato. Sei il maestro, no? -

Queste due parole mi ricordarono quando ci ritrovammo soli in sala prove, lei fra me e il pianoforte. Un formicolio risalì nel mio stomaco.

- Vale iniziò a chiamarmi così... L'avresti adorata. -

Genesi¹¹¹ / Holden. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora