-Ti prometto che saremo felici.- sussurrò la donna nel mio orecchio, massaggiandomi dolcemente la schiena e cercandomi di rassicurare.
-Ma io lo sono già.- non volevo pesarle questo viaggio ma volevo spingerla a ragionare e a ricordare i tantissimi momenti felici con papà. A scuola, mi vantavo molto della mia famiglia: così unita, magica e piena d'amore, spiegavo ai miei compagni. Ma forse mi sbagliavo.
-Tesoro, io amo tuo padre ed è proprio per il troppo amore che mi devo allontanare da lui, per non distruggere tutto quello che abbiamo costruito fino ad oggi. La nostra storia è già stata scritta ed è tempo di voltare pagina.- spiegò mia mamma, baciandomi di tanto in tanto.
-Mi dispiace mamma ma sei arrivata troppo tardi. È stato già distrutto tutto, incluso me, la vostra copia.- non riuscivo a sopportare altro di quello che diceva. Rabbia e paura combattevano dentro di me per cercare un vincitore; l'unica cosa di cui avevo la certezza è che sarei stata io a perdere.
Mi alzai di scatto e corsi lontano da lei.
Mi facevano male le sue parole: amavi troppo mio padre? Bene, vivevi con lui. Non si scappa per amore. Che razza di ragionamento era il suo.
Chiusi violentemente la porta del bagno e mi lasciai scivolare lungo tutta la lastra di legno. Mi accasciai sul pavimento con le gambe raccolte dalle mie mani e la testa in mezzo a queste due.
E intanto le lacrime scendevano ininterrottamente solo al pensiero di abbandonare qui tutte le persone che amavo per uno stupido capriccio di mia mamma.
Mio padre era l'uomo della mia vita perché nonostante tutto mi riusciva sempre a comprendere e mi aiutava in tutto: amore, amicizia, famiglia, scuola.
Sebbene lui fosse così chiuso in se stesso, permetteva sempre alle persone che amava di riuscire ad aiutarlo e io lo facevo con piacere. Ma mia mamma se ne era dimenticata da un po di tempo e questo provocava in me tanto dolore.
JORGE POV'S
-Ehy Bro, il pranzo è pronto!- le felici grida di mio padre mi distolsero l'attenzione dallo schermo del PC e mi ricordavano del pranzo in tavola.
-Arrivo papà, arrivo.- feci un respiro profondo e spensi il computer. La fame stava divorando il mio corpo e dalla cucina sentivo un ottimo profumino di pollo alla salsa barbecue, ossia la sua specialità.
Scesi di corsa le scale, ormai catturato dall'ottimo odore che emanava quel pollo. Quasi come essere comandato da un robot elettronico. Quando scesi la rampa di scale, vidi mio padre saltellare da un fornello all'altro come una ballerina di danza classica.
Dio, se non era umiliante.
-Hey papà, mi hai chiamato per pranzare o per vomitare? Calmati, amico.- sul serio, pensavo avesse bisogno di uno psicologo. Di solito, non era così anzi tutto il contrario, giuro.
-Figliolo, coraggio siediti. Stai per mangiare il miglior pollo di sempre, perciò prepara il tuo stomaco perché ci sarà da mangiare!- mi avvertì l'uomo con un tono di voce pari a quello di un sedicenne. Cazzo papà, calma gli ormoni: hai 40 anni.
-Come mai tutta questa felicità?- gli chiesi mentre cercavo di pulire il pollo nel mio piatto. Non smetteva di ridere e la cosa mi preoccupava molto. Spero tanto che non si sia cacciato nei guai come l'ultima volta con il *gamepower2000: l'aspirapolvere che aspira tutto!* . Quel giorno, dovemmo mettere in mezzo gli avvocati per il risarcimento!
-È così evidente?- mi domandò con un'espressione che divenne seria in un battito di ciglia. Frena papà, ti ho solo domandato una cosa, non ti ho chiesto se hai rubato o ucciso qualcuno.
-Abbastanza, direi. Spara dai.- lo incitai a parlare con me. In fondo, era pur sempre mio padre e fu lui a farmi superare le audizioni per entrare nella squadra di calcio alle superiori ed è grazie a lui se ero il capitando della mia squadra.
-Tra qualche ora conoscerai Liz.- esclamò quasi come se fosse un bambino mentre scartava il suo regalo la sera di Natale. Imbarazzante assai per un uomo come lui.
-Liz, la nuova governante? Grande papà, la mia stanza è un vero porcile!- gli diedi la mano per battere il cinque. Chiedevo una governante personale da un mese e con i soldi che avevamo, potevamo permettercela.
-Come sei spiritoso, ma no. Liz, la mia compagna. Arriverà qui domani insieme a sua figlia.- gli comparve un sorriso che si allargò fino a sopra le tempie. Adesso si che dovevo sistemare la mia stanza.
-Ah, ed era nei vostri progetti?- chiesi infilandomi il boccone di pollo nella bocca.
-Al momento, non direi. Ha litigato con il marito e non sa dove andare. E poi, mi ha detto che verrà anche la figlia che dai suoi racconti pare alquanto carina, perciò eh.- e ammiccò l'occhio come quella faccina di Whatsapp che fa l'occhiolino.
-Papà, piantala.- gli diedi una leggera pacca sulla spalla e arrossì abbassando lo sguardo. Ma cosa cazzo stava dicendo!?
-Uh, lei è una ragazza un pò particolare: non ha preso molto bene la storia della separazione e quindi...cerchiamo di farla sentire a proprio agio.- si raccomanda mio padre prima di togliermi il piatto sotto gli occhi.
-Ehy, ma io ancora non ho finito!- lo informai riferendomi al piatto di pollo.
-Tieniti in forma, figliolo!-
-In forma un cazzo.- borbottai.
MARTINA POV'S
-Martina, sveglia.- tuonò la voce candida di mia madre dall'altro lato della stanza.
Non so come ma mi addormentai e, distesa sul mio letto, mi svegliai.
Non ero pronta per lasciare tutto e ricominciare. Papà, i miei amici, la musica, il mio fidanzato. Avevo tutto qui, ma tutto stavo perdendo.
Mugugnai e mi voltai con disapprovazione dall'altro lato del letto incurante del fatto che saremo dovute partire per una *nuova vita insieme*.
-A che ora è previsto il volo?- le chiesi tirando fuori la testa dal cuscino e strofinandomi gli occhi.
-Dio, Martina...abbiamo il volo tra meno di mezz'ora! Coraggio, alzati.- mi tolse le lenzuola del letto e questo provocò qualche brivido di freddo.
Mi feci una doccia alla velocità della luce e raccolsi i capelli in qualcosa chiamata *coda*. Tutto poteva essere tranne che una coda di cavallo.
Gettai velocemente la valigia sul letto e la riempì di tutti i vestiti che avevo nell'armadio insieme a spazzolino, profumo, trucco e caricatore del cellulare.
-Addio Los Angeles.- chiusi la porta di casa e gettai all'aria tutti i miei progetti futuri. Iniziai a piangere.
Arrivammo sane e salve nell'aeroporto. Tra due minuti avremmo dovuto effettuare il check-in e per ora il viaggio prometteva bene.
Decisi di avvertire i miei amici appena giunta a Buenos Aires, sarebbe stato più semplice per me mentre ora papà dovrebbe aver letto la lettera che gli ho lasciato sul mobile in cucina.
"Caro papà,
non sono per niente d'accordo con questa decisione ma devo rispettarla e andare avanti. Nessuno potrà mai occupare il posto che hai tu nella mia vita. Ti cercherò sempre, te lo giuro. Io ti voglio bene.
E chiamami di tanto in tanto: ho bisogno della tua voce e delle tue coccole.
I miei più sentiti abbracci, Martina."
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Questo è il capitolo più lungo che io abbia scritto in tutta la mia vita, giuro.
È molto triste vero? Spero vi sia piaciuto.
Grazie per averlo letto.
Bacii❤
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Wherever You Are
FanfictionQuesta è la loro storia ed io ho deciso di condividerla con voi. Leggete, per capire.
~> Two. <~
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