22. ℭ𝔞𝔶𝔡𝔢𝔫

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Paura.

È una parola che ho sempre odiato.

Fin da bambino, la paura è stata il mio peggior nemico, il sentimento che ho disprezzato più di ogni altro.

Non sopportavo l'idea di essere visto come debole, fragile, indifeso.

Non potevo permettere che gli altri vedessero i miei momenti di esitazione, le mie insicurezze, i miei timori.

Così, li ho nascosti.

Li ho schiacciati.

Li ho seppelliti così in profondità dentro di me che, con il tempo, ho imparato a credere di esserne immune.

E per farlo, sono diventato una grande testa di cazzo.

Ho imparato a ridere di tutto, a fingere di non prendermi mai sul serio.

Ho affinato l'arte della provocazione, del sarcasmo, della spavalderia.

Ho fatto di tutto per mostrare agli altri che nulla poteva toccarmi, nulla poteva farmi vacillare.

Ma ora ero qui.

Davanti a un altare.

E per la prima volta in vita mia... avevo paura.

No, non paura.

Terrore.

Un terrore che mi stringeva il petto come un nodo soffocante, che mi bloccava il respiro, che mi faceva sudare freddo sotto gli strati della mia giacca.

Sentivo il tessuto pesarmi addosso come una prigione.

Dannazione.

Odiavo mio padre.

Lo odiavo per avermi messo in questa posizione.

Odiavo il modo in cui si era preso gioco di me, il modo in cui aveva deciso della mia vita senza il minimo riguardo per ciò che volevo davvero.

Odiavo il suo ghigno compiaciuto, il suo sguardo soddisfatto mentre mi guardava impalato come una statua davanti a tutti.

Ma più di tutto...

Avevo paura per Mireya.

Avevo paura che, legata a me, non avrebbe mai potuto essere felice.

Ero un disastro.

Un impulsivo.

Un arrogante.

Un uomo con troppi scheletri nell'armadio e troppe cicatrici dentro per poter offrire qualcosa di buono a qualcuno.

E ora dovevo essere il suo marito.

Mireya meritava di più.

Molto di più.

Deglutii a fatica, cercando di concentrarmi su qualcosa, qualsiasi cosa che potesse farmi uscire da questo vortice di pensieri.

Thorian si sistemò la cravatta accanto a me, con il suo solito sguardo composto e imperscrutabile.

I suoi capelli biondi erano perfetti come sempre, pettinati all'indietro senza un singolo filo fuori posto.

Il suo sguardo era fisso sull'entrata della chiesa, completamente concentrato.

Sembrava impassibile.

Indifferente.

Io, invece, sentivo il mondo ribaltarsi.

Quando provai a girarmi per guardare la navata, un'ondata di vertigine mi colpì in pieno.

La vista si offuscò.

The prince of shadows: A light in the dark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora