5. IL COMPLEANNO DI NICE (seconda parte)

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Si sarebbe aspettato di tutto Paride, ma di certo non quello che aveva davanti in quel momento

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Si sarebbe aspettato di tutto Paride, ma di certo non quello che aveva davanti in quel momento.

Trovarsi Nice a ballare su uno dei tavoli, evidentemente alticcia, con una miriade di creature Ginervaviane attorno a guardarla e battere le mani a ritmo, gli diede una miriade di sensazioni contrastanti che Paride preferì non fermarsi ad analizzare. Ora sì che avrebbe volentieri dato un cazzotto a qualcuno, specialmente a tutti quegli elfi accanto al tavolo che non la finivano di fissarla.

Oh, se solo gli avesse avuti tra le mani... Paride gli avrebbe fatto dimenticare persino il loro stesso nome.

Ma la cosa più assurda di tutte era che Nice stringeva tra le braccia un nano dall'aria tutt'altro che entusiasta. Era evidente che lo stava costringendo a ballare, ma lei non sembrava nemmeno accorgersene. Lo sollevava e lo faceva roteare in aria come se fosse un giocattolo, mentre il nano urlava disperato, con il volto pallido e il corpo rigido, come se da un momento all'altro fosse pronto a rigettare tutto quello che aveva nello stomaco.

Paride lo riconobbe subito. Era Unghiasecca, uno dei trafficanti più ricercati di tutto il loro regno.

«Andate a cercare Artemisia. Io mi occupo di lei,» ringhiò Paride tra i denti.

Aristide, visibilmente irritato, lo bloccò per un braccio. «Cosa ti importa di quella. Cerchiamo mia sorella e basta.»

Paride non si preoccupò nemmeno di rispondergli. Con un movimento rapido e secco, si liberò dalla presa del cugino, scostando il braccio quasi con rabbia.

In quel momento aveva in testa solo una cosa. Nice.

Si fece largo tra la folla, lasciandosi dietro i suoi amici, e salì sul tavolo con un balzo. In un secondo, afferrò la sguattera per un braccio stringendola con forza, e la girò verso di sé.

«Ah! Che bello! Sei venuto per me?»

Paride increspò la fronte. Era... felice di vederlo? Era evidentemente ubriaca, soprattutto considerato il modo in cui l'attimo dopo lanciò il nano per aria e si sporse verso di lui per abbracciarlo.

«Che bello!»

Paride la fissò dall'alto mentre lei si aggrappava a lui. Intanto, il mal contempo della folla sottostante si fece sentire. Pensavano fosse anche lei una prostituta, ecco perché e gli dava fastidio che qualcuno stesse rovinando lo spettacolo.

Paride si sporse dal tavolo con il collo. «State zitti e andatevene! O vi infilzo con questa!» urlò, cercando di sovrastare la musica assordante. Sollevò appena l'elsa della spada, facendo un cenno minaccioso per chiarire che non scherzava. Quando si accertò che i curiosi e i guardoni avessero finalmente smesso di fissarla, ritornò con lo sguardo su Nice, che non si era mai staccata da lui.

Era davvero marcia. Di solito lei era fin troppo attenta a non toccarlo... in realtà era attenta ad evitare qualsiasi contatto con chiunque, persino con Artemisia. Ma ora...

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