Mi svegliai di colpo, come se qualcuno mi avesse versato addosso un secchio d'acqua gelida.Solo che, invece dell'acqua, era una mano.
La sua mano.
Le dita di Cayden scivolavano tra i miei capelli ricci, con quella delicatezza che sapeva essere fastidiosa proprio perché veniva da lui.
Aprii gli occhi di scatto, trovandomi davanti il suo viso, troppo vicino, troppo sveglio per quell'ora.
Il suo solito sorrisetto inclinato, quello che sembrava stampato lì giusto per farmi saltare i nervi.
«Buongiorno, mostriciattolo.»
Il mio cervello non era ancora connesso al resto del corpo, quindi la mia risposta fu un mugugno incomprensibile che forse voleva essere un insulto, ma uscì come un verso di un gatto strangolato.
Mi tirai su a sedere, i capelli che mi coprivano metà faccia, e me li spostai con un gesto secco.
«Hai i capelli come un nido di corvi.»
commentò lui, senza nemmeno tentare di trattenere la risata.
«Tu sei un dannato brutto bastardo di principessina viziata.»
Lo dissi con tutto il veleno che potevo sputare appena sveglia.
Lui si portò una mano al petto, come se gli avessi appena lanciato una freccia nel cuore.
«Brutto? Io?»
Si indicò, con quell'aria offesa che gli riusciva sempre malissimo. «Io sono tutto tranne che brutto. E anche dannato... beh, non direi proprio.»
«Oh sì, certo. Ti svegli con la tua faccia perfetta e i capelli spettinati nel modo giusto, cammini in giro come se il mondo fosse il tuo tappeto personale e pensi pure di avere sempre ragione. Mi fa venire voglia di strozzarti con le mie stesse mani. Peccato che ieri sera fossi legata.»
Lui inarcò un sopracciglio, quel dannato sopracciglio che ogni volta sembrava volermi ricordare chi tra noi due sapeva giocare meglio.
«Ah, quindi ammetti che ti è piaciuto essere legata. Interessante.»
«Strangolarti,»
ribadii, stringendo le mani in aria come se stessi già afferrando la sua gola immaginaria.
Lui rise piano, di quella risata che faceva sembrare tutto una sciocchezza, come se io non fossi mai una vera minaccia per lui.
E il problema era che aveva ragione.
Odio quando ha ragione.
Scivolai giù dal letto con un movimento secco, cercando di mettere più distanza possibile tra me e la sua aria compiaciuta.
Mi sentivo arruffata, scombussolata e, cosa peggiore, ancora vagamente calda per la notte passata.
Maledetto.
«E adesso cos'è, sei arrabbiata?»
mi provocò, le mani dietro la testa mentre restava sdraiato sul letto come se fosse il re dei sotterranei.
«Non sembravi così arrabbiata quando ti sei abbarbicata a me stanotte.»
Mi girai di scatto, puntandogli contro un dito.
«Era colpa tua! Non mi hai lasciato via di scampo! E poi faceva freddo e tu eri lì e... Non importa! Non significa niente!»
«Oh, certo. Non significa niente.»
Si stiracchiò, sbadigliando in modo teatrale, poi mi lanciò uno sguardo da sotto le ciglia scure.
«Comunque, se vuoi riprovare, stanotte sono disponibile.»

STAI LEGGENDO
The prince of shadows: A light in the dark
FantasyIn un regno sotterraneo dove il destino di ogni individuo è legato alla luce di misteriose creature, Mireya Roskin è una giovane donna che vive nell'ombra, senza poteri e con il sogno di scoprire cosa si nasconde oltre le mura di Eclipsia. Quando vi...