2. LETTERA

6.2K 301 287
                                    

La Vallata era come al solito incredibilmente tranquilla

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La Vallata era come al solito incredibilmente tranquilla. Per essere il covo di animali feroci e spaventosi come i leoni, non sembrava più che una radura punteggiata da alberi e cascate cristalline. La verità era che i leoni evitavano chiunque a meno che non ci fossero i loro padroni presenti, specialmente i Regales.

Berenice sapeva davvero poco sul loro conto, se non che erano creature straordinariamente fedeli, preferivano la compagnia solo dei membri del loro branco e necessitavano di ampi spazi per vivere. Solo per questo Berenice si era convinta a portare Eira alla Vallata, con la speranza di convincerla che sarebbe dovuta restare lì. Impresa che si era rivelata più ardua del previsto, visto che ormai Eira era diventata una vera e propria viziatella, e le piaceva dormire nel letto caldo.

Ma era evidente che la cosa non fosse più possibile, ormai Eira le arrivava alla vita e poi... Tiresio le aveva riferito che quella reclusione forzata nel collegio, durata diversi mesi, aveva avuto conseguenze spiacevoli sulla sua crescita. Una delle due ali si era piegata e, nonostante il parere del veggente, che riteneva fosse già pronta per volare, la leoncina non riusciva ancora a sollevarsi da terra.

«Tu credi che guarirà?» domandò Berenice, osservando Eira mentre tentava ancora una volta di spiccare il volo. Ma, dopo pochi metri, finiva sempre con il culetto peloso di nuovo a terra. Non c'era verso: provava e riprovava da ore, senza successo.

Tiresio diede qualche piccolo buffo alla sciarpa che faceva le fusa tra le sue braccia. «Difficile dirlo. Si sa poco sui leoni così giovani. Di solito si mostrano ai Regales solo da adulti, quando cercano di stringere un legame... Da cuccioli hanno bisogno della protezione che solo i loro genitori possono offrire.»

Berenice non aveva il minimo dubbio su quello. Eira non era solo un leone con delle zanne già affilate, capaci di strapparle un arto con un solo morso; prima di tutto, era una cucciola spaventata persino dalla propria ombra. Aveva ancora bisogno di qualcuno che la guidasse, ma Berenice non si sentiva abbastanza matura per assumersi quel ruolo. Eppure, volente o nolente, spettava a lei: o si faceva carico della leoncina, o Eira sarebbe davvero rimasta da sola.

«Ma allora...» continuò Berenice sovrappensiero, torturandosi la collanina che aveva al collo. Nonostante tutto, non era ancora riuscita a liberarsene, anche se avrebbe dovuto visto il nome inciso sopra. «Dove saranno finiti i genitori di Eira? Perché si è legata a me così presto?» Lanciò un'occhiata alla piccola Eira, che si stava rotolando nell'erba alta. «Forse dovrei cercarli...»

Tiresio scosse impercettibilmente il capo, il medaglione con sopra inciso l'occhio traballò leggermente sul suo petto. «Probabilmente sono morti. Nessun leone abbandonerebbe il proprio cucciolo a un'età così giovane. I leoni sono animali estremamente gregari... lo sapevi che vivono in branco?»

Berenice arricciò le labbra in un'espressione dubbiosa e si guardò attorno. «E dove sarebbero? Io non ne vedo nemmeno uno.»

«Dormono nelle montagne di Ogrik.»

I grandi giochi di DholiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora