Mercoledì 21 ottobre 2020

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Il bello, oggi, sembra indissolubilmente legato al concetto di levigato. Non c'è spazio per l'imperfezione, per l'autentico, per il grezzo. Tutto deve essere filtrato, perfetto, presentabile.

Giulia si guarda la pelle domandandosi come fa Emma ad averla così liscia e perfetta mentre lei combatte continuamente con la secchezza ma soprattutto con i peli superflui tanto da sentire fortissimo il desiderio di abbandonare la pratica dolorosa e lunga della depilazione.

Scorre con dita nervose il feed Instagram di Emma, che nonostante si lagni tantissimo del fatto che le sia complicato conciliare studio e presenza online, si arricchisce ogni giorno di nuovi contenuti: foto che sembrano professionali, pose studiate per mostrare il corpo, sorrisi calibrati con precisione millimetrica. Tutto sembra funzionare, o per lo meno ottiene l'effetto che ottiene sempre su Giulia: frustrazione.

Quando Emma le ha chiesto aiuto per la scuola, la reazione rabbiosa, piena di risentimento, forse era stata eccessiva, ma non c'era solo rabbia. C'era dolore. Giulia si sente intrappolata in un mondo ovattato, distante, come se fosse separata dalla realtà da un vetro spesso e opaco. Sempre più spesso si sveglia con la stessa domanda che la tormenta: "Che senso ha?". Che senso ha alzarsi, e nella migliore delle ipotesi, andare a scuola con la mascherina sulla faccia e il silenzio nei corridoi? O peggio ancora connettersi alle lezioni online? Avere a che fare con compagni e compagne che la cercano solo al bisogno?

Emma. Il nome le fa male, le stringe lo stomaco in un nodo invisibile. Pensava di diventare veramente sua amica, ma era stata un'ingenua. Ora Emma è distante, sempre più assorbita da quel mondo virtuale in cui Giulia sta solo male pur non riuscendo a staccarsene.

Nella vita vera Giulia invece è sola. Invisibile a scuola, inutile a casa. Le lezioni si susseguono quasi senza lasciare traccia nella sua mente, un brusio costante che non riesce a sentire davvero. Le giornate sono tutte uguali: la solita scrivania, il solito letto con i soliti biscotti che divora senza gusto, le solite quattro mura che sembrano stringersi sempre di più attorno a lei. Ha quasi l'impulso di guardarsi allo specchio e si chiede se sta svanendo, se il suo corpo è ancora lì o se sta diventando trasparente come si sente dentro.

Anche i messaggi dei compagni e delle compagne, che le chiedevano qualche aiuto per i compiti, si sono diradati fin quasi a diventare zero. Il suo rendimento scolastico si è abbassato, e quindi non ha più nessuna utilità nemmeno come compagna di classe.

E poi c'è la paura. La pandemia non è finita, il virus è ancora lì, un'ombra minacciosa che aleggia su tutto. Si parlava di un ritorno alla normalità, ma per Giulia la normalità è qualcosa che non esiste più. Ogni giorno c'è qualcuno che si ammala, che deve restare chiuso in casa, che scompare dietro uno schermo per giorni interi. Anche lei è stata in quarantena, anche lei ha sentito il silenzio pesante delle ore che non passano mai. E ora che è fuori, ora che potrebbe "vivere", non riesce a farlo.

Forse è colpa sua. Forse è lei che non è abbastanza interessante, abbastanza brillante, abbastanza "online". Forse è per questo che Emma l'ha messa da parte. Perché non è niente di speciale. Perché non sa come essere parte di quel mondo perfetto fatto di filtri, di pose, di parole giuste al momento giusto.

E allora tanto vale smettere di provarci. Tanto vale lasciarsi scivolare via.


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Nel silenzio della sua camera, tra libri aperti e notifiche che continuano a lampeggiare, Emma si rende conto di essere stata ancora sconfitta dalla sua ansia di controllare il suo profilo. Sta deludendo sé stessa, eppure non smette di leggere alcuni commenti sotto il suo ultimo post:

"Emma, ma chi te lo fa fare? Se la scuola ti pesa, apriti un OnlyFans ⚪🔵 e sei a posto."

"Università? Ahah, con quei numeri su Instagram non ti serve studiare."

"Sempre a lamentarti, che ansia. Vuoi fare l'influencer o no?"

Spegne, sospira. Nella sua mente si era prefissata di fare un contenuto prima di andare a scuola, uno nel pomeriggio e una piccola diretta la sera, parlando di Halloween che si avvicina. Dei tre, è riuscita a fare solo un breve video sulle facce da pullman insieme a Jasmy, ma ha perso qualsiasi entusiasmo. Colpa del compito aggiuntivo dato da un'insegnante, colpa di quei commenti che la fanno sentire sempre in difetto.

Sembra che non possa mai dire nulla senza che qualcuno abbia da ridire. Se accenna alla fatica di conciliare lo studio con i social, le ricordano che è fortunatissima e che non ha diritto di lamentarsi. Se prova a prendersi una pausa, le scrivono che sta buttando via un'occasione. Ogni volta che cerca di essere sincera, qualcuno ridicolizza i suoi problemi.

E poi ci sono i messaggi. Non quelli pubblici, ma quelli che arrivano in privato, quelli che la fanno rabbrividire.

"Che spreco che sei single. Mi offro volontario."

"Sei troppo figa per fare la brava ragazza 🔥🔥🔥"

"Dai, lo sappiamo che alla fine vuoi solo divertirti."

Emma quasi digrigna i denti, scorrendo velocemente oltre. Alcune chat neanche le apre. Ma sa che sono lì, ogni giorno.

Da quando ha lasciato Andrea, a luglio, ha sperato di trovare qualcuno che la vedesse per quella che è, non per un'immagine da conquistare o da esibire, o usare come merce di scambio per drink o ingressi in discoteca. Ma non succede. Andrea, almeno, la teneva su un piedistallo: sbagliato, tossico, ma almeno c'era un'illusione di considerazione. Ora, invece, sembra che nessuno la prenda davvero sul serio.

O è un'idea romantica di cui ridere.

O è un corpo da desiderare.

Non c'è via di mezzo.

Si rende conto di aver dato un sacco di peso al mondo virtuale, dimenticandosi di quello reale. In cambio ha ricevuto sì, tanti follower e alcuni benefici, ma anche una massa di persone che scrutano ogni sua parola, che la criticano, la giudicano, la sminuiscono. E ragazzi che sembrano interessati solo a un'idea di lei, non a lei davvero.

Ogni parola scava dentro di lei, come se fosse una conferma alle sue paure più profonde. Tutto ciò che sta facendo, ogni sforzo, ogni scelta, è davvero per lei? O sta solo rincorrendo un'immagine di sé che gli altri si aspettano, come le aveva detto Jasmy?

Ogni storia che pubblica è filtrata, ogni foto ritoccata, ogni caption studiata. Non è più lei. È una versione di sé creata per piacere agli altri. E più cerca di rispondere alle critiche, più si allontana dalla sua vera essenza.

Si sente soffocare.

Spegne il telefono e si lascia cadere sul letto, fissando il soffitto. Forse è il momento di cambiare davvero. Ma come si torna indietro quando il personaggio ha divorato la persona? E come si ritrova fiducia nelle persone, quando nessuno sembra più vedere oltre il riflesso di uno schermo?

 Ma come si torna indietro quando il personaggio ha divorato la persona? E come si ritrova fiducia nelle persone, quando nessuno sembra più vedere oltre il riflesso di uno schermo?

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