Cap 1 ( Prologo)

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Buio.

In quella casa regnava il buio. Ogni singola cosa era immersa nell'oscurità, solo la luce della luna che stava alta nel celo illuminava di poco le stanze della casa.

Ma lì non c'era silenzio.

Le porte scricchiolavano, le persiane sbattevano per il vento che soffiava producendo un suono simile ad ululato. Dalla camera padronale proveniva un inquietante scricchiolio ed un odore inconfondibile di sangue. Un odore metallico che alcuni bramano. L'enorme chiazza di sangue continuava ad ingrandirsi minuto dopo minuto, secondo dopo secondo attorno a due corpi. Una donna dai folti capelli neri con gli occhi aperti, vuoti e impauriti e con il ventre aperto mentre una mano stringeva quella del corpo accanto al suo. Un uomo con la stessa espressione atterrita, con la bocca spalancata forse in cerca di ossigeno e con squarci in tutto il corpo. Si tenevano teneramente la mano mentre l'altra libera era indirizzata verso una culla dove si trovava una bambina piangente. Sembrava quasi capito. Ormai era sola. Non avrebbe più sentito la voce della sua mamma, non avrebbe più sentito l'abbraccio protettivo del padre, le carezze sulle guance paffute.

...

In quel momento si poteva udire solo il fruscio delle foglie. Tre uomini vestiti di nero  impugnavano dei paletti mentre aspettavano il momento giusto per entrare ed uccidere quei mostri. Stranamente sembrava che non ci fosse nessuno in quella casa eppure le acute strilla di un neonato si udivano forti e chiari. Gli uomini impazienti si mossero silenziosi iniziando a  perlustrare prima il cortile e poi la casa con le orecchie tese e i muscoli scattanti. L'uomo più possente impugnava un pugnale d'oro che luccicava alla luce della luna. Lentamente si diresse verso il piano superiore avvicinandosi sempre più all'assordante pianto. Aprì lentamente la porta scricchiolante rimanendo sorpreso nel vedere quella scena. Due sposi dissanguati che cercavano di raggiungere la loro bambina piangente. Si avvicinò pian piano sporcandosi le scarpe con il loro sangue, che ormai aveva impregnato tutto il pavimento, fino ad arrivare alla culla della bambina che si dimenava e piangeva. Appoggiò il pugnale su un mobile adiacente al lettino e con delicatezza prese in braccio la bambina cullandola sino a calmarla.

Però lei sapeva quello che era successo.

Lei non se lo sarebbe mai dimenticato.

Perché il suo destino era già scritto.

Se la storia vi pace stelliate e commentate.
LallaLove
Questo capitolo mi ha inquietato. Non so neanche io come possa essere uscito dalla mia mente.

Ps: la storia è in revisione.

L'Hunter senza cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora