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Scarlett🌹

Voglio scrivergli.

Almeno per sapere come sta andando il ritiro.

Però non lo faccio. Non voglio che pensi che sia troppo appiccicosa. Se lui non mi scrive è perché o è impegnato o per he non mi vuole sentire.

Spero sia la prima opzione, la seconda mi distruggerebbe.

Prendo le scarpe da corsa e me le infilo.

-Coco! Passeggiata!- alle mie parole la cucciola corre verso di me. Ormai era cresciuta tantissimo.

Le aggancio il guinzaglio rosa alla pettorina abbinata e usciamo di casa



Per passare il tempo e per distrarmi la mattina ho iniziato a correre nel parco vicino l'università.
Arriviamo nel giro di cinque minuti. Coco adora questo posto è anche io. È tranquillo e silenzioso rispetto al caos cittadino.

Allaccio bene le scarpe, faccio un po' di stracing e mi infilo una cuffietta all' orecchio per poi accendere la mia playlist di Spotify. Passa da Tunder degli immagine dragons a Adele ai Queen.
Inizio a correre per infiniti minuti con Coco al mio fianco.

Corro finché non ho più fiato in corpo. Mi fermo giusto il tempo di riprendere fiato. Controllo dall' Apple Watch quanto tempo e quanti chilometri ho corso.

-Be, Coco, direi che per oggi possiamo fermarci qui.- dico girandomi verso di lei. Non appena lo faccio però perdo un battito.

Smetto di vivere per un secondo.

No. No. no.

Non c'è!

Coco no c'è!

Penso di avere un infarto in corso, o un attacco di panico

Oddio e ora dov'è?

-Coco!- la chiamo. Nessun cenno di lei. -Coco! Dove sei!-

Niente

Ho perso il cane.

No. Non è vero. È impossibile.

Thomas mi ammazza.

Ha riposto la sua fiducia in me, dopo quello che gli è capitato.

Ho rovinato tutto.

Continuo a chiamarla fino allo sfinimento.

Sto per scoppiare in lacrime. Non la trovo più.

-Ehm, scusa- mi chiama una voce maschile alle mie spalle. -È tua?-

Mi giro e... -Coco!- la cagnetta è byra le braccia di un ragazzo, che me la restituisce attentamente.

-Dove...? Grazie!!-

-Stava scavando una buca sul ciglio del sentiero. - indica un punto. -Li vicino. Ho chiamato il numero sulla targhetta ma è staccato.-

-Dio! Grazie! Grazie! Grazie!- vorrei abbracciarlo.

- Di nulla.- risponde il ragazzo. Deve avere pochi anni in più di me. Ha gli occhi del colore del cielo, i lineamenti scolpiti e i lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia sulla nuca.

-Lascia almeno che ti offra qualcosa da bere. Per ringraziarti. Mi hai davvero salvata.-

Lui ci riflette su. È davvero bello, potrebbe benissimo essere un modello.

-Facciamo così, una di queste sere vieni a cena con me. Scegli tu dove.-

-Come?-

-Hai capito bene. Esci con me. Una sera sola.-

-Ma non ti conosco nemmeno.-

Lui allunga la mano. -Ermes, piacere di concerti, Scarlett.-

-Come il dio greco?- stringo la sua mano, enorme in confronto alla mia. -Aspetta. Come sai il mio nome?-

Lui sorride. Ha le fossette. -Sei la figlia del coach Read, io stavo nella squadra fino a due anni fa. -

Mi sento un po' una merda a non ricordarmi di lui.

-Allora? Accetti?-

Ripenso alle parole che mi ha detto ieri sera Jennifer: "lasciati andare. Esci dai tuo schemi".

Allora lo faccio

-Va bene, accetto.-

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