Thomas🏒
Non so perché sono così agitato, ho partecipato a centinaia di feste come questa nella mia vita, sia alla Lux che con i miei, e questa è la prima volta che mi sento così.
Jackson deve averlo capito, visto che mi sta rifilando un bicchiere di prosecco dopo l'altro.
Reggo fin troppo bene l'alcol quindi al terzo bicchiere rimane tutto uguale.
Qualcuno mi colpisce forte la spalla. – Harrison! Basta bere così tanto! - mi rimprovera con voce ferma.
Il coach.
Butto giù l'ultimo goccio di prosecco. – Non si preoccupi. –
Se lui è qui, significa che...
-Ciao, piccoletta! – la voce allegra e squillante di Adam mi arriva alle spalle.
-Ehi. – risponde la voce di Scarlett.
Mi volto e... porca miseria.
Rimango senza fiato.
Lei è di fronte a me ed io non ricordo più come si parla. Come se il cervello fosse andato in tilt.
-E-ehi... sei... - bellissima. Ecco cosa vorrei dirle. Quel vestito le fascia il corpo come se fosse stato disegnato apposta per lei. - ...arrivata. – dico alla fine.
Lei mi rivolge un timido sorriso. – Scusa, ci abbiamo messo più del previsto. – dice prima di starnutire.
-Stai bene? Sei un po' pallida. – dico sospettoso.
Lei si pulisce il naso con un fazzoletto di carta. – Una favola. –
Prima che possa proferire altra parola il cameriere si avvicina e le porge un calice di champagne.
Il tintinnio di una forchetta sul bicchiere fa girare tutti i presenti verso il piccolo palco allestito in fondo alla sala.
Di solito viene affittata per feste di compleanno o riunioni, quindi, solitamente, ci si mette il DJ con la sua console o chi deve fare le presentazioni, oggi è spettato al signor Darren salire.
L'organizzatore dell'evento, non che direttore sportivo di una delle migliori squadre di hockey professionista della nazione, si schiarisce la gola.
-Buona sera a tutti, cari ospiti. Sono lieto che abbiate accettato il mio invito. Ho organizzato questa festa per raccogliere fondi sofficienti per rifornire il reparto di terapia intensiva neonatale del nostro amato ospedale. –
E' un'iniziativa che ha preso piede tredici anni fa quando il nipote del signor Darren nacque prematuramente e la terapia intensiva dell'ospedale non era rifornita adeguatamente. Da allora la famiglia Darren manda dei fondi per i rifornimenti medici, per evitare che altri abbiano lo stesso problema. E' quello che spiega all'inizio del suo discorso.
-Ora vi invito a sedervi ai tavoli, la cena sta per essere servita. – dice alla fine del suo discorso.
Tutti prendono posto ed io ne approfitto per studiare meglio i presenti.
Ci sono numerosi chirurghi e imprenditori. Sicuramente agganci del signor Darren.
Noto diverse squadre di hockey e di football, dove il figlio giocava da giovane. Tutta gente facoltosa e di buona famiglia.
La cena procede alla grande. I piatti sono buonissimi e ben curati, con ingredienti di prima qualità.
All'arrivo del dolce noto qualcosa di strano.
-Non mangi? – chiedo ad una Scarlett fin troppo silenziosa.
Lei mi guarda. – Cosa? –
Indico il suo piatto ancora pieno. – Non hai toccato cibo. –
-Non mi piace molto questo tipo di dolce. – è la sua scusa.
Mi acciglio. – Non ti piace la torta al cioccolato? E non osare dirmi che non ti piacciono neanche le fragole perché lo so che le adori. –
-Non ne ho voglia. – dice, ma la sua voce è poco più che un sussurro.
Mi chino verso di lei per parlarle all'orecchio. – Che cosa ti prende? Sei strana. –
La sento trattenere il fiato. – N-niente. –
Mi raddrizzo. – Sei pallida. Non mangi. Stai sudando. Sembri un cadavere. – le poso una mano sulla tempia, solo per levarmi un dubbia, e mi ritrovo a levarla di scatto. – Cazzo! Stai bruciando! Hai la febbre? –
Lei si morde il labbro e abbassa lo sguardo.
Merda, ma è seria?
-Sei venuta con... quanto? Quaranta di febbre? –
Lei borbotta qualcosa di incomprensibile. – Cosa? –
Al che lo ripete. – Solo 37.8. –
-Ah, cambia tantissimo. Sembri uno zombie. – afferro la mia giacca. – Andiamo, ti riporto a casa. –
Questa volta lei non fa storie e mi segue fuori.
-Thomas! – sento Adam chiamarmi. Spunta fuori dal corridoio che conduce ai bagni. – Dove andate? –
Gli spiego la situazione molto velocemente.
Lui guarda Scarlett. – La prossima volta resta a casa se stai male. – con lo sguardo carico di preoccupazione. Lei si limita ad annuire.
-Avvisa il coach, deve essere da qualche parte a parlare con Darren. –
-Non ti preoccupare, ci penso io. Tu riportala a casa. –
-Non voglio andare a casa. – si lamenta Scarlett mentre siamo in strada.
Il vento ha sicuramente aumentato la sua potenza, e gli alberi sono piegati da esso.
-Non voglio restare sola. – continua.
-Resterò con te. – affermo convinto. E l'avrei fatto, sarei rimasto tutta la notte, per sempre, se me l'avrebbe chiesto.
Lei scuote la testa. – No, dopo andrai via. –
-Quando arriverà tuo padre ci penserà lui. – il coach non mi avrebbe mai permesso di restare solo con la figlia. E' iperprotettivo nei suoi confronti.
-Quando tornerà... - ripete. – Lui torna sempre tardi. Sono sempre sola a casa... - ha la voce flebile e triste. Appoggia la testa al finestrino. Si sta addormentando.

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Lux University
RomanceHockey romance Ero proibita per i ragazzi della squadra di hockey della Lux. Allora, perché lui non voleva lasciarmi stare. Ed ora la mia migliore amica lo aveva fatto diventare il mio baby sitter. Scarlett è la figlia dell'allenatore della squadra...