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Thomas


Il giorno prima


Quando apro alla porta, dopo che qualcuno aveva suonato, mi aspettavo chiunque tranne lei.

-Che vuoi? – chiedo già con i nervi a fior di pelle.

-Non posso neanche passare per salutare un vecchio amico? –

-Non siamo mai stati amici. –

Lei mi fa l'occhiolino. – Lo sono stata molto con il tuo amichetto laggiù. –

Mi fa venire il voltastomaco quell'affermazione. – Amy, perché sei qui? –

La ragazza mette il broncio. – Solo per passare cinque minuti con te. Per un caffè o una birra. –

-No. –

-Non mi ricordavo fossi così scorbutico. –

Vengo distratto dall'arrivo di un messaggio sul mio telefono.

E' di Scarlett. Vuole che le mandi la foto del traditore.

Per questa piccola distrazione Amy si intrufola in casa chiudendosi la porta alle spalle.

-Amy! – la ammonisco sperando capisca.

-E' proprio cambiata questa casa. – dice mentre si guarda intorno.

In realtà è uguale a quando l'ha vista l'ultima volta.

-Vuoi... -

-Parliamo di affari. – dice in tono serio.

Mi viene da ridere. – Lo sapevo che c'era io secondo fine. Che vuoi? –

-Ho saputo che ci sarà un gala di beneficenza. –

Incrocio le braccia al petto, sicuro su dove andasse a parare. – E allora? –

-Voglio che tu mi porti con te. –

-Scordatelo. –

-Ascolta, ci saranno almeno cinque importanti psicologi e io devo riuscire a farmi prendere per un lavoro con uno di loro. –

Sbuffo. – Non porterò nessuna. Ora vattene. –

La sento borbottare. – Sarebbe una svolta per la mia carriera. –

-Potresti inviare il curriculum ai loro studi anziché attirarli con le tue doti da seduttrice. –

Le si illuminano gli occhi di una strana scintilla perversa. – Allora riconosci che ti ho sedotto. –

-Ti piacerebbe. – ed è vero, lei non mi ha mai attirato, avevo bisogno di scopare e lei è sempre stata disponibile. – Non grazie per la visita. – dico mentre la accompagno alla porta. – Addio. –

-Aspe... - non finisce la frase che la porta si chiude.

Amy ha il grande potere di farmi venire il mal di testa soltanto respirando.

Coco dalla sua cuccia abbaia. – Mi dispiace, dovrai aspettare un po' prima di uscire, l'arpia è ancora nei paraggi e io sono troppo stanco per affrontarla ancora. –

Lei pare capire e si riaccoccola nel suo cuscino rosa.

Quando l'avevo portata a casa mi sembrava strano. L'appartamento è sui toni del grigio tortora e nero, poi arriva Coco con i suoi giochi rosa, le ciotole rosa, la cuccia rosa. Sembra che una principessa Disney abbia vomitato in giro.

Poco dopo mi suona il telefono.

Un messaggio di Scarlett.


S: grazie per la foto

Io: di niente.


Sto per finire la conversazione così quando mi ritrovo a chiederle.


Io: il venti ci sarà una specie di gala natalizio, raccolta fondi per un ospedale.

S: si me lo aveva detto papà. Divertitevi.


Significa che lei non verrà.



Il giorno dopo mi ritrovo convocato dal mio professore di psicologia nella sua aula.

-Thomas, siediti. – dice indicando la sedia di fronte a lui.

-Voleva parlarmi? – chiedo accomodandomi.

Lui si infila gli occhiali dalla montatura rossa e prende un mazzetto di fogli. – Volevo parlare dei tuoi voti. –

Oh, cazzo. No!

Quando un professore dice così è perché hai un insufficienza nella sua materia e una di quelle vuol dire niente hockey.

-Ultimamente sei calato. I voti non sono più eccellenti. – dice passandomi i miei ultimi test.

Sono tutti insufficienti. Merda.

-So che hai avuto un incidente, forse sono dovuti anche a quello, ma è successo tanto tempo fa. –

So dove andrà a parare.

-Oppure il campionato ti sta portando via tempo importante per lo studio. –

Ecco, lo sapevo.

-No, professore. –

-Non hai insufficienze gravi, potrai sistemarle facilmente con il prossimo test, ma devi impegnarti di più. – mi ammonisce. – E' il tuo ultimo anno, vedi di non scivolare proprio ora. –

-Si, professore. –

Esco dall'edificio decisamente destabilizzato dalle sue parole.

Un po' di tristezza se ne va appena mi ritrovo davanti Scarlett, con la sua felpona larga.

-Ciao, Puffetta! – la saluto con più entusiasmo di quanto pensassi.

-Ciao. –

Poi mi ritrovo a porre la domanda più assurda che potessi mai fare.

-Vuoi venire al gala con me? –

Lei sgrana gli occhi.

-Cos... i-io... tu v-vuoi... - balbetta.

-Scarlett, respira. –

-E'... non me l'aspettavo. –

Neanche io di chiederglielo. – Ti va di venirci con me, come amici. –

-Ah... si, come amici. Si. – risponde lei.

-Bene. – replico. – Allora ti passo a prendere alle sei. –

-Perfetto. Ciao. – e scappare via il più veloce possibile.

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