Scarlett.
-Andiamo! –
-Non ci penso neanche! –
-Sei una fifona. –
-Non è vero! –
-Allora entra. –
L'idea di stare in piedi su delle sottili lame su del ghiaccio mi fa venire i brividi.
Come fa Thomas, che, ricordiamolo, avrà più muscoli che cervello a stare in equilibrio?
-Forza, Puffetta. –
Mi avvicino barcollando all'entrata della pista. Faccio per mettere un piede dentro ma poi ci ripenso. – No. –
Lui si avvicina.
-Che... No! Thomas, mettimi giù! – mi ha sollevata da terra per poi poggiarmi delicatamente con i piedi sul ghiaccio.
-Ecco fatto! – dice trionfante. – Non era così difficile. –
Mi aggrappo come un koala al suo braccio. – Lasciami andare e ti disintegro. – la mia minaccia non ha esattamente l'effetto desiderato visto che scoppia a ridere.
La pista fortunatamente è vuota a quell'ora, quindi nessuno potrà assistere alle culate che darò sul ghiaccio.
Lentamente, Thomas si allontana, sempre tenendomi le mai.
-Ti avevo detto... -
-Lo so, ma se restavi così avresti peggiorato le cose. –
Dopo un minuto buono trovo un minimo di equilibro. – Okay, non è così male. –
Lo sento ridere. – Ora che ne dici di fare qualche passo? –
-Preferirei di no. – gli rispondo con un finto sorriso tenero.
-Non era una domanda. Seguimi. – ed inizia a muoversi all'indietro.
Faccio per muovere un passo davanti a me, come per camminare. Ma sento il piede scivolare, così mi aggrappo, di nuovo, a Thomas. – Scordatelo. –
Sono completamente attaccata al suo petto, tanto che, quando ride, lo sento fin dentro le ossa.
Alzo la testa per fulminarlo con lo sguardo. Qualsiasi cosa stessi per dirgli mi muore dentro.
Siamo a pochissimi centimetri di distanza. I nostri nasi quasi si sfiorano.
Lui non è assolutamente il mio tipo, allora perché non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi?
Perché mi sento incantata de quel vortice di verde e marrone. Sembra di ammirare una foresta del Canada in estate.
C'è qualcosa, uno strano velo che copre il suo sguardo. Prima che possa decifrare cosa significa, lui posa lo sguardo sulle mie labbra...
Un rumore sordo ci fa sobbalzare. Una delle porte della pista si è appena chiusa.
-Io... io credo sia ora di andare, forse le ragazze del pattinaggio sono venute per allenarsi. – dico.
Thomas ha ancora un'aria strana. – Hai ragione. Ti aiuto ad uscire. –
-No, faccio da sola. – inizio ad avanzare a piccoli passi poco equilibrati.
La sola idea di stare di nuovo così vicini mi provocava una strana sensazione.
Qualcosa di nuovo e dannatamente pericoloso.
Thomas
A tanto così.
Cazzo.
Come mi sono ritrovato in quella situazione?
-Buongiorno, ragazzi. – ci saluta il coach entrando in pista. Mi rivolge uno strano sguardo. Sembra dire "ti controllo". – Forza, iniziamo i riscaldamenti e poi facciamo una piccola partita. Martinez, dov'è la tua mazza? –
Il nostro compagno più giovane si irrigidisce. – Mi, scusi, si è rotta questa mattina. –
Il coach sbuffa. – Scar! Prendine una dal magazzino. –
La ragazza sparisce dentro e esce con una mazza da hockey scolorita.
La porge a Diego e gli sorride debolmente.
Merda!
Quelle labbra saranno la mia rovina. Ho passato la notte intera a dimenticare la voglia che avevo di sentire il loro sapore.
-Tutto, okay? – chiede Adam.
-Si. –
-Hai un colorito un po' cadaverico, sei sicuro? –
-Adam, sto benissimo. –
Lui mi guarda con sospetto con quei suoi occhi neri. – Ne riparliamo dopo. –
Sapevo di non potermi sottrarre alle domande di Adam, ecco perché quando terminiamo gli allenamenti me lo ritrovo alle calcagna.
-Ora mi spieghi? – è la prima cosa che dice non appena siamo abbastanza lontani da orecchie indiscrete.
-L'altro giorno sono uscito con una ragazza. –
Lui pare stupito. – Serio? –
Annuisco. – Però lei non mi piace in senso romantico, la vedo come... un'amica. –
-Però... - mi incalza lui con un cenno della mano.
-Però sento questa strana voglia di baciarla. – confesso.
Sono passati tre giorni e ancora non mi passa.
-Gran problema. –
-Già. –
Passano alcuni minuti di silenzio mentre percorriamo il parcheggio fino alla mia auto. Adam si siede sul sedile del passeggiero, visto che gli avrei dato un passaggio a casa.
Quando le portiere si chiudono lui torna a parlare. – Scar, lo sa? –
-No, ovvio... come? – chiedo nel panico.
Adam alza un sopracciglio scuro. – Stiamo parlando di Scarlett, no? –
-Ma dai. Ti pare? – cerco di sviare. Mi ha beccato!
Il mio amico alza le spalle. – Nessuno dei due è riuscito a guardare l'altro per più di dieci secondi e non siete riusciti a stare vicini per due, ho solo provato ad indovinare. –

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Lux University
RomanceHockey romance Ero proibita per i ragazzi della squadra di hockey della Lux. Allora, perché lui non voleva lasciarmi stare. Ed ora la mia migliore amica lo aveva fatto diventare il mio baby sitter. Scarlett è la figlia dell'allenatore della squadra...