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Thomas



Sono quasi le nove di mattina quando Adam mi chiama.

-Buongiornissimo, coglione! – è il suo saluto.

-Senti chi parla. – replico, sorridendo.

-Come va a New York? –

-Tutto sommato, bene. – a parte litigare con Sam.

-La mia piccoletta come sta? –

Il suo lato da fratello maggiore sta uscendo fuori. – Mi hai chiamato solo per sapere come stava, vero? –

-Ovvio. –

-Sta dormendo. – poso il telefono sul bordo del lavandino. – Aspetta un secondo che devo compiere un'impresa epocale. –

-Devi metterti la maglietta? – chiede Adam, sapendo già la risposta.

La cosa più difficile da fare con il gesso era vestirsi. Sono troppo testardo per chiedere aiuto a qualcuno.

Restiamo a parlare per qualche minuto. Adam mi racconta di come vanno gli allenamenti. Pare che ci sia stato uno scontro tra alcuni ragazzi della nostra squadra e quelli di Boston. Secondo Adam e gli altri era colpa di Boston.

Ah, pare anche che Alejandro sia in procinto di essere cacciato. Ben gli sta a quel bastardo

-Evitate di farci buttare fuori dal campionato ancor prima che possa tornare. – lo rimprovero.

-Non ti devi preoccupare. – dice prima di salutarmi.

Quando attacco il telefono esco dal bagno.

Quando torno in camera mi fermo sulla porta. La scena che ho davanti mi fa sorridere e mi stringe il cuore.

Scarlett dorme coperta fino alle spalle dal pesante piumone. Un braccio è dolcemente posato su Coco, che si è addormentata accanto a lei.

-Sono adorabili. – commenta mia madre passando affianco a me con la cesta dei panni sporchi per le mani.

La luce del sole del mattino filtrava dal piccolo spiraglio lasciato dalle tende.

-Tesoro, ti sei incantato? – chiede la mamma.

Si, penso di si.

L'incantesimo di quella scena viene spezzato da Coco che si sveglia. Sbadiglia e appena vede Scarlett vicino a lei inizia a leccarle il naso, scodinzolando.

Grazie a questo, apre gli occhi. – Coco! – dice con la voce impastata dal sonno, ma con un leggero sorriso in volto.

Quando riesce ad allontanare il cane mi nota. – Buongiorno. –

-'Giorno. –

Lei si acciglia. – Che hai? Sembri un po' stordito. – chiede. – Hai mal di stomaco? –

-No, non preoccuparti. –



Scarlett.



Thomas era strano questa mattina. ma durante la giornata torna il solito. Quindi doveva essere un male passeggiero. Meglio così, mi dico.

Sono nel giardino della casa a giocare con Coco mentre Thomas aiuta suo padre con la macchina in garage.

L'albero piantato al centro del prato è completamente ricoperto da foglie gialle, marroni ed arancioni.

L'autunno è sempre stata la mia stagione preferita. Halloween, te caldo, i paesaggi dipinti di colori bellissimi, le castagne. L'aria che si respira in questo periodo è quasi magica.

-Non hai freddo con solo quella felpa addosso? – chiede Sam alle mie spalle facendomi sobbalzare per lo spavento improvviso.

Quando mi giro lo trovo appoggiato con i gomiti sulla staccionata del portico. Indossa un giacchetto mimetico e i soliti pantaloni verde militare.

Quella divisa gli dona davvero molto.

-Non preoccuparti, sto bene così. –

-Avete dormito bene? – chiede improvvisamente.

La domanda mi fa corrugare le sopracciglia. – Ehm... si, il letto è davvero comodo. –

-Ne avrete approfittato visto che la vostra stanza si trova molto distante dalle nostre? –

In quel momento sento il corpo andare a fuoco per l'imbarazzo. – C-cos... noi non... insomma... -

Lui scoppia a ridere. Una risata fragorosa. Molto diversa da quella di Thomas. – Scusa, domanda inappropriata. –

-Decisamente. – biascico.

Passano attimi di silenzio dove continuo a giocare con Coco. Le lancio un bastoncino e lei correva a prenderlo, poi me lo riportava ed io lo lanciavo di nuovo.

-Ce l'hai la ragazza? – chiedo ad un tratto, a disagio in quel silenzio. – Scusa, non sono affari miei. –

-Tranquilla. – risponde lui con il sorriso. – In verità ne avevo una. –

-Oh, mi dispiace. –

-Ci siamo lasciati circa sei mesi fa. Con il mio lavoro di rado torno a casa e poi non si sa mai se torno. – spiega sospirando triste. Deve essergli costato molto.

-Sai, pensavo che anche tu fossi uno psicologo come tua madre. –

-Quello è il sogno di Tommy, io ero interessato di più ad entrare nelle forze armate. –

-Come mai questa scelta? – chiedo, anche sapendo di entrare in argomenti privati.

Alza le spalle. – Mio nonno era un militare, come suo padre prima di lui, mi ha sempre affascinato con i suoi racconti e una cosa tira l'altra ed eccomi qui. –

Restiamo un'ora a parlare seduti sulle scale del portico.

Alla fine non è così male come diceva Thomas, è gentile e simpatico.

La voce di Thomas si intromette nella nostra conversazione. – Puffetta, andiamo. –

E' arrivata l'ora di tornare alla Lux.

-Dammi le chiavi che carico le valige in macchina. – porgo la mano verso di lui che le posa sul mio palmo.

Dopo aver salutato i suoi genitori, che adoro, e suo fratello partiamo per il lungo viaggio verso la Virginia.

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