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Thomas🏒

Non mi sarei mai aspettato di vedere Scarlett anche il giorno dopo, e quello dopo ancora.

-Buongiorno! – esclama entusiasta.

Da quando aveva scoperto il voto del test, due giorni fa, è sempre allegra.

-Ciao! – la saluto con lo stesso entusiasmo.

Oggi ha optato per una felpa color crema con la scritta "NEW YORK CITY" in nero, jeans scuri e stivali neri.

Ha acconciato i capelli in una coda a mezza altezza.

Si veste in modo semplice per non attirare attenzione su di se, non rendendosi conto che così ha più occhi posati addosso di quanti vorrebbe.

Sono seduto al tavolo in cucina quando arriva.

-In portineria mi hanno detto di darti queste. – dice porgendomi alcune lettere.

La ringrazio e inizio a vedere che cosa è arrivato.

Bolletta.

Pubblicità.

Altra bolletta.

Una lettera che mi manda mio fratello.

Altra schifosa pubblicità...

Aspetta!

Mio fratello mi ha mandato una cazzo di lettera?!

Scatto in piedi per lo stupore, spaventando anche Scarlett. – Che succede? –

Non le rispondo. Guardo fisso la busta.

Quale potrebbe mai essere il motivo per cui Samuel Harrison debba mandarmi una cosa del genere?

La apro convinto di trovarci qualche presa per il culo o qualcosa che mi avrebbe mandato su tutte le furie. Ma mi sbaglio.



Tommy,

ho saputo del tuo incidente.

Mamma e papà mi hanno chiamato ieri, ma quando leggerai questa lettera saranno passate forse settimane.

Mi dispiace non poterti telefonare ma purtroppo abbiamo a disposizione poche chiamate e poco tempo per farle. Quando ti ho chiamato non mi hai risposto così ho optato per la posta.

Spero che tu stia bene, mi dispiacerebbe sapere che la tua faccia da culo sia stata rovinata.

Scherzi a parte, spero davvero che non sia grave e che tu possa tornare a giocare presto.

Il tuo meraviglioso fratello

Sam.

P. S.

Ho saputo dalla mamma che ti sei trovato la ragazza e che è molto carina.

Bravo fratellino!



Resto sbalordito dalle parole che ha scritto. Non mi sarei mai aspettato un gesto del genere da quel coglione di mio fratello.

-Che succede? – chiede Scarlett riportandomi alla realtà. Ha l'espressione corrugata.

Ripiego la lettera. – Niente, tranquilla. –

-Oh, ok. – poi cambia atteggiamento e torna ad essere solare. Tira fuori qualcosa da una busta che aveva con se quando è arrivata. – Ho comprato una cosa! –

La guardo tirar fuori un pacco rettangolare e plastificato. – Cos'è? – chiedo corrugando le sopracciglia.

Lei lo apre, rivelando una specie di busta di plastica trasparente. – Ta-dan! –

-Bello, ma ancora non capisco cosa sia. –

Lei alza gli occhia al cielo. – Certo che sei proprio stupido, a volte. E' una protezione per il gesso. –

Ah. – E che ci dovrei fare? –

-Serve per evitare di bagnarlo quando ti fai la doccia. L'ho trovato su Amazon qualche giorno fa, ho pensato di portartelo. –

-E' un modo gentile per dirmi di andare a lavarmi? –

Lei scoppia a ridere. – No, solo che so quanto può essere difficile farsi una doccia con il gesso, è un aiuto. -

In effetti quando devo farla è sempre un problema. Tento di lavarmi con una sola mano mentre l'altra la tengo fuori dalla doccia.

-Bè, grazie. Non pensavo esistesse. – le dico.

-Quando mi sono rotta un braccio anche io, da bambina, non esisteva. Sei fortunato che l'abbiano inventato. –

-Non sei obbligata a farlo? – dico cancellando così i nostri sorrisi.

-Che cosa? – dice Scarlett confusa.

Indico me stesso. – Questo, aiutarmi. Non sei obbligata. Adam ti ha chiesto solo di portare fuori Coco, non di badare a me. –

Lei non dice niente per un po'. Si siede soltanto. – Lo faccio perché voglio farlo. E poi... - mi guarda come se stesse tramando qualcosa. – sarai in debito con me. –

Ecco. – Sei crudele. –

Fa spallucce. – A volte. –



Due ore dopo chiedo a Scarlett di portarmi in pista. Lei accetta visto che è venerdì pomeriggio.

-Hai detto a Jenny di Alexander? – chiedo quando siamo in macchina.

Lei storce il naso. – Non ancora. Ho paura di come possa prenderla. In realtà già sospetta qualcosa ma non posso di certo mandarle la foto dove il suo "fidanzato" fa una tracheotomia con la lingua ad un'altra mentre lei si trova oltre oceano. –

-Sono passate settimane! – le ricordo.

Lei stringe forte la presa sul volante. – Lo so. Non ci riesco. – dice afflitta.

-Vuoi che glielo dica io? – propongo.

La vedo scuotere la testa. – Lo devo fare io. –

Arriviamo in pista poco dopo. Io mi avvio verso l'entrata mentre Scarlet parcheggia. Siamo andati con la sua, una volvo bianca, visto che la mia è dallo sfasciacarrozze.

-Tommyyyy!!!!! – è l'urlo di gruppo che mi accoglie non appena si accorgono della mia presenza.

-Non chiamatemi così! – li rimprovero, però ho sulle labbra un grande sorriso.

Qualcuno mi da una pacca sulla schiena. – Dai, Tommy, non essere burbero. – è Scarlett.

-Non sono burbero, Puffetta. –

-Guarda che sono più di un metro e sessanta, sono nella media. Basta chiamarmi così! – mi rimprovera.

-Sei adorabile quando ti incazzi. – le dico strizzando un occhio.

Lei mima con le labbra un "vaffanculo" e mi mostra il dito medio.

Adorabile.

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