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Thomas🏒

Qualche ora prima.

Arrivo nello spogliatoio direttamente dall'ultima lezione.

-Ehi! - mi saluta Jacks.

Ricambio con un cenno del mento.

-Come va, Harrison? - è Max Volton, il nuovo arrivato in squadra, ed anche il più giovane di noi.

-Come sempre. - rispondo con un'alzata di spalle mentre apro il mio armadietto.

Mi tolgo la maglia per mettermi con la divisa per gli allenamenti. E' arancione e bianca, Ma per le partite usiamo quella blu e bianca.

-Oggi è venerdì, secondo te ci sarà Scarlett? - mi chiede il ragazzino.

Gli rispondo senza guardarlo, finendo di prepararmi. - Oggi no. -

-Oh. - dice lui, deluso dalla mia risposta.

Allora lo guardo. - Ti piace la piccola Scarlett? -

Le sue guance diventano rosa. - Se anche fosse? -

-E' la figlia del coach, Max. E' vietata per noi. - interviene Adam. Poi lo trafigge con lo sguardo. - Vedi che devi fare. -

Lui diventa dello stesso colore dei pomodori. - No-non voglio fare nulla. - balbetta.

Alzo gli occhi al cielo. - Basta blaterare, andiamo ad allenarci. - Mi alzo e mi avvio verso l'entrata della pista.


E' stato proprio il coach a proporre questa cena di squadra.

Per aumentare il nostro legame, ha detto.

Ed ora mi trovo seduto al tavolo di un ristorante subendomi i racconti da puttaniere di Alejandro.

Il nostro portiere viene dal Canada ed è per metà spagnolo e per metà canadese.

-Tu non hai idea di quanto sia stato fantastico con quella. - afferma mentre beve la sua birra. - Ah, signori, che gran nottata quella. Dovrei presentartela. - mi propone.

Scuoto la testa. - No, grazie. Preferisco trovarle per conto mio le mie amanti. -

Alza le spalle. - Come vuoi. -

Alla fine lui è anche peggio di me in fatto di ragazze. Ne ha almeno una diversa a notte.

-L'unica che effettivamente mi manca è lei. - dice indicando l'entrata.

Il coach è finalmente arrivato e con lui c'è Scarlett. Con il suo maglioncino nero e i soliti jeans sta attraversando la sala scortata dal cameriere per venire al nostro tavolo.

-Scarlett! Vieni, ti ho tenuto un posto vicino a me. - la chiama Haely

Lei le va incontro sorridendo. Si siede accanto alla bionda e iniziano a chiacchierare come due ottime amiche che si conoscono da sempre e non da una settimana.


Durante la cena il mio sguardo scivola spesso nella sua direzione, notando con piacere che sta iniziando a conversare anche con Mary, che in verità già conosceva, e Lou.

Poco prima dell'arrivo dei dolci alcuni decidono di alzarsi e andare a fare due passi nel retro del ristorante, dove c'è un piccolo giardino.

Scarlett è rimasta al tavolo a mandare messaggi, presumo a Jennifer.

Io ne approfitto per andare al bagno.

Quando rientro trovo Alejandro a parlare con Scarlett. Molto vicino. Troppo vicino.

-... allora affronto la discesa alla massima velocità. Per essere una pista del livello più alto non era gran che per i miei gusti. - le sta dicendo.

Il volto di lei è una maschera di disagio e quel coglione non lo capisce.

Mi avvicino con la rabbia che monta dentro di me.

Alejandro mi nota. - Ehi, amico, le stavo raccontando di quando sono andato a sciare l'estate scorsa e abbia fatto quella noiosissima pista nera. - le avvicina una mano al volto e le scosta i capelli dalla spalla.

Lei sussulta e diventa rigida.

-Okay, basta così. - sibilo afferrando il braccio del portiere.

-Amico, che ti prende? - dice lui mentre lo trascino lontano da Scarlett.

Lo porto fino al corridoio che porta ai bagni e lo sbatto contro il muro. - Cosa prende a me? Che cazzo ti salta in testa?! - urlo.

-Non ti scaldare troppo, la stavo solo provocando un po'. -

La rabbia dentro di me è come un fuoco che viene alimentato da ogni sua singola parola.

-Se suo padre ti avesse visto, ora saresti già fuori dalla squadra. - gli ricordo.

Lui ha la sfacciataggine di sbuffare. - Bè, lui non c'era e poi lei è una gran figa. Chi mi impedisce di flirtare' -

-Io. - sibilo a pochi centimetri dalla sua faccia. - Non osare avvicinarti più a lei o ti farò tanto di quel male che neanche ti immagini. - la mia voce è gelida come la morte.

Lui mi guarda con gli occhi spalancati. - E-ehi... ma... -

Lo lascio andare. - Stalle lontano. - lo avverto per l'ultima volta.

Quando torno Scarlett è ancora ferma sulla sedia mentre si rigira tra le mani il tovagliolo di stoffa sgualcito.

-Così finirai per strapparlo. - è la prima cosa che dico quando mi siedo vicino a lei.

Non mi guarda e non risponde. E' pallida in volto.

-Ehi, Puffetta, tutto bene? - le chiedo, anche se so che non è così, in tono dolce.

Lei scuote la testa. - Non gli ho chiesto di venire. E' arrivato e ha iniziato a parlare di quanto fosse figo e avventuriero. - dice con voce flebile. - Ogni tanto mi toccava i capelli, il viso... -

Chiudo gli occhi per evitare di andare a commettere un omicidio.

-Possiamo andare via? - mi chiede senza neanche guardarmi.

-Dov'è tuo padre? -

Infatti, dov'è finito il coach. Non lo vedo da un po'.

Fa un cenno verso l'uscita del locale. - Sta parlando al telefono. -

Le prendo la mano. - Prendi le tue cose e andiamocene. Anche io ho bisogno di allontanarmi da qua. - Scarlett mi segue senza protestare.

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