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Scarlett🌹

Quando J partì per le prime ore non sentii la differenza, ora è come se avessi un vuoto dentro.

Lei è come una parte di me e senza sono vuota.

Sono seduta sugli spalti mentre faccio i compiti di spagnolo.

Mi manca di trascrivere l'ultima parte del tema in lingua su la storia della Spagna.

Mi sistemo gli occhiali sul naso finendo di scrivere le ultime cose.

Sono così concentrata sullo studio da non accorgermi di qualcuno che si siede vicino a me.

Non alzo neanche gli occhi per vedere chi è. Sicuro qualcuna che è venuta a spizzare i ragazzi.

-Stiamo andando a bere qualcosa, vieni con noi? -

Mi fermo e spalanco gli occhi.

Quando mi giro mi trovo Thomas vicino.

-Co-cosa? -

Lui è al telefono e sta scrivendo un messaggio a qualcuno. - Vieni a bere con noi? - ripete.

-No. - rispondo più convinta di quanto pensassi.

Alza le spalle. - In realtà, non hai tutta questa gran scelta. -

Corrugo le sopracciglia stringendo il libro al petto. - Che intendi? -

-Purtroppo sono il tuo baby sitter. - risponde lui svogliato.

-No che non lo sei! -

Lui sbuffa e finalmente mi guarda. I sui occhi verdi mi scrutano. - Pare di si, invece, Puffetta. -

-Smettila di chiamarmi cosi! - sono arrossita. Quanto odio quel nomignolo, e lui lo sa. - Vattene! -

Alza gli occhi al cielo. - Sai che cosa ha fatto la tua amica? -

Di colpo torno accigliata. - J? Che ha fatto? -

-Qualche giorno fa si è presentata a casa mia e mi ha chiesto di tenerti d'occhi, farti uscire a divertirti e non lasciarti sempre a casa. -

Traditrice bastarda!

-Io sto benissimo da sola a casa. - ribatto.

-Sarà come dici tu, ma purtroppo non ho molta scelta. O vieni o la tua amica torna e mi fa il culo a strisce. -

In questo momento fremo di rabbia verso Jennifer. Quando torna la strangolo.

Si alza. - Quindi vieni. -

Mi porge la mano, ma io non la prendo.

Thomas si gratta la testa esasperato. - Ci saremo solo io, Adam e Ty. Gli altri hanno di meglio da fare. - mi guarda. - Ora alza quel tuo culo perfetto dà la e vieni. -

Vado in fiamme per le sue parole. Però quel tono non ammetteva un no come risposta, quindi, per quanto mi odi in questo momento, lo seguo giù dagli spalti.

Raggiungiamo il gruppo.

Adam ha il borsone in spalla e una sigaretta tra le labbra, spenta. - Finalmente! Dov'eri? - poi si accorge di me. - Piccoletta, il coach è andato in ufficio, se devi andare. -

Thomas parla per me. - In verità, viene anche lei. -

I due mi guardano sconvolti. Ad Adam cade anche la sigaretta a terra. - Non ci credo!? Vieni con noi di tua spontanea volontà o ti ha costretta questo stronzo? -

Voglio dirgli che in realtà, si, mi ha costretta, ma non lo faccio. stringo il libro di testo tra le braccia. - Di mia iniziativa. Volevo cambiare. -

Ty mi mette un braccio sulle spalle e iniziamo ad avviarci verso l'uscita. - Bè, amica mia, con noi tre ci si diverte! -

Sono seduta sul divanetto di un bar tra Adam e Ty con un bicchiere di non so quale drink in mano e so solo una cosa: voglio sprofondare! Ora!

Perché ho accettato?

Quale parte del mio cervello ha pensato che fosse saggio seguire Thomas?

"Ci saremo solo io Adam e Ty" aveva detto.

Invece è da venti minuti che un loro amico ci sta provando con me.

Avevo chiamato mio padre per dirgli che sarei tornata tardi e che uscivo con loro, ma ora voglio andarmene.

-A-adam, possiamo...? - mi giro verso di lui mentre il tipo, chiaramente brillo, continuava a parlare. Però il mio amico si è trasformato in una specie di sanguisuga e si è attaccato alla faccia di Lou, la sua ragazza.

Okay. Adam è andato.

Provo con Ty, ma anche lui si è alzato ed è andato da Mary.

Thomas è sparito quando siamo entrati nel locale.

-Ehm... scusa, vado in secondo al bagno. - dico al ragazzo alzandomi il più velocemente possibile e sgattaiolare via.

Sto per raggiungere l'uscita quando mi si para di fronte Thomas.

-Dove vai? - chiede.

-Me ne vado. - rispondo tentando di superarlo.

Lui non accenna a lasciarmi andare. - Con quale macchina? - mi sventola le chiavi della sua auto in faccia.

Tanto di prenderle. - Non posso stare qua. -

-Si che puoi. -

-Certo, con quei due che tra dieci minuti ce li ritroviamo a farlo sui tavoli, te che sparisci quando dovresti controllarmi e quel tipo ubbriaco che non aspetta altro se non che io gliela dia! - butto fuori tutta la frustrazione di quella serata.

Lo spintono. - Ora, se non ti dispiace, chiamo un taxi e vado a casa. -

Sarà colpa dell'alcol che ho bevuto, e che non reggo alla grande, o del fatto che fossi furiosa con lui e con J, ma riesco a scansarlo e dirigermi verso la porta.

Quando metto piede fuori dal locale inspiro aria pulita.

Libertà!

Le orecchie ancora fischiavano per la musica alta.

Chiamo un taxi e, per fortuna, arriva in pochi minuti. Salgo e do l'indirizzo di casa al tassista.

Non sarei mai più uscita con loro. Poco ma sicuro.

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