Il giardino del castello, se così si poteva chiamare quell'enorme distesa di pietra ricoperta da muschio e funghi luminescenti, era il mio mondo intero. Le radici di un albero millenario si snodavano ovunque, come una rete intricata che sembrava sorreggere il soffitto di roccia sopra di noi. Quelle radici erano il nostro campo di battaglia, il terreno su cui io e mio fratello maggiore, Thorian, combattevamo le nostre guerre immaginarie.
Ridevo, brandendo una spada di legno che il fabbro ci aveva intagliato. Era troppo grande per le mie mani, ma non mi importava. Mi sentivo invincibile, come un vero cavaliere.
«Ti ho colpito, Thorian!» gridai, puntando la spada contro di lui.
Thorian si fermò, gli occhi verdi– identici a quelli di nostro padre – che scintillavano con una luce maliziosa. I suoi capelli biondi e chiari, così diversi dai miei neri, cadevano scomposti sulla fronte mentre mi fissava con un sorriso storto.
«Hai colpito un cavaliere? Io sono un principe, Cayden! E i principi non si fanno battere da mocciosi come te!» disse con quella voce arrogante che iniziavo già a conoscere bene.
«Non sono un moccioso!» protestai, stringendo la spada con forza.
«Ah, sì? Dimostralo!»
Con un grido di battaglia – o almeno quello che io immaginavo fosse un grido di battaglia – mi lanciai contro di lui. Le nostre spade di legno si incrociarono con un tonfo sordo, il suono amplificato dall'eco della caverna. Ridevamo, ma c'era sempre una certa tensione. Thorian voleva vincere. E, come al solito, io non volevo arrendermi.
«Cayden,» disse all'improvviso, abbassando la spada. Il suo tono era diverso, più curioso. «Papà ha detto che hai ricevuto il tuo luminario. È vero?»
Il mio sorriso si allargò. «Sì! Si chiama Umbra!»
I suoi occhi si strinsero leggermente. «Umbra... Non ho mai sentito un luminario con quel nome.»
Scossi la testa, pieno di orgoglio. «Nemmeno io! Ma papà ha detto che è speciale. Ha detto che sono il primo a riceverlo!»
Thorian si irrigidì, la spada di legno che pendeva inerte nella sua mano. Potevo vedere la gelosia crescere nei suoi occhi. Era una cosa che non capivo del tutto, ma che avrei imparato a riconoscere fin troppo bene negli anni a venire.
«Speciale, eh?» disse, la voce tagliente come un coltello. «Papà ha detto che è speciale. Ma ha detto qualcosa di speciale anche a me quando ho ricevuto il mio luminario?»
La sua domanda mi colse di sorpresa. Non sapevo cosa rispondere, così rimasi in silenzio. E quel silenzio lo fece arrabbiare ancora di più.
«No, certo che no. Perché a te dice sempre che sei speciale? Perché? Io sono il maggiore! Io dovrei essere quello importante!»
«Non è vero,» replicai, stringendo la spada. «Anche tu sei importante! Papà lo dice sempre!»
«Non mentire, Cayden!» gridò, avanzando verso di me. «Non provare a farmi sentire meglio con le tue bugie!»
Mi spinse, facendomi inciampare su una radice. Caddi a terra, la spada che scivolò via dalla mia mano.
«Thorian, smettila!» urlai, la voce tremante di rabbia e paura.
Ma lui non smise. Si chinò su di me, gli occhi verdi che bruciavano di disprezzo, e cominciò a deridermi.
«Non sei speciale, Cayden. Sei solo un bambino debole. Un moccioso che non sa nemmeno cosa sia il vero potere.»
Qualcosa dentro di me si spezzò. Sentii una forza oscura crescere nel petto, come se qualcosa volesse uscire a tutti i costi. Prima che potessi fermarmi, Umbra si manifestò.

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The prince of shadows: A light in the dark
FantasyIn un regno sotterraneo dove il destino di ogni individuo è legato alla luce di misteriose creature, Mireya Roskin è una giovane donna che vive nell'ombra, senza poteri e con il sogno di scoprire cosa si nasconde oltre le mura di Eclipsia. Quando vi...