Il buio era totale, opprimente. Non vedevo nulla, nemmeno la mia stessa mano davanti al viso. Ogni mio passo era incerto, ogni movimento sembrava amplificato dall'eco della caverna. Era come essere sospesa in un limbo, senza direzione, senza punti di riferimento. Non potevo fare altro che avanzare alla cieca, affidandomi al suono dei miei stessi respiri e ai deboli rumori delle scarpe contro il terreno irregolare."Ma che diavolo sto facendo?" pensai, stringendomi le braccia attorno al petto come a proteggermi da qualcosa di invisibile. "Non so nulla. Non so nulla del mio vero popolo, di Elythia. Non so nulla di questi poteri straordinari che tutti si aspettano che io impari a controllare. Sono completamente impreparata."
Un piccolo sassolino scivolò sotto il mio piede, facendomi sussultare. Avanzavo come un'idiota, senza sapere cosa aspettarmi, e il peso dell'incertezza mi schiacciava. Non c'erano istruzioni, non c'erano rassicurazioni. Solo il buio e l'eco dei miei passi.
Fu in quel momento che il mio piede urtò qualcosa di duro. No, non qualcosa... qualcuno.
«Dannazione!» sentii Cayden gemere, e il suono mi fece trasalire.
«Cosa?» chiesi, cercando di capire cosa fosse successo.
«Mi hai pestato il piede, mostriciattolo!» esclamò, la sua voce carica di una combinazione di dolore e irritazione.
«Oh, mi dispiace,» dissi, anche se la mia voce tradiva una nota di sarcasmo. «Non è che si veda molto qui dentro, sai?»
«Non è una scusa per calpestarmi!» replicò, e non potevo vederlo, ma ero certa che stesse piegandosi per controllare il danno.
«Beh, forse se non stavi così vicino a me...» ribattei, incrociando le braccia.
«Vicino a te? Sei tu che continui a camminarmi addosso!»
Feci un sospiro esasperato, anche se una piccola parte di me trovava la situazione ridicola. «D'accordo, la prossima volta cercherò di pestarti con più grazia. Ti va bene così?»
Cayden emise un suono che poteva essere un sospiro o una risata soffocata. «Sei davvero insopportabile, lo sai?»
«E tu sei incredibilmente irritabile.»
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale cercai di riprendere il controllo della situazione. Ma era difficile concentrarsi con Cayden così vicino, soprattutto in quell'oscurità opprimente. Poi, all'improvviso, la sua voce ruppe di nuovo il silenzio.
«Sai,» disse con un tono più calmo, «potresti evocare Solara.»
Lo guardai – o meglio, girai la testa verso di lui, anche se non potevo vederlo. «Solara! non ci avevo pensato.»
«Sì. Ti ricordi cosa ha detto Harven? Sei la reincarnazione della luce. Puoi evocare il tuo "luminario" per illuminare il cammino.»
Rimasi in silenzio per un momento, ricordando le parole di Harven. Solara. La piccola sfera di luce che dalla notte del ballo, vive nel mio essere, senza nemmeno sapere cosa stessi facendo. "Forse potrebbe funzionare," pensai.
Chiusi gli occhi – non che facesse molta differenza – e cercai dentro di me quella sensazione di calore, quella scintilla che avevo percepito prima. Inspirai profondamente, lasciando che il respiro mi guidasse. E poi lo sentii: una piccola fiamma, timida ma presente, che cresceva piano piano nel mio petto.
Quando aprii gli occhi, Solara era lì. La piccola sfera di luce dorata che fluttuava davanti a me, emanando un bagliore caldo e rassicurante.
La luce si sparse rapidamente, illuminando la caverna intorno a noi. Le pareti erano di roccia grigia e irregolare, coperte da muschio umido che brillava sotto la luce di Solara. Ma la cosa che mi colpì di più fu il volto di Cayden, ora chiaramente visibile a pochi centimetri dal mio.

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The prince of shadows: A light in the dark
FantasyIn un regno sotterraneo dove il destino di ogni individuo è legato alla luce di misteriose creature, Mireya Roskin è una giovane donna che vive nell'ombra, senza poteri e con il sogno di scoprire cosa si nasconde oltre le mura di Eclipsia. Quando vi...