11. 𝔐𝔦𝔯𝔢𝔶𝔞

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Ero sdraiata sul divano di quel nascondiglio, con lo sguardo fisso sul soffitto di legno che, nonostante l'aspetto modesto, aveva qualcosa di rassicurante. Sembrava fatto per proteggere, per nascondere. Era quasi ironico, visto tutto quello che avevo appena scoperto.

La mia mente era un caos. Ogni pensiero che cercavo di mettere da parte si riaffacciava con più forza. Io, la reincarnazione della luce? Una principessa di un regno che non avevo mai visto, e che neanche sapevo esistesse? E Cayden? Anche lui, principe dell'ombra. Era tutto troppo. Troppo grande per me, troppo assurdo per sembrare reale.

Mi alzai lentamente, lasciando che le gambe scendessero dal divano e toccassero il tappeto morbido. I miei occhi caddero su Cayden, che dormiva disteso sul pavimento accanto al divano, avvolto in una coperta di lana. Harven aveva insistito per sistemarci così: io sul divano e lui per terra, probabilmente per mantenerci separati. Aveva detto qualcosa sul non voler "distrazioni inutili". Ma che assurdità, io con quella principessina, ma quando mai.

Non potei fare a meno di fissarlo. La luce soffusa della stanza gli illuminava il viso, rivelando un'espressione che non avevo mai visto prima: rilassata, quasi innocente. Non c'era traccia della sua solita arroganza o del sarcasmo che non mancava mai nei suoi commenti.

Il suo respiro era lento e regolare, e i capelli neri gli ricadevano sul viso in morbide ciocche, incorniciando quei lineamenti che avevo sempre cercato di ignorare. Le sue labbra, rosee e perfettamente delineate, sembravano quasi... morbide. Un richiamo per gli occhi e per le dita.

Mi ritrovai a stringere il bordo del divano, cercando di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscivo. Sentii le guance scaldarsi, un rossore che si faceva sempre più intenso. Ma che diavolo stavo facendo?

Con un gesto improvviso mi coprii il viso con le mani, stringendo gli occhi chiusi. Che sta succedendo, Mireya? Perché lo stai guardando così? Cercai di darmi una spiegazione, ma non c'era niente che avesse senso. Cayden era solo un principe arrogante e presuntuoso, un ragazzo che passava metà del tempo a prendermi in giro e l'altra metà a discutere con me.

Ma, mentre abbassavo le mani, il mio sguardo tornò su di lui. E in quel momento mi accorsi che il mio corpo si stava muovendo prima che potessi fermarlo.

Mi chinai verso di lui.

Il mio respiro era corto, il cuore martellava nel petto come se volesse scappare. Mi ritrovai a sfiorare i suoi capelli con la punta delle dita, senza quasi rendermene conto. Erano morbidi, più di quanto avrei immaginato. Un tocco leggero, quasi impercettibile. Mi fermai per un istante, trattenendo il fiato.

Poi la mia mano scese.

I miei occhi erano incollati al suo viso, seguendo ogni minima curva. La mia mano tremava leggermente mentre scivolava verso le sue labbra. Quando le sfiorai, un brivido mi attraversò il corpo. Erano esattamente come sembravano: vellutate, calde, e incredibilmente invitanti.

Il cuore mi batteva così forte che pensai per un momento che lui potesse sentirlo, persino nel sonno. Ma era immobile, completamente ignaro di ciò che stavo facendo.

Mi ritrovai a sorridere, quasi divertita dalla situazione, e, senza pensarci, bisbigliai: «Sai, sei davvero carino... quando non apri la bocca per parlare.»

E poi accadde.

Un sorriso spuntò sul suo volto. Lento, appena accennato, ma impossibile da non notare. Gli occhi si aprirono, scuri e lucenti, puntati dritti su di me. «Che cosa hai detto, mostriciattolo?» chiese, con un tono malizioso che mi fece gelare il sangue nelle vene. «Non ho sentito bene.»

Sgrano gli occhi, il cuore che mi sale in gola, e il mio corpo reagisce prima della mia mente. Indietreggio di scatto, ma il mio piede scivola lungo il bordo del divano, e in un attimo perdo l'equilibrio.

The prince of shadows: A light in the dark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora