Portammo Harven nella nostra stanza della locanda, una scelta forzata ma necessaria. Era l'unico posto lontano da orecchie indiscrete. La stanza era stretta, il letto singolo già ingombro dai nostri mantelli gettati con noncuranza, e la luce fioca di una lanterna rendeva l'atmosfera ancora più tesa. Harven si sedette su una sedia controvoglia, il suo sguardo duro che mi sfidava apertamente, come se non gli importasse della nostra autorità o delle accuse.
Io, Cayden Storm, figlio del re di Eclipsia, avevo un compito da portare a termine, e non potevo permettermi di fallire. Non stavolta.
In piedi davanti a lui, incrociai le braccia, fissandolo con freddezza. Il silenzio nella stanza era quasi assordante, interrotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso a una parete scrostata. Mireya, accanto a me, sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro.
«Sappiamo chi sei, Harven Drayk,» dissi infine, rompendo il silenzio con una voce bassa e tagliente. «E sappiamo anche perché sei qui. Il re mi ha incaricato personalmente di occuparmi di te.»
Harven alzò un sopracciglio, il suo atteggiamento ostentatamente tranquillo, come se le mie parole non lo riguardassero minimamente. Poi inclinò leggermente la testa, il suo sorriso appena accennato che mi dava sui nervi.
«Accuse pesanti, principe,» rispose con un tono che tradiva una calma studiata. «Ma mi piacerebbe sapere su quali basi siete arrivati a questa... brillante deduzione.»
Stringo la mascella, cercando di contenere l'irritazione che cresceva dentro di me. Questo tipo non si piegherà facilmente.
«Non è mio compito rivelarti le prove che abbiamo,» replicai, facendo un passo avanti, lasciando che la mia figura torreggiasse su di lui. «Il mio compito è portarti davanti al re. Che tu lo voglia o no.»
Harven si sporse leggermente indietro sulla sedia, incrociando le braccia con lo stesso atteggiamento di sfida. I suoi occhi azzurri si inchiodarono nei miei, e per un istante, sentii quasi come se fosse lui a giudicarmi.
«E se non avessi nulla da nascondere?» rispose lentamente, le sue parole come lame affilate. «Non ti sei mai chiesto se le vostre "prove" potrebbero essere sbagliate? Magari il tuo caro padre sta solo cercando un capro espiatorio.»
Quelle parole furono come un pugno nello stomaco. Non potevo permettere che insinuasse dubbi. Non qui. Non davanti a Mireya. Non davanti a lui.
Mi avvicinai di scatto, afferrandolo per il colletto della camicia e tirandolo verso di me. La sua espressione non cambiò: continuava a fissarmi con quello sguardo glaciale, senza paura.
«Non provare mai più a parlare così di mio padre,» sibilai, la mia voce carica di rabbia repressa. «Non hai idea di chi hai di fronte.»
«Oh, ne ho più di quanta tu creda,» ribatté Harven, il suo tono glaciale. «E sai una cosa, principe? Puoi minacciarmi quanto vuoi, ma non ti darò quello che cerchi.»
Ci fissammo per un lungo istante, entrambi incapaci di distogliere lo sguardo. Potevo sentire la sfida nei suoi occhi, come un fuoco che non voleva spegnersi, e sentivo crescere in me la voglia di spezzare quella maschera di sicurezza che portava con tanta disinvoltura.
Poi, all'improvviso, Mireya esplose.
«Adesso basta!» gridò, con una voce così carica di ira che entrambi ci girammo istintivamente verso di lei.
E fu in quel momento che accadde.
Solara apparve.
La luce che irradiava da lei era così intensa che dovetti portare un braccio davanti agli occhi per proteggermi. Anche Harven fu colto alla sprovvista, stringendo gli occhi contro il bagliore accecante. Mireya, invece, sembrava immersa in quella luce, come se fosse parte di lei, come se fosse nata per dominare quella forza straordinaria.

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The prince of shadows: A light in the dark
FantasyIn un regno sotterraneo dove il destino di ogni individuo è legato alla luce di misteriose creature, Mireya Roskin è una giovane donna che vive nell'ombra, senza poteri e con il sogno di scoprire cosa si nasconde oltre le mura di Eclipsia. Quando vi...