7. 𝔪𝔦𝔯𝔢𝔶𝔞

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Vagavo per i corridoi del castello di Eclipsia, la mente divisa tra i pensieri e il desiderio di trovare un po' di pace.

Avevo lasciato Mira a pranzo con Lyria ed Elenna, immerse in un chiacchiericcio incessante e frivolo. Parlare di vestiti, acconciature e chissà cos'altro non faceva per me.

Avevo resistito quanto potevo, ma alla fine, sbuffando, mi ero alzata e me ne ero andata.

Camminavo da sola, i miei passi leggeri che risuonavano appena sul pavimento di marmo.

Questo castello era un labirinto, un intricato intreccio di corridoi e stanze, ma in qualche modo mi affascinava.

Ero certa che ci fosse una biblioteca da qualche parte, e anche se sapevo che c'era una possibilità concreta di perdermi, non mi importava.

Mentre gironzolavo, la mia mente tornava a quei ricordi lontani, a mio padre.

"La magia è non mollare mai," mi ripeteva sempre.

Ero cresciuta con quell'insegnamento inciso nella mente.

Non avevo un luminario allora, solo le mie mani, la mia determinazione e le lezioni di combattimento che mi impartiva con pazienza e rigore.

Per lui era fondamentale che io fossi capace di proteggermi, di non dipendere da nessuno.

Quelle lezioni non erano solo esercizi fisici, erano un modo per ricordarmi chi ero e quanto valessi e grazie a queste lezioni, sono stata capace di fare il culo, a quel principino insolente.

Mentre riflettevo, qualcosa attirò la mia attenzione.

Alla fine del corridoio, una figura esile sfrecciò davanti a me, lasciando una scia di capelli rosso fuoco.

Mi bloccai, sorpresa. Era una bambina, e la riconobbi subito: era la stessa che avevo visto al ballo.

Lei si fermò a metà del corridoio, voltandosi verso di me.

I suoi occhi vivaci mi scrutarono con curiosità prima di avvicinarsi correndo. Quando fu abbastanza vicina, si fermò, fissandomi con un'espressione di meraviglia.

Mi accucciai per essere alla sua altezza.

«Ciao,»

le dissi con un sorriso gentile.

«Sai per caso dove si trova una biblioteca in questo castello?»

La bambina mi guardò per un istante, poi i suoi occhi si illuminarono.

«Tu sei bellissima!»

esclamò, ridendo.

Prima che potessi rispondere, mi prese per mano con la naturalezza di chi si sente già in confidenza e iniziò a trascinarmi lungo il corridoio.

Non potei fare altro che seguirla, sorpresa dalla sua energia contagiosa.

«Aspetta, dove stiamo andando?»

«In biblioteca!»

disse con entusiasmo, senza fermarsi.

Arrivammo finalmente davanti a una porta imponente, decorata con intricate incisioni che raffiguravano pergamene e antichi simboli.

La bambina la aprì con uno scatto e mi fece entrare.

La vista che mi accolse mi tolse il fiato.

La biblioteca era immensa, con scaffali che si innalzavano fino al soffitto, stracolmi di libri di ogni dimensione e colore.

Scale mobili in legno si spostavano da uno scaffale all'altro, e un leggero profumo di carta antica e inchiostro aleggiava nell'aria.

Candelabri sospesi illuminavano la sala con una luce calda e accogliente, e poltrone imbottite erano disposte in angoli strategici per chi desiderava leggere in tranquillità.

The prince of shadows: A light in the dark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora