3. 𝔐𝔦𝔯𝔢𝔶𝔞

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Il viaggio da Auralis a Eclipsia era stato lungo, eppure sembrava essere volato via in un istante.

Seduta nella carrozza, osservavo le luci tremolanti della città di Auralis farsi sempre più lontane.

La caverna che ospitava il crocevia del commercio era avvolta in un bagliore dorato, grazie ai filamenti di cristalli naturali che decoravano il soffitto.

Era una città rumorosa, viva, dove la bottega di famiglia aveva prosperato per anni.

Gli odori delle spezie, il clangore delle monete, le voci che si accavallavano erano tutte cose che mi mancavano già.

Eclipsia, invece, era diversa. Era maestosa, imponente.

La capitale del regno sotterraneo non era fatta per accogliere tutti.

Le case erano incastonate nella roccia come gemme, i ponti sospesi sembravano sfidare le leggi della gravità, e il Castello di Ombrafredda troneggiava al centro della grande caverna, illuminato da cristalli

bioluminescenti che riflettevano una luce argentea. Un luogo che sembrava respirare potere e segreti.

Mira, seduta accanto a me, rompeva il silenzio con il suo entusiasmo, ma io ero troppo persa nei miei pensieri per rispondere.

La carrozza si fermò con un leggero sobbalzo.

«Siamo arrivate,»

annunciò Mira, con un sorriso che sembrava illuminare l'intera caverna.

Scendemmo dalla carrozza, e i miei occhi si posarono subito sul Castello di Ombrafredda.

La sua facciata era un intrico di guglie e torri che si allungavano verso l'alto, come se cercassero di toccare il soffitto della caverna.

Stalattiti ricoperte di cristalli pendevano sopra di noi, riflettendo una luce che sembrava danzare sulla pietra scura del castello.

Mi sentivo piccola, insignificante, di fronte a tanta maestosità.

«Mira,»

dissi, prendendola delicatamente per un braccio.

«È meglio che dissolvi il tuo Lunaris ora. Non è il momento di attirare attenzioni inutili.»

Il mio tono era calmo, ma c'era un'ombra di serietà nei miei occhi.

Mira annuì lentamente, sollevando la mano verso il suo cerchio di luce.

Lunaris fluttuava accanto a lei, emanando una tenue polvere luminosa che si sparpagliava nell'aria.

«Grazie,»

sussurrò al suo luminario.

Poi chiuse gli occhi, concentrandosi sul legame che li univa.

La luce si dissolse dolcemente, lasciando una scia di polvere scintillante.

«Perfetto,»

mormorò Mira, osservando la scena con un leggero sorriso.

«Ora sembro una vera dama.»

Inspirai profondamente, cercando di calmare il battito frenetico del cuore.

Il castello incombeva su di noi, e ogni passo verso le sue porte sembrava più pesante del precedente. Quando finalmente raggiungemmo l'ingresso, mi bloccai.

«Non voglio entrare,»

dissi, la voce più tremante di quanto avrei voluto.

Mira si voltò verso di me, sorpresa.

The prince of shadows: A light in the dark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora